Microsoft perde il primo round contro l’antitrust

Il primo round nella lunga causa fra il Dipartimento Usa di Giustizia e Microsoft si e risolto a favore del primo. Il giudice Thomas Penfield Jackson, infatti, ha giudicato monopolistico il comportamento di Bill Gatese soci. Ma la battaglia e ancora lunga.

Come tutto sommato era prevedibile, il giudice federale Thomas Penfield
Jackson ha dato ragione al Dipartimento Usa di Giustizia (Doj), giudicando
monopolistica la posizione di Microsoft nel settore dei sistemi operativi.
Dalle 207 pagine del documento di giudizio, emerge l’idea di
un’applicazione scorretta di barriere all’ingresso, che sarebbero state
usate per frenare la concorrenza, ma soprattutto avrebbero danneggiato i
consumatori.
Oggetto dello "scandalo" è l’ormai noto bundle fra Windows e Internet
Explorer. Jackson ha riconosciuto che la guerra sui browser che ne è
scaturita ha costretto Netscape a potenziare il proprio Navigator e ha
abbassato i costi finali. "A danno del consumatore – si legge
tuttavia nel rapporto – Microsoft ha fatto molto più che sviluppare
software innovativo, proponendo una serie di azioni volte a proteggere la
barriera applicativa all’ingresso da possibili minacce middleware, inclusi
il Web browser di Netscape e l’implementazione Sun di Java"
. Un esempio
di anno diretto per il consumatore sarebbe il rifiuto da parte di Microsoft
di offrire agli Oem una versione di Windows priva di Explorer, arrivando a
imporre clausole contrattuali che ne impedivano la rimozione. "Questa
azione ha costretto gli Oem a ignorare le preferenze dei consumatori per
Netscape – continua il giudice – o a offrire entrambi i browser,
generando confusione, prestazioni di sistema degradate e minor spazio di
memoria"
. Cosa più grave di tutte, secondo Jackson, è il rapporto di
forze cercato da Microsoft nei rapporti con il resto dell’industria It.
"Il comportamento verso Netscape, Ibm, Compaq, Intel e altri – dice
il testo – ha dimostrato che Microsoft potrebbe usare la propria
prodigiosa forza di mercato e gli immensi profitti solo per bloccare
qualunque azienda intenda creare maggior concorrenza in una delle aree
centrali del business Microsoft. Un simile modo di porsi scoraggia gli
investimenti tesi all’innovazione, con il risultato che questi, pur potendo
rappresentare un beneficio per il consumatore, non si sono mai
concretizzati per il solo motivo che non coincidevano con gli interessi di
Microsoft"
.
Ovviamente opposte le reazioni al pronunciamento. I procuratori generali
Janet Reno e Joel Klein hanno parlato di "grande giorno per i
consumatori"
e del fatto che "nessuna società è al di sopra della
legge"
. Bill Gates e soci, per il momento, hanno mischiato disaccordo
con cautela. "é importante riconoscere che quello odierno è solo un
passo del processo legale in corso",
ha sottolineato il numero uno
della società. In effetti, il documento citato si pronuncia sulle
circostanze "fattuali". Ora sono attese quelle legali, che, tuttavia, non
arriveranno prima del prossimo anno. Lì saranno contenuti anche i rimedi e
a quelli, nel caso, Microsoft potrebbe appellarsi. Il più probabile viene
da tutti giudicato la divisione dell’azienda in due parti, una dedicata al
sistema operativo e l’altra al software applicativo. Ma c’è anche chi
preconizza la creazione di almeno due società "cloni", con possibilità d
i
accesso pieno agli asset legali di Microsoft (soluzione che piacerebbe a
Sun per esempio). Più improbabile, al momento, ma non impossibile, un
accordo fra le parti prima della conclusione del processo.
Gates, comunque non ha mancato di sottolineare come le azioni di Microsoft
siano state corrette e legali e abbiano portato importanti benefici per i
consumatori. Ciò che Jackson ritiene ingiustificato bundling per Gates è
innovazione, ciò che è stato giudicato abuso monopolistico di una posizi
one
di mercato diventa dinamismo competitivo tipicamente americano. Per quanto
riguarda il rapporto con i consumatori, Bill Gates è stato drastico:"Se
si vuole guardare a ciò che è importante per i consumatori, allora guard
ate
al nostro lavoro e a quello dei nostri concorrenti negli ultimi
vent’anni"
. Sola voce alternativa al bianco e nero delle due parti in
causa è stata quella dell’avvocato rappresentate la comunità dell’open
source, Eric Raymond, il quale ha sottolineato che la causa, in sé è
irrilevante, di fronte a minacce più concrete e immediate che attendono
Microsoft, con i prezzi dei pc in calo (che rendono poco giustificate le
alte tariffe di licenza sull’Os), le difficoltà su Windows Ce e su Windows
2000 (continuamente posticipato) e un modello di business che richiede una
continua ascesa di fatturato e utili:"Se il titolo in Borsa smette di
salire, la macchina delle opzioni smette di funzionare, qualche cervello
deciderà di abbandonare e sarà seguito dai dipendenti più bravi", cos
ì
Raymond immagina l’inizio della fine. A tal proposito, alla riapertura di
Wall Street, l’azione Microsoft ha iniziato a perdere circa un 4%, cosa poi
non troppo grave, pur registrando una quantità di scambi circa doppia
rispetto alla norma.

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