Microsoft non riesce a concludere la vicenda delle pratiche monopolisitiche

La decisione di donare 1 miliardo di dollari in prodotti e servizi alle scuole ha suscitato le ire di Apple, mentre i nove stati ancora ostili alla società di Redmond chiedono la pubblicazione del codice di Explorer

Microsoft le sta tentando tutte per trovare un accomodamento alle
controversie legali pubbliche e private che ha in atto negli Usa. L’impegno
profuso per giungere a una soluzione è evidente ma le azioni che avrebbe
intenzione di mettere in atto la società di Bill Gates lasciano spazio ad alcuni
dubbi.


Sul fronte privato, la decisione di donare l’equivalente di 1 miliardo di
dollari in software e servizi a un certo numero di scuole non ha riscosso un
coro di consensi. Su tutte, si è levata la voce di Apple, che ha etichettato
l’azione di Microsoft come un tentativo per entrare nel mercato education che
sinora non l’ha certo vista protagonista negli Stati Uniti. Per questo motivo,
l’azienda guidata da Steve Jobs sta facendo pressione affinché la Corte di
almeno un Distretto obblighi Microsoft a corrispondere il miliardo di dollari
alle scuole in contanti e non sottoforma di prodotti e servizi. Se si offrisse
una scappatoia all’azienda di Redmond, sostiene Apple, sarebbe come consentire
l’ampliamento del monopolio Microsoft anche all’ambiente scolastico.  Ma
non solo, con tutta probabilità, vorrebbe anche dire permettere la fornitura
alle scuole più disagiate di prodotti datati, che potrebbero richiedere a breve
un aggiornamento, il quale, per limitare i costi, porterebbe per forza portare a
scegliere all’interno del listino Microsoft. 


In più, rincara la dose Apple, diffondere ad ampio spettro in ambito
scolastico software e servizi di uno specifico produttore significa tentare di
favorire la standardizzazione in una precisa direzione, limitando le libertà di
scelta dei singoli istituti e impedendo la libera concorrenza.


Se da un parte Steve Jobs e soci spingono affinché Microsoft metta mano al
portafoglio e non al magazzino, dall’altra i nove stati che ancora non hanno
trovato un accordo con la società di Redmond esigono precise garanzie al fine di
scongiurare possibili future pratiche monopolistiche. La proposta che sembra
avere trovato d’accordo tutti i richiedenti è la pubblicazione per 10 anni del
codice sorgente di Internet Explorer e l’integrazione al suo interno del
supporto di Java.


I nove stati propongono anche che la Corte distrettuale della Columbia
imponga a Microsoft di rilasciare una versione di Windows Xp priva del servizio
di instant messaging, del media player e del browser. L’eliminazione di queste
utility, sostengono gli stati ancora ostili al colosso di Redmond, obbligherebbe
Bill Gates e soci a rendere disponibili a ogni Oem che ne facesse richiesta le
versioni alfa e beta del proprio software.


Per il momento Microsoft si è limitata a dire che le richieste dei nove stati
sono un rimedio estremo. E come tali saranno prese in considerazione solo
qualora non fosse alcuna alternativa.


 

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