Mediatore generazionale altro ruolo per il Cio

Tecnologia e cambiamento culturale devono essere allineati per supportare l’evoluzione comunicativa

Generazione di fenomeni, cantavano gli Stadio. E un po’ fenomeni i responsabili dei sistemi informativi lo sono, occupati a gestire la comunicazione e i sistemi che la abilitano, anche nell’ottica di accogliere in azienda un’altra generazione, quella famigerata “Y”, fatta dai nativi di Internet che al tanto decantato (e poco applicato) social networking sono già pronti. Anzi, lo auspicano. Ma per realizzarlo veramente, bisogna abilitare le infrastrutture, rendere omogenee le piattaforme e integrare i device. Oltre a mettere l’accento sulle persone, non sui terminali. Concetti che sono stati al centro di un recente evento di Cisco, all’interno del quale Cio ed Edp manager hanno potuto illustrare il cammino prescelto per favorire la comunicazione, mettendo in luce come l’Ict e gli uomini che la governano in azienda possano contribuire a divulgare la conoscenza, ampliando in questo modo la partecipazione di tutti agli obiettivi d’impresa.

Colmare il gap tecnologico e culturale che vede convivere negli stessi uffici utenti convinti che l’innovazione in tutte le sue forme, Web 2.0 in testa, sia necessaria al fianco di altri che la reputano una perdita di tempo rappresenta, infatti, per i responsabili dei sistemi informativi una sfida e, al contempo, una criticità. «L’abilità sta nell’individuare la via di mezzo, le soluzioni più idonee a far vivere in equilibrio stili di vita e d’impostazione lavorativa differenti – ha esordito Gianfranco Ardissono, Cto di Seat Pagine Gialle -. Non è sempre facile, però, essere incisivi e far comprendere i vantaggi che possono derivare dal corretto uso della tecnologia. Il nostro compito è di effettuare un allineamento costante di esigenze e sistemi per ridurre lo spreco di energie, ottimizzare produttività e tempi, nonché rendere sempre più completa la condivisione». In quest’ottica e ancora per un certo periodo, Ardissono considera l’allineamento di soluzioni per il mobile e VoIp una strada perseguibile.

Da cinque anni la convergenza tra voce, dati e video rappresenta un modo per gestire la conoscenza anche in Brembo. «Serve, sicuramente, un modello di relazione accettabile per la coesistenza di tutti e una cauta somministrazione della tecnologia – ha illustrato Paolo Crovetti, direttore Ict della multinazionale bergamasca -. Sul fronte interno, stiamo lavorando in direzione Web 2.0, anche se qualche prudenza è necessaria, visto che in passato molte aziende sono state scottate da proclami e annunci pubblici, che poi, nella realtà, non sono stati rispettati. Resta inteso che nuove modalità di collaborazione sono fondamentali, ma che intervenire sulle abitudini è difficile».

Se la tecnologia è pronta, dunque, il cambiamento culturale diventa sempre più urgente. Ma c’è chi su una nuova impostazione consuetudinaria può già contarci. È il caso dell’Acquario di Genova che, come descritto dal suo Cio, Filippo Costa, approccia la comunicazione in modo innovativo. «La nostra è una struttura piccola e snella per la quale il contatto con il visitatore è fondamentale. Tramite il blog, ad esempio, possiamo gestire informazioni importanti per realizzare nuovi servizi. Al contempo, con la teleconferenza possiamo effettuare interventi sanitari sugli animali, anche quando lo specialista in materia si trova dall’altra parte del mondo. La creazione di un network di biologi marini diventa, così, un obiettivo raggiungibile». Ed è stato il dipartimento It ad abilitare la tecnologia, a promuovere un Web semantico. Con la medesima capacità di guardare avanti, Costa ha messo l’accento su quello che considera un driver determinante: il green It: «Nel passato, innovazione e tecnologia erano viste come un modo per ridurre i costi e accrescere l’efficienza da considerarsi in senso ampio. Poi, da molti, anche se non ancora da tutti, sono state indicate come leve per migliorare il business. Ora bisogna tenere in considerazione anche la salvaguardia ambientale. Certificazioni, riqualificazione dei data center, building automation devono, quindi, andare in direzione di una maggiore sostenibilità e correttezza verso la società in generale, anche se, pure in quest’ambito, ci vorrà almeno una generazione per recepire l’input e modificare l’impostazione culturale». Un cambiamento che, come sottolineato da Aurelio Mora, It services director di Dhl Express Italy, accresce il lavoro per i responsabili dei sistemi informativi: «L’innovazione richiede velocità, aspetto che nelle grosse aziende può rappresentare un vincolo. Lo sforzo diventa, quindi, quello di sviluppare un’attitudine mentale, in noi stessi prima di tutto. Scriviamo e riceviamo quotidianamente decine di mail, molte inutili, mentre la generazione Y, ne ridurrebbe sicuramente il numero». Immersi nell’economia della conoscenza, con una comunicazione ridondante, velocità, interconnessione e immaterialità rappresentano fattori fondamentali. Un quadro che richiede al Cio di essere “antenna” della propria azienda, capace di percepire le diversità e di selezionare al meglio le tecnologie per gestire questo periodo di trasformazione.

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