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MacBook Pro 14″ e 16″: tre cose che ci piacciono e tre no dei nuovi modelli

Apple ha da poco aggiornato la sua linea di Mac portatili professionali MacBook Pro 14″ e 16″, con nuovi modelli che introducono come novità principale i potenti chip M2 Pro e M2 Max.

L’atteso upgrade ha riportato i notebook top di gamma di Apple nella loro posizione naturale di macchine dotate della tecnologia più avanzata, per quel che riguarda i portatili della società di Cupertino.

Si tratta comunque, a nostro avviso, di un aggiornamento incrementale, più che trasformativo: se fosse stato un software, probabilmente da salto di numero decimale.

Niente di assolutamente rivoluzionario, da far impallidire e rendere oltremodo obsoleti i precedenti; ma con miglioramenti significativi e mirati, tali da soddisfare senza dubbio chi con il Mac ci lavora quotidianamente.

Come per ogni nuova macchina, ci sono inevitabilmente le novità che entusiasmano, quelle che sono utili e benvenute, e anche le aspettative e i desideri che non si sono concretizzati.

Vediamo dunque tre cose che ci piacciono, e tre che ci convincono meno, dei nuovi modelli di MacBook Pro 14″ e 16″ presentati di recente da Apple.

Le tre cose che ci piacciono dei nuovi MacBook Pro

Ma, prima, due dovute premesse. La prima è che le nostre considerazioni si basano al momento solo sulle specifiche tecniche e le informazioni fornite da Apple. Per una valutazione più puntuale dei nuovi MacBook Pro non si può che attendere le prove sul campo e i benchmark in un ventaglio di attività.

Secondo: la valutazione di un computer è strettamente connessa al campo di utilizzo in cui verrà impiegato. Possono esserci dei singoli miglioramenti in grado di fare la differenza in specifici settori professionali, tali da giustificare da soli la scelta di un modello piuttosto di un altro.

Apple

Detto questo, vediamo cosa ci è piaciuto e cosa no.

Cosa ci piace dei nuovi MacBook Pro 14″ e 16″

Efficienza energetica

Naturalmente i nuovi chip M2 Pro e M2 Max sono la portata principale di questo nuovo menu targato Apple. Erano attesi, e hanno portato incrementi di prestazioni – più o meno marcati a seconda dei task e delle applicazioni – rispetto alla generazione M1. Anche in questo caso, la differenza è evolutiva, non rivoluzionaria: in fondo non si tratta del chip con una nuova tecnologia hardware (non è un ipotetico M3), bensì della versione potenziata dell’attuale generazione M2.

Ma è ancor più positivo che i nuovi chip abbiano portato più potenza abilitando, al tempo stesso, anche un miglioramento misurabile (sempre, ribadiamo, in base alle specifiche dichiarate da Apple) sul versante dell’autonomia dei nuovi MacBook Pro 14″ e 16″.

La batteria da 70 wattora del MacBook Pro 14”, dichiara Apple, dura fino a 18 ore in riproduzione di film nell’app Apple TV e fino a 12 ore di navigazione web in wireless.

Per il MacBook Pro 16” con la sua batteria da 100 wattora, Apple dichiara fino a 22 ore di riproduzione film nell’app Apple TV e fino a 15 ore di navigazione web in wireless: davvero non male, per una macchina al top anche nelle prestazioni.

Interfacce aggiornate

Nelle porte non ci sono differenze, ma troviamo novità negli standard delle interfacce. Innanzitutto il supporto wireless è ora Wi‑Fi 6E (802.11ax) e Bluetooth 5.3: oltre alle caratteristiche e alle prestazioni delle nuove versioni, l’aggiornamento contribuisce anche ad allungare la vita operativa utile dei MacBook Pro prima della obsolescenza tecnologica.

Inoltre, Apple non lo dichiara ufficialmente nelle specifiche, ma la porta HDMI dovrebbe essere 2.1: le caratteristiche tecniche dei nuovi MacBook Pro 14″ e 16″ indicano esplicitamente il supporto per un monitor esterno con risoluzione 8K a 60Hz oppure con risoluzione 4K a 240Hz via HDMI. E che la porta HDMI fornisce il supporto per l’uscita audio multicanale. Queste sono caratteristiche che possono risultare importanti in determinati ambiti.

Si alza il limite della memoria

Con i modelli precedenti, era possibile configurare i MacBook Pro al massimo con 64 GB di memoria unificata. Per i nuovi MacBook Pro si può arrivare fino a 96 GB di memoria unificata. Anche questo è un aspetto che può fare la differenza in alcuni settori.

Però – e questo punto prepara il passaggio alla prossima sezione – si possono ottenere i 96 GB di memoria unificata solo con il chip M2 Max con GPU 38‑core, e il costo complessivo di una tale opzione di configurazione è consistente.

Prima di passare a cosa non ci piace, è anche giusto sottolineare che ci sono alcuni aspetti non citati (primo tra tutti l’ottimo display) che non abbiamo preso in considerazione semplicemente perché non sono delle novità dell’ultima versione, ma che comunque mantengono un elevato livello di apprezzamento.

Cosa non ci piace dei nuovi MacBook Pro 14″ e 16″

Costi delle opzioni di espansione

Comprendiamo che, dal punto di vista di Apple e anche per molti versi da quello degli utenti finali, le prestazioni della piattaforma hardware beneficiano anche della forte integrazione dei componenti, a partire dal SoC. Capiamo dunque che la memoria unificata non sia accessibile né espandibile dall’utente (un po’ meno perché non possa esserlo l’archiviazione SSD).

Né ci appassiona più di tanto l’eterno dibattito sui prezzi di vendita dei Mac rispetto ai pc (soprattutto in questa fase complicata del mercato): a maggior ragione nelle configurazioni più avanzate, si tratta in ogni caso di macchine tipicamente professionali, e le aziende e i professionisti sono perfettamente in grado di stabilire se l’investimento è adeguato o meno, in relazione al flusso di lavoro.

Tuttavia, i prezzi di alcune opzioni di upgrade delle configurazioni predefinite ancora ci lasciano perplessi. Facciamo un esempio: il modello MacBook Pro 16” nella configurazione con chip Apple M2 Max con CPU 12-core e GPU 38-core, 32 GB di memoria unificata, archiviazione SSD da 1 TB, costa la già importante cifra di 4.249 euro.

Se volessimo portarlo, nemmeno al massimo, ma almeno a 64 GB (+ 460 euro) e SSD da 2 TB (+ 460 euro), dovremmo aggiungere 920 euro per arrivare a un totale di 5.169 euro. La versione potenziata al massimo, con 96 GB di memoria unificata e unità SSD da 8 TB, costa 7.699 euro.

Va bene, si tratta di un super-MacBook Pro super-accessoriato. Allora prendiamo il MacBook Pro 14″ di base, con chip Apple M2 Pro, che costa 2.499 euro: il passaggio a 32 GB di memoria unificata costa ulteriori 460 euro; l’upgrade a un SSD da 1 TB (la configurazione predefinita è di 512 GB) costa 230 euro in più e a quello da 2 TB ben 690 euro in più.

Considerando che l’utente può espandere le configurazioni predefinite solo mediante le opzioni di personalizzazione di Apple stessa, sarebbe un sollievo poter disporre di scalini di upgrade più accessibili.

Face ID

Anche i nuovi MacBook Pro 14 e 16 pollici integrano Touch ID, che può essere usato per sbloccare il Mac con l’impronta digitale (ed eseguire altre operazioni di autorizzazione).

Nonostante il fatto che il sistema di riconoscimento facciale Face ID di Apple sia da molto tempo disponibile su iPhone e iPad, e l’ampia diffusione anche del riconoscimento del volto Windows Hello sui notebook, Face ID ancora non è approdato sui MacBook Pro.

Apple evidentemente lo ritiene meno essenziale sul Mac, rispetto ai dispositivi mobili. È una mancanza che non ci sembra un “contro” di particolare peso: si nota più che altro perché in parziale controtendenza con il resto dell’industria del settore. Ma, a questo, Apple ci ha da sempre abituati.

Nessuna novità nel design

Intendiamoci: non c’è niente che non vada nel design dei MacBook Pro 14″ e 16″: risulta ancora elegante, gradevole ed efficace, ma sta gradualmente (e inevitabilmente) perdendo un po’ di “freschezza”.

D’altro canto, sarebbe comprensibile se Apple conservasse il redesign per un upgrade più profondo, magari in concomitanza con l’arrivo dei chip M3.

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