Ma quante sono le start-up italiane?

Nessuno si azzarda a fare una valutazione sensata. Certo dipende dalla definizione: la nostra osservazione dice cinquemila idee, ventimila persone. Dite la vostra.

Quante sono le start-up in Italia? La domanda può sembrare strana, ma a noi è sempre sembrata l’unica base realistica per fare un discorso di sistema.
La prima iniziativa chiara e comunicativa fu di Gianluca Dettori e della sua Dpixel, che -per non andare troppo indietro nel tempo- al Whymca di Cremona, nel 2009, dichiarò di aver ricevuto 375 proposte di finanziamento. Quelle finanziabili stavano nelle dita di una mano, ma questo è un altro discorso.

Poi arrivò Working Capital, in quella operazione che divenne la sua carica dei Mille, che poi son diventati duemila ed oltre, ma pensate per un’ottica di promozione più che di business. Oggi Telecom Italia ha preso la via maestra della creazione di valore e a giorni (il 13 novembre) presenterà a Roma i finalisti del suo WC Accelerator, un programma di seed che ha coinvolto mille partecipazioni in quattro mesi.
Sulla scorta di WC anche altri si sono lanciati in iniziative con gran componente promozionale. Molto ampia la chiamata alle armi di Wind Business Factor, che via via è giunta ad una selezione plausibile. Siamo in attesa che si formalizzino proposte e risultati di grande respiro, sempre provenienti da compagnie telefoniche, come Vodafone Xone o da altri operatori che sono lì lì per entrare nell’agone del riflettore.


Poche per decreto

Se guardiamo il documento Restart Italia scopriamo che non è stata fatta nessuna valutazione pubblica del numero di possibili interlocutori. Magari l’avranno fatta internamente: certo è che la definizione di start-up fatta da Passera, che si rivolge a proposte già piuttosto elaborate, oggi sembra dar spazio a poche centinaia di iniziative. La Directory delle Startup potrebbe aiutare a fare chiarezza, ma nel tempo e non da oggi.
Più recentemente, infatti, altre iniziative hanno cercato di definire una start-up in modo più ampio, quindi censendo il loro numero. Secondo Dario Giudici, cofondatore di Siamo Soci, le iniziative pronte a farsi finanziare sono oggi circa 1.500, il doppio di quelle che in un anno hanno fatto richiesta di adesione alla sua piattaforma dedicata. Dario ritiene inoltre che nel 2013 il numero di nuove start-up (non sempre di nuove persone) sarà di circa 800.


Cinquemila startup

E qui veniamo al numero di persone. Secondo una nostra recente valutazione, espressa in un hangout con imprenditori e vere startup, in Italia ci sono circa ventimila persone che a vario titolo fanno parte di una start-up; ipotizzando una media di 4-5 soci escono fuori 4-5 mila start-up; con una piccola percentuale di persone che operano su più start-up, riteniamo il numero finale molto prossimo proprio a 5 mila.
Questa nostra valutazione è stata criticata anche nell’hangout in questione. E’ però ragionevole pensare che abbiano chiesto di aderire a Siamo Soci il 30% più avanzato delle proposte; o che se mille idee hanno richiesto un grant a Telecom, il totale delle idee sia sensibilmente superiore.
In quell’hang-out, l’unico a darci piena ragione è stato Cosimo Palmisano, che proprio dal Working Capital del 2010 è partito per ottenere con la sua Ecce Customer/Decysion “il più grosso round di venture capital su una startup Italiana da parte di un investitore americano negli ultimi 10 anni”, nelle parole proprio di Gianluca Dettori. A lui rinnoviamo i nostri auguri; agli altri ricordiamo che gli exploit esistono, ma non fanno sistema: non pensate al nuovo Facebook, pensate a come creare un business che fattura.

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