L’utente ha detto “sì”

Il tema è quello dell’open source e di come i clienti italiani vivono la sua implementazione A partire dall’accettazione (variabile anche psicologica) di chi utilizza questi strumenti

Cambiare. Necessario è! Lo slogan contempla la quintessenza delle tecnologie generalmente portatrici di cambiamento. Peccato che tra il dire e il fare c’è di mezzo “l’accettazione degli utilizzatori”. Che nel caso delle implementazioni in area open source non è mai banale: spesso, anzi, i timori superano le aspettative.
Lo evidenzia bene anche un recente rapporto firmato da Salvatore Zappalà e Fabio Massei della facoltà di Psicologia di Cesena e dell’Università di Bologna. Il documento ci giunge non per caso, ma perché è stato elaborato anche con il contributo di Maurizio Berti e Davide Dozza della Yacme, realtà di canale specializzata proprio in ambiente “open”. Prima ancora di dare la parola agli utenti finali che hanno vissuto sulla propria pelle l’implementazione di un applicativo open (vedi pagine successive), abbiamo voluto proporre alcuni “suggerimenti” che questi addetti ai lavori consigliano di seguire per “svelare” piccoli trucchi che potrebbero aiutare il lettore a “vendere meglio”.

Interessante notare che per quanto riguarda le variabili che misurano i processi organizzativi è stato rilevato che il nuovo sistema è accettato positivamente “tanto più si ritiene che in generale i colleghi apprezzino il cambiamento e tanto più ci si sente supportati dai funzionari e quadri intermedi”. L’atteggiamento positivo verso una nuova tecnologia pare essere influenzato più dalla percezione della facilità d’uso che dalla percezione della sua utilità.
Quindi, questo sembra essere un buon tema di trattativa (magari di secondo livello): “cambiare perché è più facile lavorare”. Ma il documento preso in esame suggerisce un altro passaggio interessante: ovvero “utilizzare il lasso di tempo che intercorre dalla decisione di intraprendere un cambiamento alla sua effettiva implementazione realizzando quegli interventi che possono creare un clima favorevole all’innovazione”. Infine, converrebbe dare un senso di continuità alle percezioni degli utenti. In altre parole mantenere alta l’analisi delle reazioni e la stabilità delle prestazioni dei lavoratori. Un modo per “rimanere in azienda” e magari suggerire altre soluzioni.

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