Così i clienti vivono l’open source

Diamo la parola agli utenti finali per capire che cosa hanno implementato e perché hanno scelto la strada dell’open source con annessi e connessi

Loro hanno vissuto in prima persona un’implementazione “aperta”. E a proposito rilevano vari pro e qualche contro.

Tutta questione di partner


«Le soluzioni open source sono decisamente più mature rispetto a una volta. Anche se ritengo più opportuno introdurre soluzioni di questo tipo in aree per noi innovative, come l’e-learning, la business intelligence, il Crm, gli strumenti di configuration management o la gestione dei requisiti software. Va, però, sottolineato che nella valutazione delle offerte occorre spostare l’attenzione dai costi delle singole licenze ai servizi. Nel caso dell’open source, infatti, le soluzioni sono più complesse da gestire e più onerose in termini di supporto e consulenza. Fondamentale, quindi, è riuscire a selezionare partner dalle forti competenze».
Claudio Cassarino, dirigente sistemi informativi di Atm

Se ci fossero le applicazioni…


«In una media realtà come la nostra, realizzare un’architettura tutta open source rappresenta una soluzione poco plausibile, in particolare nel nostro settore, dal momento che molte applicazioni farmaceutiche sono sviluppate in ambiente .Net. E nella scala degli investimenti It, prioritari sono la migrazione dell’infrastruttura di gruppo da Notes/Domino a Microsoft Exchange per la posta elettronica e quella dell’infrastruttura intranet/collaboration a SharePoint Portal & Services, oltre all’adozione di Office 2003. Fa parte dei prossimi investimenti tecnologici anche il completamento dell’implementazione di Sap con la dismissione dei processi nell’ambito di produzione, contabilità industriale e manutenzione industriale, oggi gestiti su mainframe».
Marco Maioli, responsabile Ict di Bracco

Mi va bene per le infrastrutture


«A oggi ritengo non esistano soluzioni open source consolidate sul mercato per l’automazione dei servizi che proponiamo alla nostra clientela. Diverso è se consideriamo le tecnologie open source per le infrastrutture: in tale ambito di applicazione abbiamo alcuni sistemi open source, in aree comunque molto circoscritte. Quindi, oltre alla disponibilità di soluzioni applicative a costi competitivi, a spingerci verso l’implementazione di tecnologie aperte potrebbe essere solo una drastica semplificazione delle problematiche di gestione. Oggi, comunque, per noi sono decisamente prioritari altri progetti tecnologici, come l’integrazione delle reti dati e fonia, tramite la migrazione su protocolli VoIp, che abbiamo già in via di realizzazione».
Alberto Boccaccio,
direttore organizzazione It
e operations
di Banca Euromobiliare

Comune di Parma: professionalità costose
«Da diversi anni usiamo alcuni prodotti open source a livello infrastrutturale e di sistema operativo per il mail server, i security firewall, i tool di system management e i Web server e come produttività individuale, anche se in via del tutto sperimentale, i componenti dei Servizi informatici usano OpenOffice. Unico neo, in base alla nostra esperienza, è che le professionalità altamente specializzate sono costose e difficili da reperire e questo elemento rappresenta un’importante criticità da tenere in conto».
Paolo Fontechiari, responsabile Ict
Comune di Parma

In cerca di
più competenze


«Individuare sul mercato un partner forte che ci possa far aprire completamente all’open source sarebbe la soluzione adatta, ma più volte abbiamo avuto modo di riscontrare carenza di professionalità nell’offerta dei servizi a valore aggiunto. Attualmente, quello che stiamo facendo per ovviare a queste criticità è collaborare con altre aziende nello sharing delle competenze maturate, in modo da acculturarci prima di compiere il grande passo».
Paolo Torelli, responsabile sistemi informativi Fiditalia

(Segnaliamo al lettore che altri commenti in tema sono rintracciabili su Linea Edp n. 25/26)

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