Linux e gli altri

Al Linux World di Boston si filosofeggia su futuro e primati della tecnologia.

Spazio al dibattito e alle opinioni su tutto quanto ruota attorno al “pinguino” in quel di Boston, teatro del LinuxWorld.

Le cronache riportano di un’interessante presa di posizione da parte di Dell, per bocca del suo Cto (Chief technology officer), Kevin Kettler, che ha individuato nel connubio Linux-virtualizzation un elemento sbloccante per tutta l’industria.

Con la virtualizzazione (che è concetto non nuovo) su Linux, secondo Kettler si può proporre un modello di fruizione tecnologia diverso, slegato dai tradizionali legami sistema-piattaforma. E questo vale ancora di più, in termini di capacità elaborative che un’azienda media ha a disposizione, se si pensa al futuro proliferare di processori multicore.

In altre sale (dove, pare, un server abbia preso fuoco, riscaldando ulteriormente l’ambiente) la platea si è accalorata sul tema: quale stack middleware è meglio per Linux. I pretendenti, con relativi patrocinatori erano J2Ee, Lamp o .Net.

Sostenitore di Java è stato JBoss. Strenuo e sintetico il direttore dello sviluppo: Java è il massimo, Php fa schifo (“sucks” il termine che avrebbe usato) e .Net non scala.

ActiveGrid ha portato in auge Lamp (Linux Apache MySql Php), definendolo il vero tessuto connettivo del Web.

A difendere con pacatezza le sorti di .Net c’era il fondatore del progetto Mono (di Novell), ovvero l’implementazione open del framework di Microsoft, Miguel de Icaza, che si è soffermato sul concetto di framework, definendolo uno stile di vita, e, come tale, non ne esiste uno universalmente valido.

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