Linux 2.6 si avvicina

Un orgoglioso Torvalds presenta il prodotto di anni di sforzi, anche personali. Il prossimo kernel animerà un Os in grado di interpretare le esigenze dei fruitori di sistemi multiprocessore, tipicamente le aziende con grandi applicazioni mission critical. E, comunque, il lavoro non è finito.

18 dicembre 2003

Si avvicina a grandi falcate il momento di Linux 2.6. Lo testimonia la voglia di parlare del nuovo kernel che ha l’eterno protagonista dello scenario open source: Linus Torvalds.


In una nota inviata a tutti gli operatori coinvolti nello sviluppo e nel deployment del kernel, il finlandese ha espresso i sensi della più grande soddisfazione per la risoluzione di tutti quei problemi che, in passato, hanno ostato l’applicazione dell’Os ad ambiti di multiprocessing, ovvero, al classico terreno di Unix.


Torvalds ha anche detto di sentirsi a metà dell’opera (per quanto, questa è una situazione tipica dello sviluppo di Linux, scritta nel genoma dell’Os), ma è anche convinto che il lavoro, in parte svolto personalmente (massì, un po’ di autostima non guasta) abbia portato nella direzione giusta.


Ombre ancora ve ne sono, specie, parola di Linus, sul fronte di alcune interruzioni di funzionamento degli hard drive in sistemi con 16 o 32 Cpu.


La sostanza è che la versione 2.6 sarà il maggiore upgrade dell’Os dopo la “mitica” 2.4 (di quasi 3 anni fa), che segnò una pietra miliare nello sviluppo del mercato di Linux, con l’approdo definitivo in azienda.


Andrew Morton, che può definirsi il “capoprogetto” dello sviluppo del kernel 2.6, evidenzia le capacità di girare su sistemi multiprocessore in carico a utenti di altissimo profilo, quali le banche, le borse, i grandi sistemi di comunicazione.


Il nuovo Linux avrà anche la capacità di utilizzare file system più estesi, eliminando il limite di 2,4 Tb che ha caratterizzato la versione precedente.


Probabilmente ciò avviene a scapito della comunicazione con la memoria, che scende da 32 Gb a 24 Gb (ma, ancora, e Torvalds lo ha ricordato, il lavoro non è finito).


Ottima, pare, la monitorizzazione degli eventi, che sale da 100 a 1.000 per secondo.


Su tutto, comunque, Linux 2.6 vuole più memoria che in passato. Del resto, ai sistemi su cui è deputato girare, questa non dovrebbe mancare.


Per quanto riguarda la commercializzazione del kernel da parte dei classici distributori, Red Hat e SuSe (pardon, Novell) hanno idee differenti.


La società di Raleigh ha espresso l’intenzione di incorporare Linux 2.6 in Red Hat Enterprise Linux 4, solo nel 2005 (non va dimenticato che la “semplice” distribuzione è stata lasciata in carico alla comunità del progetto Fedora).


SuSe, invece, non intende aspettare troppo, e potrebbe uscire con Linux 2.6 anche prima del rilascio di SuSe Linux Enterprise Server 9, atteso per la prossima estate.

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