L’impegno di Microsoft verso l’open source

La casa di Redmond, per facilitare l’interoperabilità tra le varie piattaforme di sistemi, ha attivato una proficua collaborazione con i player dell’Os libero

Da qualche anno Microsoft ha cambiato decisamente atteggiamento nei confronti dell’open source, adottando un approccio più pragmatico e costruttivo, come ci ha spiegato Pier Paolo Boccadamo, direttore della strategia di Piattaforma di Microsoft in Italia. «Quando abbiamo deciso di analizzare l’open source, siamo partiti con il cercare di valutare, a livello generale, quali sono le caratteristiche di questo mondo e la realtà del mercato. Abbiamo, quindi, studiato il modello di sviluppo e di innovazione, il modello di licenza e di distribuzione, per capire che cosa rappresentava per le aziende e come lo stavano usando. Questa focalizzazione ha portato alla costituzione di un gruppo interno, di cui anch’io faccio parte, che ha avuto la responsabilità di comprendere il fenomeno e di spiegarne le caratteristiche ai nostri executive e ai gruppi di prodotto, per iniziare ad attivare una serie di aggiornamenti e strategie in modo da non vedere l’open source come un’antitesi. Infatti, nascendo prima di tutto come un modello cooperativo di sviluppo, l’open source ha logiche che peraltro appartengono anche a Microsoft, per cui abbiamo cercato di capire quanto poteva essere utile partecipare alle community e ai progetti open source, con l’impegno di analizzare quali erano le esigenze del cliente, le cui scelte di solito sono baste sul paradigma costi/benefici/rischi, e come si doveva innovare».

La situazione attuale, secondo analisi fatte da Idc e Gartner, evidenzia che per esempio in ambito server, i due sistemi operativi che ormai prevalgono sono Windows e Linux, che in buona parte ha sostituito Unix. Per cui i clienti, come ha ricordato il manager, hanno fatto presente a Microsoft che per loro era un problema dover gestire gruppi di competenze separate come pure strumenti di amministrazione, gestione e monitoraggio separati, e non volevano avere barriere nella fruizione delle informazioni, che sono all’interno dei diversi ambienti. «In definitiva, ci hanno messo davanti al problema dell’interoperabilità, che doveva essere risolto da noi vendor».

Quindi è stata proprio l’esigenza del cliente che ha guidato l’assunzione di responsabilità non solo da parte di Microsoft ma di tutti gli attori coinvolti, tra i quali Novell. Infatti, quest’ultima società, che tutt’oggi ha una forte componente di vendita software, con l’acquisizione di Suse ha sposato la causa Linux, per cui anche a lei i clienti facevano presente le stesse cose che dicevano a Microsoft. Nel frattempo, la casa di Redmond «ha assunto l’interoperabilità come un elemento centrale nello sviluppo di tutti i prodotti e ha deciso di creare un primo grande ponte verso il mondo open source, siglando un accordo con Novell – ha proseguito il manager -. L’impegno reciproco è andato nella direzione, innanzitutto, di raggiungere una serie di intese sul tema della proprietà intellettuale, un problema che comunque non è da poco. Infatti, se per esempio, una società come Microsoft reputa, rispetto a un altro attore di mercato come può essere Novell, che alcune componenti software open source che quest’ultima mette in commercio sono praticamente simili alle sue, se Novell non avesse già riconosciuto a Microsoft i diritti su queste componenti, per la legge italiana un pretore potrebbe disporre che anche il cliente che usa il software contestato debba interromperne l’utilizzo fino a che le parti non si sono accordate. Oggi, questo problema è tenuto in conto dagli uffici legali delle grandi aziende, per cui con Novell siamo riusciti a risolvere la questione in quanto ci siamo accordati di non agire per vie legali nei confronti dei clienti che utilizzano le reciproche tecnologie». Ma l’aspetto più interessante e impegnativo è stato quello di risolvere i problemi dell’interoperabilità, che vanno a toccare le metriche cui un cliente è più sensibile, in quanto incide sulle competenze e sulle risorse. Microsoft e Novell, quindi, si sono focalizzate su esigenze che sono attuali in ambito tecnologico, come la virtualizzazione: infatti le piattaforme server di Microsoft possono virtualizzare i server Linux e viceversa, sviluppando insieme delle componenti, basate sugli standard, in grado di interoperare tra loro. «Prima di questo accordo, un cliente non era sicuro di poterlo fare» ha osservato Boccadamo.

In sintesi, quindi, oggi Microsoft considera l’open source una realtà di mercato ed è impegnata con le comunità open source più importanti, per cui è normale che si ponga il problema dell’interoperabilità con altre piattaforme, «in quanto non vuole precludersi la possibilità di avere soluzioni software sviluppate da aziende o comunità con un modello di licenza pur open source, che però girino sulle nostre piattaforme, venendone valorizzate – ha spiegato Boccadamo -. Per fare un esempio, nel mondo oltre il 30% delle soluzioni Web sono sviluppate con il linguaggio Php, usato prevalentemente per la piattaforma Linux. In realtà, abbiamo scoperto che lo sviluppo, nell’85% dei casi, veniva fatto su piattaforma Microsoft e poi veniva messo in produzione su server Linux. Per cui abbiamo voluto cogliere l’opportunità, tant’è che Windows Server 2008 è uscito con delle caratteristiche che permettono a chi ha Php di avere le migliori performance e la sicurezza che le soluzioni Web di tipo aziendale richiedono. Oggi abbiamo accordi con Apache Foundation, una delle soluzioni più diffuse al mondo per la gestione di server Web, affinché funzioni bene e interoperi con la nostra tecnologia, abbiamo accordi con tanti altri attori del mondo open source, community e commerciali e, pur continuando a essere una società che vive di software, la nostra strategia è di migliorare l’innovazione e l’interoperabilità con la collaborazione di altre aziende».

E con un player di spicco come Red Hat, quali sono oggi i rapporti? «Red Hat – ha risposto il manager – è stata l’azienda che ha dimostrato per più tempo la non volontà di interagire con noi. Ora sul tema virtualizzazione abbiamo fatto un primo livello di accordo, che non è così sofisticato come quello con Novell, ma che rappresenta un passo nella volontà di testare e studiare le reciproche tecnologie».

Microsoft, tuttavia, ha deciso di rilasciare al mercato alcune componenti software con licenza open source, in quanto ci sono delle tecnologie di così largo uso che non rappresentano un vero e proprio prodotto ma abilitano esperienze o la creazione di altri prodotti. «Per fare un esempio banale – ha citato Boccadamo -un programma di installazione di altri programmi non è di per sé un vero e proprio prodotto, per cui abbiamo ceduto questa tecnologia e l’abbiamo messa sul nostro portale Codeplex che contiene tutti i progetti open».

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