L’efficienza energetica passa anche dal green It

È possibile ridurre l’impatto ambientale e i crescenti costi operativi dell’Ict adottando tecnologie e comportamenti attenti al risparmio. Se ne è discusso presso la Idc Green It Conference 2008

I sistemi It sarebbero responsabili del 2% delle emissioni totali di CO2, quantità non da poco se si pensa che è la stessa prodotta dal traffico aereo. La motivazione della tutela ambientale, dunque, basterebbe da sola a giustificare pratiche di contenimento del consumo energetico in ambito informatico. Ma al di là dell’attitudine ecologista, di questi tempi i costi delle bollette elettriche balzano in cima alla lista delle priorità da affrontare per le aziende di ogni dimensione.
A questi due differenti lati della stessa medaglia si rivolgono gli sforzi che ruotano attorno al Green It, concetto che contempla la progettazione, la produzione, l’utilizzo e il riciclo delle risorse informatiche nel rispetto dei criteri ambientali. Del tema, ormai da qualche tempo al centro delle strategie della maggior parte dei produttori Ict, si è discusso a Milano presso la Green It Conference 2008 organizzata da Idc.
Una ricerca condotta dalla società di consulenza a livello internazionale, su un campione di 292 realtà, evidenzia che la metà degli intervistati considera molto importante ridurre l’impatto ambientale della propria azienda, anche se c’è un 30% che la pensa diversamente. Per il 45% del campione, inoltre, l’It ha un ruolo rilevante nel raggiungimento di tale obiettivo e, in parallelo, in un caso su tre chi ha risposto ritiene importante il fatto che i fornitori It abbiano un’offerta “green”. Il fattore fondamentale che spinge verso il green It, tuttavia, non è l’ambiente ma la riduzione dei costi operativi.

Un insieme di elementi su cui agire
I consumi elettrici dei sistemi It sono diventati considerevoli, nonostante nel tempo l’efficienza energetica sia incrementata notevolmente, dato che nel frattempo è aumentata moltissimo la domanda di elaborazione. C’è da aggiungere che attualmente l’età media dei data center è di 12 anni e che quindi la maggior parte delle strutture hardware non ha le caratteristiche di risparmio energetico offerte dalle ultime tecnologie.
Sempre Idc valuta che in 10 anni la spesa per l’alimentazione e il raffreddamento dei data center sia più che raddoppiata: attualmente per un dollaro speso in hardware, quasi 50 centesimi sono sborsati per l’energia. Si pensi, solo per fare qualche esempio, che un pc domestico da solo consuma circa 200 Watt, mentre un data center di medie dimensioni arriva a divorare circa 250 KW, più o meno come un quartiere.
Secondo i dati forniti dal Politecnico di Milano, il 40% dell’energia consumata dalle apparecchiature It è destinato ai sistemi di raffreddamento e agli Ups (i gruppi di continuità), un altro 42% è utilizzato da componenti come ventole, dischi, adattatori, memorie e solo il restante 18% dalle funzioni di calcolo.
Per migliorare l’efficienza energetica bisogna dunque agire su più livelli. In gioco vi sono il microprocessore, il server con le sue componenti ausiliare, l’architettura di sistema (dove la pratica della virtualizzazione può fare molto) e l’infrastruttura di alimentazione e raffreddamento: tutti elementi “fisici”, questi, che da tempo sono oggetto di ricerca e progettazione da parte dei produttori. Ma vi sono alche altri fattori in genere poco considerati e che, invece, hanno un impatto importante: le applicazioni che, con la propria complessità, costringono la macchina a svolgere operazioni inutili e la qualità dei dati. Il dipartimento di Elettronica e Informazione del Politecnico del capoluogo lombardo sta affrontando la tematica dell’efficienza energetica nell’It proprio sul fronte della qualità del software, che negli ultimi anni sembra essere peggiorata.

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