Home Aziende Asus Lavoro da remoto: l’indagine di Asus Business sui dipendenti in Italia

Lavoro da remoto: l’indagine di Asus Business sui dipendenti in Italia

Come afferma Asus Business, quello del lavoro da remoto è un argomento che ha causato non poche trasformazioni nel mondo del lavoro. A seguito della riapertura dei Paesi post pandemia, infatti, sono molte le aziende che hanno voluto rivedere le loro policy di presenza in ufficio per i dipendenti, così da migliorare il loro stato di salute e benessere. Ad oggi, infatti, lo smart working è visto come un vero e proprio benefit per chi sta cercando una nuova azienda con la quale collaborare, e con l’introduzione da parte di alcuni big player della settimana lavorativa da 4 giorni, l’attenzione all’equilibrio fra vita personale e professionale è un pilastro fondamentale a cui molti talenti non vogliono rinunciare.

Ma cosa pensano gli italiani della propria attuale situazione lavorativa, con e senza smart working? Cos’è cambiato rispetto al 2019, in termini di benessere, livello di stress, organizzazione del proprio tempo e supporto da parte delle aziende? ASUS Business ha voluto indagare tutto questo tramite un osservatorio che ha coinvolto i dipendenti di aziende di diversi settori in Italia. I risultati hanno messo in evidenza un interessante quadro della situazione lavorativa italiana al giorno d’oggi.

Vantaggi economici e professionali del lavoro da remoto

Lo studio, commissionato da ASUS Business alla società Astra Ricerche, parte dall’analizzare le modalità di lavoro più diffuse e come queste influiscano sul benessere general dei dipendenti. Sebbene solo il 6,3% degli intervistati lavori totalmente da remoto, ed il 51,2% lavora fuori ufficio per 2-3 giorni alla settimana, coloro che praticano lo smart working parziale mostrano un netto aumento della soddisfazione per il proprio equilibrio tra casa e lavoro, le proprie performance e la situazione lavorativa complessiva.

Tra i vantaggi evidenziati, emerge che il 51% delle persone lavora con più calma, anche se questo significa spalmare le attività su più ore lavorative per gestire meglio le mansioni.

In particolare, sono i dipendenti a confermare che i vantaggi professionali siano superiori a quelli personali, soprattutto se lavorano in grandi aziende, mentre i lavoratori più senior, sopra ai 55 anni, non vedono affatto un miglioramento in questo senso.

Altro beneficio molto diffuso è che il 52% degli italiani vede lo smart working come un modo per annullare i costi di trasferimento casa-lavoro e viceversa, riducendo così lo stress e migliorando la gestione del tempo. Questo è un vantaggio decisamente apprezzato dal pubblico con più esperienza e una maggiore età. Si parla quindi del vantaggio economico al di sopra di altri elementi personali come il risparmio di tempo, un elemento che si allinea molto bene al contesto finanziario del Paese.

Ma ci sono anche degli aspetti negativi: isolamento e peggioramento della propria posizione in azienda sono fra i primi

Tuttavia, nonostante i benefici, ci sono fonti di stress e insoddisfazione associate allo smart working. Il 47,8% degli intervistati riferisce che questo impatti negativamente sul rapporto con i colleghi, generando isolamento, mentre il 69,7% lo associa a un peggioramento della propria condizione lavorativa, pur non influenzando le loro performance. Entrambi gli svantaggi sono particolarmente alti per i lavoratori che superano i 45 anni di età, specie se vivono soli o in coppia ma senza figli. I settori aziendali che sembrano essere maggiormente colpiti da questi effetti sono le aziende di piccole e medie dimensioni, e quelle che operano nei campi HR, Finance e Legal.

D’altro canto, il pubblico più giovane afferma di vedere una grande correlazione fra isolamento e peggioramento delle proprie performance, pur affermando di non soffrire dell’allontanamento dai colleghi. In questo caso, quindi, si può affermare che, sebbene le nuove generazioni non vedano come preoccupante il possibile raffreddarsi dei rapporti con i colleghi, sentono comunque di non riuscire a gestire al meglio le divisioni di task all’interno dei team a causa della mancanza di occasioni di coordinamento e confronto, soprattutto per chi si è appena affacciato al mondo del lavoro, e questo riduce le possibilità di crescita e sviluppo professionale.

Ultimo, ma non meno importante svantaggio, ben il 42,8% di coloro che lavorano da casa almeno un giorno a settimana, dichiara di sentirsi molto lontano dalla propria azienda, non sentendo più un senso di appartenenza per l’organizzazione che lo occupa, e non condividendone più i valori aziendali.

Rimangono comunque positivi diversi aspetti legati allo smart working: più del 60% degli intervistati si ritengono complessivamente molto soddisfatti del lavoro da remoto, e in generale 6 italiani su 10 si vedono efficaci nel raggiungimento dei propri obiettivi in maniera completa e senza errori. La sintesi ideale? 2-3 giorni di smart working a settimana per il 48% degli intervistati.

Ma c’è un ma, a prescindere dallo smart working, quasi la metà dei lavoratori si dichiara scontenta, ma non si sposta

Più in generale, si nota come poco più della metà dei lavoratori stia tutt’ora godendo dello smart working, mentre il restante 42,5% non ha questo tipo di benefit, in quanto gli è stato revocato nel 2021 (anno in cui le percentuali erano 8,1% per le persone in full smart working e 69,5% per coloro con lavoro ibrido o in piena presenza), o non ha mai avuto l’opportunità di trasferire il proprio lavoro al di fuori dell’ufficio. Tolti coloro che godono in un sistema bilanciato di lavoro tra casa e ufficio, sono molti i dipendenti che registrano un calo della propria soddisfazione in azienda, sentendosi lontani dai principi della realtà che li ingaggia e coltivando la percezione che la propria condizione in termini di ruolo, carriera e welfare, sia in un certo senso calata. Eppure, ben 7 persone su 10, si trovano a lavorare nell’azienda che attualmente li occupa da oltre 5 anni.

Questo dato rivela una notevole stabilità nel mercato del lavoro italiano e solleva importanti considerazioni sulle dinamiche occupazionali nel Paese.

Lo smart working supporta la privacy dei dati aziendali?

Infine, la ricerca ha anche analizzato il livello di infrastruttura tecnologica adottata da aziende che permettono lo smart working ai propri dipendenti. Risulta che solo il 45% delle persone utilizza un pc fornito dall’azienda e il 60% paga personalmente la connessione Internet, due dati che evidenziano una reale mancanza da parte delle imprese italiane a supportare i lavoratori con i giusti strumenti per effettuare il loro lavoro. Inoltre, solo il 40% delle aziende ha implementato maggiori sistemi e protocolli di sicurezza informatica per il lavoro a distanza.

Questi risultati evidenziano una serie di sfide e opportunità a diversi anni dall’adozione dello smart working in Italia, sottolineando la necessità di una maggiore attenzione alla sicurezza informatica e al benessere dei dipendenti.

Proprio in questo campo entra in gioco ASUS Business. Rivolgendosi al settore professionale, questo ramo di ASUS si distingue per la sua vasta gamma di prodotti affidabili e innovativi progettati per soddisfare le esigenze di aziende e professionisti, in grado di garantire massima sicurezza sui dati e continuità del lavoro tramite assistenza da remoto o in loco.

I prodotti proposti rappresentano infatti l’impegno di ASUS Business a soddisfare i bisogni delle aziende in merito a innovazione, qualità, sicurezza e assistenza post vendita. La combinazione di design all’avanguardia e prestazioni sopra gli standard – afferma l’azienda – rende i prodotti ASUS Business una scelta affidabile per le aziende di diverse dimensioni e settori, fornendo soluzioni tecnologiche avanzate per migliorare l’efficienza operativa e stimolare la crescita aziendale.

Aziende e liberi professionisti interessati all’acquisto dei prodotti ASUS Business possono mettersi in contatto con i consulenti ASUS attraverso l’apposito form.

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