Lanzillotta: “Diciamo basta all’in house”

Raggiunto l’accordo di maggioranza il provvedimento è in arrivo al Senato. Ma l’opposizione non ci sta

Il Senato dovrebbe affrontare nei prossimi giorni la discussione sul disegno
di legge Lanzillotta che mette un freno alla crescita delle Spa pubbliche. Un
provvedimento dietro il quale ci sono state lunghe discussioni e trattative che
hanno portato a un compromesso con Rifondazione.

Ora però
per l’in house dovrebbe avvicinarsi il momento della fine come ha spiegato al
Sole 24 ore il ministro degli Affari regionali Linda Lanzillotta.




“O i Comuni scelgono una
gestione pubblica, con tutti i vincoli delle gestioni pubbliche, oppure si
affidano a una società per azioni, a una selezione imprenditoriale, sempre
selezionata con una gara. Non importa se la società sia pubblica,
privata o mista, deve fare la gara.
Così diciamo basta all’in house introdotto dal governo Berlusconi che ha sommato il peggio del pubblico e il peggio del privato”
.

Secondo il ministro i provvedimenti del precedente governo hanno portato a un aumento delle società pubbliche che hanno allargato i loro spazi di mercato “con una qualità di servizi privi di verifica, fenomeni discorsivi della concorrenza, moltiplicazione dei costi della politica connessi ai consigli d’amministrazione e alle assunzioni”.




E a proposito delle aziende speciali, il cui ripescaggio è previsto dall’accordo di maggioranza, il ministro afferma che “il Comune ha il diritto costituzionale di scegliere una
gestione pubblicistica che non potrà più fare con una Spa ma con un proprio
ufficio o un’azienda speciale. Questa dovrà però rispettare tutti i
vincoli pubblicistici
, proprio per rispettare le direttive Ue in materia di in house”
.



Dichiarazioni che non servono a guadagnare il
consenso dell’opposizione che con Pier Ferdinando Casini
sostiene che in questo modo si torna indietro di dieci anni. Secondo il leader dell’Udc, “Reintroducendo le gestioni pubblicistiche
avremo una proliferazione di tante piccole aziende comunali – le aziende speciali – sulle quali si scaricheranno tutte le inefficienze della politica”
. Secondo Casini il patto con Rifondazione porta un compromesso che non soddisfa nessuno. “Il provvedimento originale, da noi condiviso, sceglieva nettamente il mercato: obbligava gli enti locali a decidere il gestore con lo strumento della gara pubblica. Vi sarebbe stata una sana concorrenza tra aziende e avremmo avuto tariffe più basse e qualità più alta”.

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