Landolfi: competitività vuol dire accessibilità

A Ict Trade 2005 il ministro delle Comunicazioni rilegge le proposte tecnologiche in chiave sociale.

Un mercato effervescente. Così il ministro delle Comunicazioni Mario Landolfi definisce il comparto delle Tlc nel nostro Paese.
”E’ un settore – sostiene – trainato senza dubbio dalla telefonia mobile ma anche dalla stabilità normativa e dall’attenzione politica a temi quali banda larga e digitale terrestre”.
Per una volta non parla di tecnologie, il ministro, o di standard, anche se è chiaro che un tema come l’avvio della sperimentazione del WiMax in Italia è tra i più caldi del momento, ma di accessibilità.
”Perché – sostiene – è fondamentale rendere queste tecnologie accessibili a tutti. Per questo motivo abbiamo costituito una società, Infratel, che ha il compito di portare la banda larga nell’Italia del Sud. Per questo motivo stiamo dando vita a due zone “all digital” come Val D’Aosta e Sardegna per il digitale terrestre. Per questo motivo vorrei che per una volta parlando di digitale terrestre si abbandonasse un certo provincialismo che inquadra il tema in una mera diatriba televisiva per portarlo nel suo significato più ampio: vale a dire il nuovo assetto delle relazioni tra l’amministrazione pubblica e i cittadini. Non è un problema televisivo, ma di accessibilità diffusa a servizi e informazioni”.
La banda larga come strumento per superare il digital divide. Con un paradosso di fondo.
Secondo Landolfi ”il digital divide esiste soprattutto al Nord, penso alle zone pedemontane, ricche di tessuto produttivo. Proprio in queste zone, digital divide vuol dire impedire la crescita delle piccole imprese, che non hanno accesso a tecnologie sempre più diversificate, che fungono da abilitatori del business”
Tutto era decisamente più semplice, secondo il ministro, quando parlare di telecomunicazioni significava parlare di telefonia. Ora le declinazioni sono molte di più e diventa “fondamentale ridurre il divario per consentire a un numero sempre crescente di cittadini e imprese l’accesso alle tecnologie e attraverso esse ai servizi”.
E’ un approccio culturale, quello proposto da Landolfi, attento a riportare ogni argomento nei giusti confini. ”Il Wi-Max, ad esempio, se proposto come tecnologia mobile ha una valenza, proposto come tecnologia nomadica ha tutto un altro impatto e implicazioni molto maggiori”.
E in quest’ottica Landolfi considera il ministero da lui guidato come una entità non semplicemente tecnica, ma fortemente politica, alla quale è demandato lo sviluppo competitivo del Paese.
Anche per quanto riguarda la sola It.
”Diversamente dalle Tlc, l’It è un comparto che segna il passo. Ma anche in questo caso le misure correttive non sono sufficienti se non si parte dall’assunto corretto. Abbiamo una realtà produttiva molto peculiare, diversa da quella dei Paesi nei quali vengono creati alcuni prodotti software. Dobbiamo dunque calibrare l’offerta sulle reali necessità dell’imprenditore. Le tecnologie devono pensare e parlare in italiano, così da rendere i sistemi non solo accessibili ma anche usabili.”
Quanto alla concorrenza cinese, anche Landolfi ha da dire la sua. ”Il lavoro italiano è a bassa intensità tecnologica e per questo più attaccabile., più copiabile. Un problema meno percepito ad esempio in Germania. Proprio per questo motivo dobbiamo investire per aumentare l’intensità tecnologia del nostro lavoro e con questa accrescere anche la competitività”.

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