La web tv raggiunge il target

Andrea Maffini, presidente di Assowebtv, spiega pregi e difetti delle emittenti via Internet

La rivoluzione tecnologica ha permesso di abbattere i costi anche nel mondo televisivo che è sbarcato sul Web e ha aperto le sue porte a chi prima la Tv poteva solo sognarsela. La Web tv è oggi una realtà a disposizione soprattutto delle aziende che possono trovare nuove forme di comunicazione e pubblicità a costi, e audience, decisamente differenti, rispetto alla Tv normale.


Web tv significa andare verso un pubblico molto targetizzato che interviene anche nella realizzazione del palinsesto. Spesso infatti sono gli utenti delle trasmissioni via Web a suggerirne i contenuti, che vengono di volta in volta cuciti addosso al telespettatore.


Per farci largo in questo vortice di novità, abbiamo chiesto una mano ad Andrea Maffini, presidente di Assowebtv, associazione che si propone di riunire tutti gli editori italiani di tv via Internet.




Come si colloca questa novità nel panorama televisivo italiano?
Innanzitutto bisogna fare un po’ di ordine, sennò si corre il rischio di confondere tutto in un grande calderone. Tra i nuovi formati di televisione c’è prima di tutto la Web tv, che può essere di tipo generalista – paragonabile cioè alla televisione tradizionale, che trasmette programmi per tutti i gusti – oppure tematica. In secondo luogo c’è la “corporate tv”, che viene trasmessa all’interno delle grandi aziende come Enel, Ras, Fiat; serve per comunicare e divulgare informazioni in maniera più veloce, e per creare un’identità aziendale, magari all’interno di realtà che hanno filiali sparse in tutta Italia. Infine c’è la “info tv”, che si può trovare per esempio negli uffici postali, negli Autogrill oppure alle fermate della metropolitana: è un vero e proprio “cartellone pubblicitario animato”, perché sponsorizza prodotti commerciali e nel frattempo intrattiene divulgando informazioni sul meteo, sull’oroscopo giornaliero o sugli ultimi avvenimenti accaduti.




Per quanto riguarda la Web tv, ci sono molti canali che trasmettono in Italia?
Secondo le nostre stime siamo intorno ai trecento progetti, di cui 60/70 veramente degni di nota. Per esempio, c’è un canale – vino24tv – che si occupa esclusivamente di enologia, altri che trattano di navigazione a vela, oppure di competizioni automobilistiche. Il destinatario di queste proposte è un pubblico di nicchia, ma molto appassionato, che di solito non si perde una puntata delle trasmissioni; si tratta di gente che è abituata a fare sacrifici per lo sport o per l’hobby che ama, e che è ben contenta di potersi informare in maniera così approfondita e continuativa.




Quali aziende potrebbero essere interessate a investire in una Web tv?
Potenzialmente tutte. Ogni azienda che si occupa di un settore, dalla moda alla tipografia, dall’animazione digitale all’industria alimentare, può creare un canale tematico che tratti di quell’argomento in particolare. Infatti, essendo specializzata sul tema, è in grado di fornire senza difficoltà informazioni precise e molto competenti.




Quali sono le fonti di guadagno per questa nuova forma di comunicazione?
I più grossi introiti provengono sicuramente dalla pubblicità. In Italia, per esempio, ci sono canali tematici che si occupano di pesca subacquea e, naturalmente, gli spot sono basati sulle attrezzature sportive riguardanti il mondo sommerso. In questo modo, anche se il pubblico che le guarda non è vasto come quello della tv tradizionale e generalista, il messaggio pubblicitario è molto efficace perché molto mirato: arriva direttamente alle persone interessate all’argomento. In più ci sono alcune aziende che hanno creato delle vere e proprie community sul web, dove gli appassionati si iscrivono e si scambiano consigli, informazioni e commenti, e questo allarga ulteriormente il giro di affari.




Ci sono stime che possano valutare su quanto si attesti l’indotto pubblicitario? Il messaggio promozionale è davvero in grado di raggiungere molte persone?
Per ora non abbiamo dati certi, perché si tratta di una vera e propria novità nel panorama pubblicitario nazionale. Possiamo però dire con sicurezza che il mercato è ancora in fase embrionale ma ha un grande potenziale di espansione. Infatti, per ora, non esiste ancora alcuna regolamentazione, e così il 2 ottobre a Roma si svolgerà il primo forum italiano su Web tv e Iptv, dove gli editori e gli operatori del settore potranno sedersi attorno a un tavolo e discutere insieme per la prima volta.




Costa molto creare un canale tematico partendo da zero?
La Web tv, a differenza delle altre tv via Internet, è il risultato di un progetto editoriale serio. Per quanto riguarda l’aspetto squisitamente tecnico, per poterne creare una si parla di cifre attorno ai cinquantamila euro. C’è da dire però che la parte di lavoro più onerosa è quella di competenza della redazione, perché il lato tecnico, una volta realizzata l’infrastruttura iniziale, non richiede un grosso sforzo e può essere gestita e monitorata anche dall’esterno. Sono inoltre presenti anche alcune iniziative artigianali, spesso a livello locale, che utilizzano piattaforme open source, privilegiando però l’economicità del progetto anziché la qualità.




E per quanto riguarda la parte dei contenuti?
Per fare un prodotto di qualità bisogna rivolgersi ad aziende esterne, che si occupino di confezionare i programmi e il palinsesto televisivo. Abbiamo riscontrato un fortissimo interesse alla tematica delle Web tv da parte delle imprese, solo che il rapporto tra chi è attratto dall’opportunità e chi poi effettivamente decide di trasformare ciò in un progetto e di andare fino in fondo è di tre a uno. L’ostacolo è rappresentato non solo dai costi tecnologici, che di questi tempi non sono poi così proibitivi, quanto dalla prospettiva di portare avanti una piattaforma di contenuti che fornisca qualità e garantisca trasmissioni televisive costanti nel tempo.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome