La virtualizzazione dell’It passa dai sistemi al software applicazioni

Non è più solo una questione di infrastruttura: l’offerta che fa perno sulle virtual machine comincia a pensare ad applicazioni virtuali preconfigurate. Microsoft e Vmware ci credono

Sulle pratiche della virtualizzazione si sta assistendo, da qualche tempo,
a un vero e proprio “pressing”. Anche il TechEd di Microsoft, la
manifestazione dedicata agli sviluppatori tenutasi recentemente a Barcellona,
ha risposto all’appello.

Programmi dal TechEd
Da un lato, il produttore punta sulla virtualizzazione applicativa a livello
desktop, basata sulla tecnologia rilevata con l’acquisizione di Softricity.
Questo approccio va nella direzione di affrancare l’azienda dalla necessità
di installare localmente, su ciascuna macchina, l’applicazione, che potrà
essere centralizzata e distribuita, riducendo i problemi di gestione e i costi
associati. Dall’altro lato c’è il prossimo Os server di casa
Microsoft, Longhorn. Esso poggia su un livello di integrazione battezzato Windows
Hypervisor, che beneficia dell’astrazione del processore di Amd (Amd-V)
e Intel (Vt). Su questa tecnologia proprietaria, la scorsa estate la casa di
Redmond ha dato prova di un’apertura verso il mondo del software “libero”.
Ha, infatti, siglato un accordo con il progetto opensource Xen, che distribuisce
una virtual machine simile a quella di Vmware, in modo da assicurarne la compatibilità
nativa con Hypervisor. Il cuore tecnologico dell’astrazione hardware di
Microsoft è, però, System Center Virtual Machine Manager. Quest’ultimo,
permette di creare, all’interno di un pool di server fisici, diversi server
virtuali, facilmente “trasferibili” da una macchina all’altra.
Questo software fa parte di una famiglia di soluzioni, compresa sotto il marchio
System Center, che permette di uniformare le configurazioni di base di una rete
di computer.

Applicazioni in prova
Accanto a questa roadmap di base, Microsoft si sta muovendo per allargare la
diffusione della (propria) virtualizzazione con altre iniziative. È necessaria,
qui, una premessa. Finora i vendor hanno fatto riferimento sostanzialmente al
lato infrastrutturale dell’astrazione: si è parlato di virtualizzare
i server o i deskop con un’ottica hardware oriented, tesa al consolidamento
delle macchine. Ora comincia a emergere un ribaltamento di visuale, centrato,
invece, sulle applicazioni da virtualizzare. L’analista Pund-It Research
osserva, a questo proposito, che la tecnologia Intel VPro dei chip Core 2 Duo
è interessante, ma si tratta di un contenitore vuoto che deve essere
riempito di applicazioni commerciali.

Microsoft ha chiaramente recepito l’istanza, dichiarando che i prossimi
sviluppi sul tema consentiranno a più di 7.000 vendor di distribuire
ai clienti versioni pre-configurate delle proprie applicazioni, utilizzabili
servendosi di macchine virtuali basate su Windows Server. Alla base, c’è
il formato Vhd (Virtual Hard Disk, utilizzabile sotto licenza d’uso royalty-free),
che consente di fotografare lo stato del sistema operativo e delle applicazioni
installate in un unico file, con lo scopo di creare un nuovo sistema “virtualizzato”.
Questo tipo di approccio permetterà di valutare senza rischi qualunque
programma sviluppato per Windows Server. Una sorta di utilizzo in prova del
software, dunque. Nel corso del primo quadrimestre 2007, Microsoft dovrebbe
lanciare un analogo programma dedicato agli utenti di Windows Vista. Si baserà
su macchine virtuali pre-configurate cosicché possano essere scaricate
e distribuite liberamente, permettendo parimenti un’installazione semplice
e rapida. A Redmond prevedono un’adesione al formato Vhd da parte di più
di 20 partner, tra i quali Altiris, Bea Systems, Check Point, Citrix, Dell,
Hp, Network Appliance e Symantec.

Un marketplace per soluzioni pronte
Sulla direttrice applicativa, Vmware, creatrice della macchia virtuale al momento
più in voga, si sta spingendo ancora più in là con il concetto
di “appliance virtuali” scaricabili da un marketplace. Si tratta
di applicazioni preconfigurate e pronte per l’uso, inserite con un sistema
operativo all’interno di virtual machine. In sostanza, è proposto
un nuovo metodo di fruizione delle applicazioni e anche un nuovo metodo con
cui lo stack applicativo viene pacchettizzato e distribuito, che consente di
sviluppare stack indipendenti e compatibili con ogni hardware. Tali appliance
possono essere utilizzate con Vmware Infrastructure, Vmware Server o Vmware
Player.
Pare esserci un buon interesse sul tema, dato che ogni minuto ne viene scaricata
una dal sito Web della società posseduta da Emc creato allo scopo: Vmware,
infatti, ha realizzato il Virtual Appliance Marketplace (http://vam.vmware.com)
e un programma di certificazione per virtual appliance. Nella “piazza”
gli utenti possono valutare e, in alcuni casi, acquistare direttamente, oltre
300 appliance virtuali. Al suo interno si trovano molte soluzioni di infrastruttura
(networking, Web e aplication server, sicurezza), ma anche database, o prodotti
per la collaboration. E, in generale, c’è molto opensource.

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