La Tv analogica segna il passo

Dietro i grandi numeri dell’audience si nasconde l’erosione del pubblico giovanile. Il futuro delle altre Tv

Dietro i grandi numeri che distanziano la vecchia Tv da quelle emergenti
qualcosa si muove. E si sentono i primi scricchiolii di un colosso che sta
perdendo terreno soprattutto fra i giovani. Partiamo dall’ultimo rapporto Censis
secondo il quale la Tv tradizionale rimane il mezzo più usato con il 92,1% di
utenti complessivi seguita dalla Tv satellitare con il 27,3% e dal digitale
terrestre con il 13,4% degli italiani sopra i 14 anni.
A queste Tv seguono
la Tv via cavo con il 6,1%, l’Iptv con il 4,6 e la mobile Tv con l’1%. Sempre il
Censis, però, dice che il satellite è passato dal 17,7% al 28,3% in un anno e il
digitale terrestre è passato dal 7 al 13,4%.


“Più netto risulta il progressivo passaggio dalla televisione
tradizionale a tutte le forme di Tv digitale tra i giovani. In questo caso il
leggero sommovimento avvertito a livello generale, e tra uomini e donne, diventa
una piccola frana che comincia a mutare la geografia del panorama mediatico. Il
99,1% di spettatori giovani di tv tradizionale del 2007 si ridimensiona nel 2007
al 93,5%, con la tv satellitare che arriva al 41%, la tv via cavo al 9,4% e la
tv via Internet all’8,6%. Da sottolineare che tra i giovani l’aumento di consumo
complessivo di televisione è molto pronunciato (si va dal 94,8% al 97,9%) a
testimonianza dello stretto legame esistente tra tv e giovani, solo che la
televisione, per i giovani, si declina in una grande quantità di modalità
diverse. Gli altri soggetti trainanti della trasformazione sono gli italiani con
più alti livelli di istruzione. Tra i diplomati e i laureati c’è sempre un buon
94% che segue la tv tradizionale, però anche un 34,5% di pubblico di tv
satellitare e un 16,2% del digitale terrestre, a cui si aggiunge anche un 7,1%
di utenti di tv via internet e un 6,3% di tv via cavo. C’è anche un 1,1% di
pubblico del videofonino (che tra i giovani arriva all’1,4%), che va segnalato
anche se risulta ancora troppo esile”
.


Brutte notizie per la Tv analogica arrivano anche da un’indagine di Ibm Global Business Service secondo la quale
entro cinque anni finirà la pubblicità televisiva per come la conosciamo oggi, e
dall’analisi di Eiia (European interactive advertising
association) che in un’altra indagine afferma l’allontanamento dei giovani fra
16 e i 24 anni dalla Tv. In questa fascia d’età, a livello europeo, passano il
10% in più del loro tempo navigando su Internet rispetto alla televisione.


Il satellitare di Murdoch rimane il concorrente più temibile, mentre
qualche difficoltà in più esiste per la Desktop Tv che, secondo la School of
management del Politecnico, potrà optare per il modello pay solo per produzioni
di nicchia, mentre in generale dovrà vivere con i ricavi pubblicitari.


L’Iptv ha dalla sua “il canale di ritorno intrinseco nella rete e,
quindi, le potenzialità a livello di interattività”
, mentre soffre ancora
del digital divide che non le permette di essere presente ovunque. Inoltre la Tv
via Internet come osservava Francesco Sacco, docente della Sda Bocconi in un
convegno organizzato da Business International, così come l’e-commerce dovrebbe
puntare sulla coda lunga, la propensione degli utenti ad acquistare non solo i
programmi best seller, ma anche quelli più difficili da trovare.


Discorso diverso per la Hand Tv il cui sviluppo, sostiene il Politecnico,
sarà influenzato dalla qualità dei contenuti e dei device, dall’usabilità,
prezzo, ampiezza di gamma dei cellulari, qualità della trasmissione, politiche
di pricing degli operatori, investimento in comunicazione della filiera nel suo
complesso, ma soprattutto “dalla capacità/volontà dell’intero ecosistema
(telco, broadcaster tradizionali, content provider, Web company e altri) di
collaborare efficacemente e mettere a punto un’offerta che sia coerente con il
canale e realmente a valore per il consumatore”
.

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