La memoria distribuita condivisa sui server Unix di Ibm

L’espansione delle possibilita tecniche per le stazioni Rs/6000 seguira la doppia via dell’architettura single cache e di quella ccNuma. Un passo necessario, visto che la Ram, ormai, non riesce piu a gestire l’ascesa prestazionale del processore.

Seguendo una doppia via tecnologica, Ibm intende introdurre la memoria
distribuita condivisa sulla propria linea di server Unix Rs/6000. In
particolare, verrà creata una versione estesa dell’architettura Simple
cache only memory (S-Coma), che è stata battezzata in codice La (Local
Access) ccNuma e servirà per consentire alla Ram del sistema di essere
condivisa da un cluster di sistemi Sp paralleli, pur mantenendo in parte le
Api di programmazione tradizionali. Sul mercato, tuttavia, arriverà prima
una classica architettura ccNuma, che consentirà a un numero "n" di Rs/600
0
di condividere una singola copia del sistema operativo Aix e della memoria
principale, non eliminando del tutto le latenze che la tecnologia porta con
sé.
La necessità di avere una memoria distribuita condivisa è evidenziata
dall’ormai totale incapacità della Ram di sistema di tener testa agli
incrementi prestazionali del processore. Gli attuali chip di memoria, in
particolare, non si adattano ai processori di classe da gigahertz, che
escono con un crescente numero di istruzioni e, quindi, disperdono validi
cicli di Cpu se il chip resta inattivo. I costruttori hanno sviluppato
sistemi Smp molto capienti, con cache di memoria situate molto vicine alla
Cpu, per minimizzare il problema. Gli attuali sistemi Smp, che ospitano
fino a 64 Cpu, stanno però iniziando a scontrarsi con i limiti fisici dell
a
tecnologia.
é un po’ sorprendente, in un certo senso, che Ibm abbia così velocemente
deciso di attaccarsi al treno della memoria distribuita condivisa, come
evidenziato anche dalla recente acquisizione di Sequent, visto che le ci
sono voluti anni per ottenere risultati con l’Smp. Il proprio design di Cpu
Risc, infatti, fin dai giorni del Rios 1, ha enfatizzato la velocità a
singolo motore. Rios non supportava nemmeno Smp e solo l’ultimo modello di
Rs/6000, la S80 a 24 vie, ha segnato la conversione a Smp.
La tecnologia ccNuma per le Rs/6000 userà lo stesso codice sorgente di
Sequent, ma girerà su PowerPc, anziché su Intel. Verrà impiegata anche
la
tecnologia di interconnessione switched fabric, che diventerà comune con l
a
prossima generazione di server paralleli Sp, al posto del meccanismo Sci
(Scalable coherent interconnect) di Sequent. Allo stesso modo, la prossima
generazione di sistemi Sequent conterrà alcuni sviluppi di Ibm e il sistem
a
operativo Monterey64 beneficerà del lavoro di entrambe.
La futura architettura La ccNuma verrà proposta con interfaccia di memoria
condivisa tradizionale, più familiare agli sviluppatori, su memoria
distribuita o sistema di passaggio di messaggi, senza supporto hardware
aggiuntivo. Si tratterà di un’estensione di S-Come, che usa una porzione d
i
Ram economica per mantenere una directory in cui i dati sono memorizzati.
Questi ultimi sono migrati o replicati su ciascuna cache. Non è richiesto
un nuovo nodo per gestire la cache, ma basta, secondo Ibm, un piccolo pezzo
aggiunto al Virtual Memory Manager. Dal punto di vista applicativo, S-Coma
consente ai programmi di condividere dati nello stesso modo di base dei
sistemi Smp. Tuttavia, in S-Coma i problemi di latenza per l’accesso remoto
possono essere seri, il middleware tradizionale non funziona e i modelli di
programmazione cambiano. Si tratta, in sostanza, di un approccio adatto
solo per utenti di fascia molto alta.
Ecco perché Ibm ha trasformato S-Coma in La ccNuma, in due passaggi. Da un
lato, è stato aggiunto un terzo, pesante strato di memoria cache, in modo
che la Ram non debba essere usata allo stesso scopo. Questo sarà possibile
poiché, a partire dal 2001, Ibm sarà in grado di vendere cache da 128 Mb
,
per salire ancora in breve tempo. In secondo luogo, ha aggiuntoall’hardware
interfacce verso middleware commerciali, per renderli utilizzabili dagli
sviluppatori con ambienti di programmazione come Mpi (Message passing
interface) o Intel Via.
Il vero obiettivo di Big Blue è di portare verso Unix il partizionamento
dinamico disponibile sui mainframe, dove non occorre far ripartire
un’applicazione per muoversi in un altro dominio del sistema. Anche sugli
As/400 si sta lavorando nella stessa direzione.

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