Java-Gpl? No comment

Solo Bea se la sente di commentare a caldo la decisione di Sun. Positivamente.

Che rapporto c’è fra Java in Gpl e quei vendor che, a vario titolo, sono legati al linguaggio di Sun e alle derivazioni che questo ha preso nel corso degli anni?
Lo abbiamo chiesto ai responsabili italiani di alcune società, raccogliendo una nutrita dose di “no comment”. Vuoi perché le implicazioni vanno comunque analizzate a fondo, vuoi perché il commento a caldo potrebbe rischiare di non essere consonante con la linea delle rispettive corporation.

Andrea Rossi, country manager di Novell Italia, ha preferito non commentare l’annuncio di Sun. No comment anche da parte di Hp e Ibm Italia. Oracle è sulla stessa linea: ha preferito non esprimere rapidamente una posizione ufficiale.

Non è stato così per Gabriele Provinciali, Principal Architect di Bea Systems, che ci ha detto che «L’applicazione della licenza Gpl alla tecnologia Java porterà dei
benefici diretti e indotti, sia ai vendor che agli sviluppatori, specialmente nel lungo periodo. Java è una tecnologia ormai matura, che Bea ha contribuito a far crescere e a diffondere sia in ambienti enterprise complessi che nelle attività di sviluppo del software. I vantaggi pratici saranno direttamente correlati all’innovazione, in termini di un ulteriore stimolo alla ricerca di nuove funzionalità e soluzioni, rese disponibili alla comunità degli sviluppatori, e al prolungamento del ciclo di vita delle applicazioni già progettate ed in corso di realizzazione. Java e la licenza Gpl seguono la strategia annunciata da Bea nel corso del 2005, ossia quella del blending, che si propone di miscelare le migliori componenti del mondo industriale e le migliori componenti del mondo open source al fine di aumentare la qualità e la visibilità del software enterprise a costi decisamente più contenuti».

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