IT, a rischio 20.000 posti di lavoro

Le drammatiche stime dell’Assinform, figlie di una situazione di mercato compromessa: nel primo semestre dell’anno l’informatica è calata del 9% e le Tlc del 2,5%.

I segnali di inversione del ciclo ci sono, ma come dice Paolo Angelucci presidente di Assinform, “se il peggio economico è passato ora dobbiamo affrontare il peggio occupazionale”. Ventimila posti di lavoro in meno è infatti la stima prevista da Assinform per fine anno che peggiora i dati della stessa associazione relativa a un’indagine di qualche mese presso un campione significativo di imprese associate.


Un dato drammatico che colpisce il quarto settore industriale italiano che ha dieci volte più occupati dei media e tre volte quello della chimica.


“Si rischia di depauperare il tessuto produttivo delle imprese, inoltre stiamo perdendo forza lavoro qualificata – aggiunge Angelucci che prosegue – A causa del rinnovamento tecnologico dopo 12-18 mesi che si è fuori dal ciclo produttivo dell’It bisogna riconvertire il personale che rientra in azienda”.


Per uscire da questa situazione Angelucci avanza alcune proposte al sistema bancario che vanno dal finanziamento dei progetti It delle imprese più dinamiche fino al sostegno per le imprese che cercano di mantenere i livelli occupazionali.


“Ma non vogliamo tenere in vita imprese decotte”, precisa il presidente di Assinform che al governo chiede provvedimenti a costo zero come l’accelerazione ddella spesa pubblica già stanziata dalle amministrazioni e un migliore utilizzo delle risorse disponibili per la formazione con particolare riguardo alla situazione degli inoccupati.


A basso costo sono invece gli incentivi per la rottamazione del software e il varo di Industria 2015 per l’It.


Un progetto che ha già ricevuto l’ok del ministero per lo Sviluppo economico ma non i soldi. Così come per un problema di fondi i prodotti It non hanno fatto parte della Tremonti Ter, mentre gli 800 milioni della banda larga sembrano sfumati fra Abruzzo e vaccini per l’influenza in arrivo. “I segnali non sono incoraggianti”, aggiunge Federico Barilli, direttore dell’associazione, ma si spera nei soldi dello scudo fiscale.


Del resto, la situazione del mercato informatico in Italia nel primo semestre dell’anno non lascia spazio a molti dubbi: -9% per l’It e -2,5% per le telecomunicazioni (-6,7 il fisso e -3,4% il mobile) sono le cifre che riassumono la situazione e che riportano il settore a una situazione simile a quella del primo semestre del 1991.

Entrando nel dettaglio, l’hardware lascia sul terreno il 15,7%, il software il 4,1%, l’assistenza tecnica il 6,2% e i servizi il 7,3%.

Una Caporetto che ha sorpreso anche Assinform e che, nel caso di assistenza tecnica e servizi, si traduce in 400 milioni in meno di ricavi.

“Il vero problema – osserva Giancarlo Capitani amministratore delegato di Net Consulting che realizza il rapporto Assinform – è la marginalità. Permane una costante pressione sulle tariffe professionali che si aggiunge al ritardo nei pagamenti. Il risultato è un fragile equilibrio finanziario per le imprese del settore”.

L’hardware soffre del blocco dei processi di sostituzione da parte delle imprese che si unisce a una debolezza del consumer e alla crescita dei netbook (che valgono il 32% delle vendite)che generano però poco valore.

Su software e servizi incide invece la riduzione degli investimenti per nuovi progetti, una spesa che riguarda soprattutto la manutenzione dell’esistente e la rinegoziazione dei contratti che colpisce anche un settore in crescita come l’outsourcing.

Fattori che si mischiano con il riassetto del settore It che sempre di più va verso la concentrazione, la bassa internazionalizzazione delle nostre imprese che lavorano poco sui mercati esteri dove le tariffe professionali sono più alte mediamente del 35% e il fenomeno del subcontracting con le grandi aziende che appaltano lavori alle piccole salvo tenerseli in casa in momenti difficili come quello attuale.

E se lo sguardo si rivolge verso le telecomunicazioni la situazione non cambia. “Continua a esistere un gap molto forte della banda larga per le imprese”, ricorda Angelucci. Difficile vendere nuove tecnologie a chi non ha neanche l’Adsl.

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