Home Intelligenza Artificiale IoT in crescita, ma l'interoperabilità è un problema

IoT in crescita, ma l’interoperabilità è un problema

L’IoT procede, ma con un passo un po’ più lento rispetto a quello che ci si aspettava.

Sarà forse che le previsioni degli analisti a volte peccano per entusiasmo, ma all’IoT Things di Milano Eugenio Pasqua, principal analyst di IoT Analytics deve ammettere che in giro “ci sono  progetti promettenti che viaggiano però a una velocità inferiore rispetto alle previsioni”. Ci sono molti progetti pilota e poche storie di successo che riguardano soprattutto lo smart metering.

Le criticità dell’IoT: manca interoperabilità

Colpa del fatto che, soprattutto per quanto riguarda il settore industriale, secondo Pasqua, le tecnologie non sono ancora mature. Si sconta poi “la mancanza di standard delle architetture a livello globale, i problemi di interoperabilità fra le componenti e il fatto che molte industrie non sono ancora pronte per l’IoT”.

A queste si aggiungono altre criticità che oltre all’interoperabilità comprendono i problemi relativi alla sicurezza, privacy e data ownership e il Return of investment.

Fino al 2020, sono le previsioni della società di Pasqua, tutto dovrebbe proseguire in questo modo, ma a partire dall’anno successivo le previsioni parlano di un’accelerazione con il declino dei costi dovuti all’integrazione e l’abbattimento di altre barriere.

Intanto il software cresce velocemente con punte del 30-50% a seconda dei settori mentre la media dell’hardware è del 5-30%.

I progetti attuali si concentrano soprattutto sulle smart city con soluzioni di traffic management, connected industry, con il 60% delle iniziative che riguardano il monitoraggio delle macchine industriali fuori dagli impianti, connected building per il controllo dei consumi di energia e la sicurezza e le connected car con il fleet management e smart metering.

Nel 2017 IoT Analytics ha contato 450 piattaforme in circolazione. “Al momento – ha sottolineato Pasqua – vincono i fornitori di piattaforme cloud orizzontali perché con questo livello di maturità gli utenti vogliono un set completo di servizi per avere poi la possibilità di scalare”.

La combinazione con l’intelligenza artificiale

Per quanto riguarda la combinazione con l’intelligenza artificiale siamo ancora più indietro tanto che Pasqua segnala solo l’interessante progetto pilota di un operatore ferroviario che attraverso l’utilizzo di reti neurali complesse ha l’obiettivo di determinare l’occupazione dei binari per una gestione più efficiente. Intanto la Cina sta emergendo come un importante IoT adopter.

Secondo Enrico Scarrone, chairmain di Etsi, il problema del mondo IoT è che “ognuno è concentrato sul proprio progetto e questo non porta alla creazione di ecosistemi. La diversità è una ricchezza, ma fino a oggi c’è stata troppa frammentazione”.

Ridurre le piattaforme, applicazioni e costi di sviluppo è l’imperativo visto che oggi i soldi dei progetti riguardano soprattutto le integrazioni più che la creazione di nuovi servizi.

Per quanto riguarda l’Italia Laura Rovizzi, amministratore delegato di Open Gate, ha sottolineato come il varo dei trial per il 5G da parte del Mise “rappresentino un’esperienza unica in Europa”. Perché tutto questo proceda dando una forte spinta al omondo IoT c’è bisogno però anche di altre competenze.

Ci sono troppi ingegneri e pochi uomini di marketing”, sottolinea. Sul fronte dei modelli di business le Utilities sono sempre più coinvolte per i servizi di automazione e acquisizione dati dell’utente ma solo in campo energetico, le Telco vedono all’opera soprattutto Tim e Vodafone che hanno però margini bassi, mentre gli Over the top iniziano a sviluppare piattaforme e device che integrano e gestiscono i dati.

 

 

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