Intel rafforza la strategia Itanium

La casa di Santa Clara pensa a come far affermare l’architettura Ia-64. Due soluzioni all’orizzonte: a breve un layer per la compatibilità delle applicazioni a 32 bit; a lungo, una corposa riduzione dei prezzi.

14 gennaio 2004

Itanium è sotto i riflettori degli analisti, che ne contengono le previsioni di diffusione a medio periodo, ma anche costantemente al centro delle strategie di sviluppo di Intel, che lavora su un doppio fronte, tecnologico e commerciale.


La compatibilità con le applicazioni a 32 bit pare essere un tema sul quale la società californiana deve fare ancora chiarezza. E ci prova, sostenendo che per metà anno sarà pronto l’Ia-32 Execution Layer for Windows, cioè lo strumento che dovrebbe garantire una serena migrazione ai server a 64 bit.


Si sa, infatti, che le vecchie applicazioni sono destinate ad avere una performance inferiore sui 64 bit, rispetto a quelle create appositamente per questa piattaforma.


Con il layer in arrivo, perlomeno, Intel prova a fissare una percentuale: le applicazioni a 32 bit dovrebbero avere una performance oscillante fra il 50 e il 70% di quelle native Ia-64. Tradotto in esempio pratico, sarebbe la stessa che si avrebbe facendole girare su un sistema Xeon a 1,5 GHz.


Ma per la diffusione della piattaforma Itanium non basta. C’è da considerare, infatti, anche la questione del prezzo.


La nuova architettura Intel, oltre a essere più potente è anche largamente più costosa.


Mediamente i server Itanium costano 10mila dollari. Forse è anche per questo che la società ha rilasciato nel 2003 solo 100mila unità Itanium 2, contro i milioni di Xeon.


Intel, quindi, ha annunciato di voler avviare una strategia di abbassamento graduale dei prezzi che le consenta di far diventare Itanium il chip più ventudo nel 2007 (il che potrebbe equivalere a dire che quell’anno lo Xeon uscirà di produzione).

Per farlo, ovviamente, la casa di Santa Clara userà la leva della tecnologia, come quella riguardante i chipset.


Già con Deerfield, Intel ha avviato una strada per il downpricing e altro dovrà fare.


Certo che se le richieste di cache on-chip continueranno a rimanere tali, il lavoro sarà difficoltoso. Per esempio, già adesso il top Itanium vuole 6 Mb di cache, mentre Montecito, atteso per il 2005, ne avrà 24 Mb. E si sa che tanta cache porta via spazio al chip.


Ecco perché con il progetto Tukwila (prima conosciuto come Tanglewood), da concretizzarsi dopo il 2005, ci sarà un chip core più piccolo di quello dello Xeon. E forse per quel periodo il prezzo di un Itanium potrà essere competitivo con quello di uno Xeon.

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