Il primo annuncio di Ibm nel 2003 è di stampo conservativo. I nuovi i-Series servono da un lato a segnare ancor di più il territorio, dall’altro a legare gli utenti all’offerta e al nome Ibm
Tutto nella logica. Soprattutto in quella dei tempi correnti.
Il fatto che il primo annuncio che Ibm ha fatto nel 2003 abbia riguardato gli iSeries, con un rilascio di prodotti che equivale a un salto generazionale, è denso di significato.
Con questa mossa, Big Blue vuole inaugurare l’anno che segue quello che è stato definito dal ceo Sam Palmisano come “challenging” (termine che a noi piace, con licenza, tradurre con “interlocutorio”), mettendo dei chiari paletti attorno al proprio territorio.
“Qui c’è il mio – sembra dire Ibm – e guai a chi si avvicina. Tantopiù che io offro ai miei clienti una scala di miglioramento tecnologico di tutto rispetto. Quindi, non sforzatevi di trovare chissaché di persuasivo per la mia base installata e tenetevi alla larga“.
Insomma, il primo annuncio di Ibm nel 2003 è, senza offesa, conservativo. Senza offesa alcuna perché la base per crescere è consolidare ciò che si ha: ormai tutti dovrebbero averlo capito.
Conservativo perché i nuovi iSeries annunciati legano ancora di più l’utente As/400 (questo è il retaggio, ricordiamolo) alla propria scelta. Che peraltro è consapevole: non ci risulta che Ibm abbia intimato l’acquisto di un As/400 a qualche piccola-media impresa.
Quelle che, negli anni, lo hanno fatto, e in Italia sono state tante, ora si troveranno di fronte un’offerta di upgrade notevolissima dal punto di vista prestazionale. A parità di collocazione sulla fascia delle esigenze, praticamente, si tratta di un raddoppio di tutte le capacità: processore, memoria, trasferimento dati. Quello che cambia parzialmente rispetto al passato, è il modello commerciale, che veste i panni del possibilismo, in virtù di una tecnologia che glielo consente.
“Vorrei ma non posso” è una frase che l’utente As/400, nella logica di Ibm, non dovrà piiù dire. Meglio che si esprima con un “quando voglio, posso farlo”. La chiave per il cambio di atteggiamento è il capacity on demand, ovvero l’attivazione di potenza e funzionalità maggiori sulla base di una scelta di periodo, ovvero legata alla congiuntura economica. Sui nuovi iSeries ciò sarà possibile perché usciranno dagli stabilimenti Ibm già predisposti di tutta la tecnologia necessaria, attivabile da una chiave software.
E proprio il software è l’emblema del conservativismo Ibm: tutto rigorosamente made in Big Blue, quello installato, e ottimizzato per funzionare con le architetture di Armonk. Il database preinstallato, per fare un esempio, è Db2. Per Ibm, insomma, andare a fare proselitismo nel mondo Oracle sotto Unix è troppo rischioso e costoso. E poi non è lavoro per i sistemi neri con Os/400, che rendono già bene così.
- Ibm e Confindustria insieme per le Pmi
- Smb Advantage: nuova iniziativa Ibm per i Partner che lavorano con le Pmi
- Ibm preme sul Grid Computing
- Ibm: Domino e WebSphere più vicini grazie a Contextual Collaboration
- Gli iSeries di Ibm lanciano la capacità temporanea “on demand”
- Amd e Ibm si alleano con UnitedLinux





