Il Web è più produttivo se sa di mashup

Siti o applicazioni Internet che integrano in maniera dinamica informazioni provenienti da più fonti. Cresce l’interesse per gli strumenti di nuova generazione.

Migliorare l’interazione con i clienti, aumentare la collaborazione fra i dipendenti in azienda, creare un’interfaccia più semplice per partner e fornitori. È questa la promessa del Web 2.0 o, se si preferisce, dell’enterprise social computing che sta prendendo piede in azienda nelle sue diverse declinazioni. Fra queste il mashup, sito o applicazione Web di tipo ibrido che integra in maniera dinamica informazioni o contenuti provenienti da più fonti utili per creare un servizio completamente nuovo. E se l’esempio classico è quello del programma che, acquisendo da Internet una lista di appartamenti li mostra utilizzando Google Maps per evidenziare dove gli stessi appartamenti sono localizzati, non mancano le applicazioni in ambito enterprise. Da parte di alcuni dei principali attori del mercato It l’offerta mushup è, infatti, già disponibile.

E i motivi non mancano: semplici da progettare e bisognosi di conoscenze minime a livello tecnologico, i mushup attingono i propri contenuti da terzi via Api utilizzando feed o Java script. Il che, a ben guardare, permette a chiunque di combinare dati da siti Internet diversi e in modi innovativi, soprattutto considerando che sistemi come Saleforce.com, Siebel, Microsoft Sharepoint, Remedy, Hp Mercury possono essere virtualmente “mashati” e i loro contenuti ed elaborazioni uniti tramite interfacce Web service e Soa standard. Le informazioni possono, poi, essere raccolte e instradate attraverso diversi apparecchi: per esempio, le richieste di servizi It o di marketing possono essere inviate attraverso Web browser, Blackberry o iPhone. Le applicazioni che, a questo punto, ne possono derivare permettono – senza bisogno d’inviare montagne di e-mail o spostarsi per far firmare autorizzazioni da un ufficio all’altro -, di approvare sconti sulle vendite, richieste di ferie in azienda o proposte di It change. Ma anche nuove assunzioni, gestione della conformità alle normative, tracciatura delle richieste di cambiamento a livello informatico e molto altro ancora.

Un business che solletica i vendor
Con questa logica, Bea Systems ha deciso di supportare la dimensione aziendale del Web 2.0 rilasciando sul mercato, già l’estate scorsa, soluzioni come AquaLogic Pages, AquaLogic Pathways e AquaLogic Ensemble, una suite di soluzioni nata in risposta all’esigenza di importare il social networking anche all’interno delle organizzazioni. Grazie ad Aqua- Logic Pages è, infatti, possibile realizzare applicazioni Web che incrementano i livelli di collaboration e di condivisione delle informazioni, per esempio, costruendo un mushup aziendale attraverso il drug&drop dei dati dal sistema Crm mediante una risorsa esterna Web based. AquaLogic Ensemble aiuta, invece, gli sviluppatori e lo staff It a creare e gestire applicazioni mushup di tipo enterprise con funzionalità di provisioning e di tracciabilità delle attività.

Ibm, dal canto suo, pensa, invece, a sollevare gli sviluppatori dal dover spendere ore nella ricerca sul Web per trovare i contenuti giusti in tempo reale a supporto del lavoro di creazione delle applicazioni. E lo fa con Developer Gizmo, strumento gratuito di distribuzione dei contenuti che consente l’accesso in real time a utenti di pc o dispositivi mobili alle tecnologie open source e Web 2.0 tramite il sito developerWorks.
Mashup Composer rilasciato da Serena Software punta, invece, a rendere facile progettare virtualmente mushup in grado di automatizzare le più comuni attività di business. La società, specializzata nella Change governance, ha rilasciato sul mercato un set di 13 mushup precostituiti e ready to deploy per supportare elaborazioni business e It comuni, mentre Serena Mushup Exchange è il luogo di scambio dove persone e aziende possono acquistare, vendere e supportare mushup. Il consiglio al canale non può, dunque, essere altro che tener d’occhio il business che c’è, e ci sarà, da fare. Perché, man mano che cresce il numero delle aziende che scelgono servizi di Crm on demand, serviranno operatori che sviluppino applicazioni che rispondano alle specifiche esigenze di business di questi stessi clienti.

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