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Il test di Futura è a prova di errore

Anche per lo studente meglio preparato, lo scoglio di un test da superare per accedere a una facoltà universitaria, a una specializzazione o a un concorso resta fonte di preoccupazioni. Spesso non per problemi di preparazione, ma per l’incertezza dovuta a una scarsa abitudine. Un problema molto sentito in Italia, quello della distanza tra formazione e relativo accesso e pratiche quotidiane. «Per diversi anni abbiamo visto tanti nostri amici in difficoltà di fronte a test di ammissione – ricorda Andrea Chirolli, CEO di Futura -. Mentre alcuni di noi riuscivano  proseguire nella carriera universitaria, altri restavano bloccati tra diploma e università, non potevano studiare quello che avrebbero voluto o dovevano aspettare un anno per ripetere la prova».

Un problema noto, per il quale non è certamente facile trovare una soluzione. Probabilmente, proprio per questo i giovani imprenditori di Futura hanno messo a frutto l’esperienza maturata all’estero per tornare in Patria e concentrarsi su una soluzione.

«Ci siamo resi conto come in realtà il vero problema non fosse tanto nelle competenze – riflette Chirolli – Si trattava invece del metodo corretto per studiare in preparazione ai test, perché il nostro sistema educativo è finalizzato alla ripetizione orale, mentre in questi casi serve decidere e agire molto rapidamente».

La rapida crescita dell’azienda è la migliore conferma di quanto l’idea sia valida. Oggi il gruppo può infatti contare su un totale di un centinaio di persone. Una trentina delle quali al servizio diretto, ai quali si affianca un gruppo di docenti specializzati. A disposizione ormai di oltre duemila studenti.

Oltre alla visione internazionale maturata sulla tecnologia, le relative soluzioni e soprattutto il modo di proporle, alla base di questo fenomeno tutto italiano c’è una per nulla scontata visione della realtà. «Per adesso restiamo concentrati sui test standard. Per esempio, il GMAT test per determinare l’attitudine personale agli studi aziendali a livello universitario e post-universitario, è utilizzato in molti Paesi. Nel frattempo stiamo pensando a come espanderci anche su argomenti più specifici».

Il board di Futura: Andrea Chiolli, Francesco Salvatore, Lorenzo Pinto

La prova dei fatti

Alla base di tutto, un aspetto tanto interessante quanto delicato, in particolar modo in questo periodo. Uno dei punti fermi Futura non è tanto spiegare all’utente le tecnologie utilizzate, ma mostrarne loro il potenziale pratico. Un approccio all’apparenza banale, in realtà molto più delicato di quanto possa sembrare.

«Il nostro assistente virtuale rilasciato di recente si basa su algoritmo di intelligenza artificiale, utile per aiutare a essere più vicino alle esigenze e alle abitudini degli studente. Inoltre permette di garantire la stessa qualità educativa, portando su larga scala concetti altrimenti impossibili da gestire per un singolo docente chiamato a seguire moltissimi studenti».

Entra in gioco un altro aspetto molto delicato. Strumenti educativi online e assistenti virtuali vengono spesso considerati in concorrenza con il personale docente. In questo caso invece, si parla di supporto, un aiuto per organizzare attività gestendo meglio il tempo e migliorando la qualità del supporto educativo. Qualcosa di non molto diverso a quanto successo in passato con una lavagna luminosa o più di recente una LIM.

«La possibilità di interagire con un assistente a qualsiasi ora di qualsiasi giorno è qualcosa fuori dalla portata di un docente. Così come il supporto nella creazione del materiale didattico. In realtà credo possiamo affermare di semplificare il lavoro di un docente».

Al servizio dei docenti prima ancora degli studenti

Serve però un passaggio molto delicato, soprattutto in Italia. La necessità di evolvere dal ruolo di semplice insegnante concentrato sulle nozioni a quello sui metodi di studio, sull’organizzazione. «A fine lezione, la nostra piattaforma crea un riassunto per gli studenti e relativi quesiti. Per il professore, significa risparmiarsi tutta la parte di creare esercizi, ripetere concetti e potersi concentrare sulla qualità dalla didattica».

In un paese dai crescenti toni conservatori, il progetto Futura potrebbe all’apparenza sembrare rivolto a una cerchia ristretta. Per chi è invece abituato a vedute più ampie e ha studiato attentamente il proprio mercato, la soluzione non è però difficile. Se oggi si discute tanto di argomenti come intelligenza artificiale e relativi timori, con buona probabilità è perché si diffonde l’idea di una tecnologia molto complessa, alla portata di pochi se non gli addetti ai lavori.

Al di là dell’effetto mediatico, un discorso tutto sommato relativamente utile. «Crediamo che ai nostri clienti non interessi parlare di IA . Preferiamo spiegare loro l’impatto, aiutarli a capire come possano migliorare. A una persona in genere serve capire come sfruttare uno strumento e non cosa ci stia dietro».

Una situazione spesso resa più complicata dall’orgoglio, giustificato, di un imprenditore nel voler spiegare in dettaglio una tecnologia proprietaria, creando inevitabilmente una sorta di chiusura a riccio, e relative parure,  in chi non ha i mezzi per comprenderne i dettagli. È solo il segnale più evidente dei vantaggi di seguire un percorso di formazione aperto, meglio ancora se internazionale, per poi mettere a frutto i risultati nella maniera desiderata. Nel caso di Futura, cercando fortuna nel proprio Paese di origine.

Dove però, inevitabilmente ci si scontra con un altro problema ormai storico. «In Italia è trovare le competenze. Nel nostro campo, non c’è assolutamente carenza di lavoro. Anzi, la vera sfida del momento per noi è riuscire ad aggiungere nuove risorse. La maggior parte di profili sono cresciuti internamente, ma questo ha inevitabilmente ripercussioni sui costi e sui tempi».

In realtà, poco di nuovo. Argomenti però sul quale non ci si può rassegnare ed è sempre importante tenere attuali. La buona notizia è come comunque Futura abbia intenzione di mantenere le radici operative in Italia, pur puntando all’internazionalizzazione, e senza rinunciare a progetti di crescita .

«Stiamo lavorando prima di tutto sull’espansione nel mercato nazionale – conclude Chirolli -. Attualmente siamo verticali sui test di medicina e professioni sanitarie. Di recente abbiamo lanciato anche economia, ingegneria e psicologia e intendiamo completare le materie per dedicarci poi alle forze armate. Nel frattempo, guardiamo anche ad altri Paesi, a partire dagli USA, attraente per il potenziale mercato, meno frammentato di quello europeo, e dove è anche più agevole la raccolta di capitali indispensabili per la crescita».

 

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