Il telefono, la tua voce ma anche il tuo viso

Con la convergenza su rete Ip e l’affermazione della banda larga, la videocomunicazione trova nuovi ambiti di diffusione, utilizzando molteplici dispositivi, tra i quali pc, telefoni fissi o mobili e anche televisori appositamente predisposti.

Le applicazioni video in ambito aziendale hanno una storia abbastanza recente ma complessa. Nata come semplice unione di telecamere e computer, oggi la videocomunicazione è convergente alla telefonia. La spinta è venuta da Internet, rete di trasporto comune. Se, infatti, in passato era necessario strutturare appositamente una rete per veicolare il video e le soluzioni Isdn richiedevano architetture e dispositivi dedicati al servizio, attualmente, l’integrazione e la flessibilità si legano al protocollo Tcp/Ip. I contatti possono avvenire con molteplici dispositivi, dai tradizionali desktop ai telefoni fissi (aperti alla parte video), ai videotelefoni mobili, ai televisori predisposti.


Fino a qualche tempo fa, i costi rappresentavano un limite alla diffusione effettiva della videocomunicazione sia dal punto di vista degli investimenti iniziali in infrastruttura sia da quello della gestione quotidiana. A questi si sommava la difficoltà di utilizzo, per l’esistenza di sistemi separati, il cui impiego era sporadico e spesso in condivisione tra persone diverse.


Ora le cose stanno cambiando – spiega Gianluca Ferré, business development manager Ip Communication Cisco Systems Italia -. Siamo agli inizi della convergenza vera e propria, si ha una maggiore continuità di utilizzo e si sta superando la tradizionale separazione tra le soluzioni dedicate esclusivamente alla comunicazione video e le altre. I mercati sono maturi e le applicazioni video vengono integrate nella struttura unica di comunicazione aziendale, come era già avvenuto per la voce, con le soluzioni di Ip telephony“.


A livello business, la videocomunicazione è vista come un mezzo per comunicare meglio, che presuppone una grande interattività tra i partecipanti e la disponibilità di banda per gestire i flussi video bi e multi direzionali, mettendo in collegamento non solamente uffici diversi all’interno della medesima sede o campus ma aziende differenti.

L’affermazione degli standard


Inizialmente, i sistemi di videoconferenza erano basati sulle reti pubbliche, come Isdn. Si contattava l’interlocutore, stabilendo anche una serie di chiamate in parallelo, garantendosi la banda sufficiente e si procedeva a comunicare in contemporanea. “Questa architettura era abbastanza onerosa – prosegue il manager -, ma nel tempo è evoluta verso la rete Ip, aprendosi agli standard“. Il più diffuso, trovando supporto sia lato terminali sia lato componenti di rete, è l’H.323 (multimedia communication over packet-switched networks), metodologia utilizzata dai vari terminali video per trovare le controparti e instaurare le chiamate, grazie al quale i sistemi di vendor differenti riescono a interoperare. A questo si affianca il meno maturo ma molto promettente Sip (Session Initiation Protocol) che, in prospettiva, sposterà la videoconferenza in direzione degli utenti mobili, permettendo l’integrazione anche con sistemi di instant messaging. “In questo momento, la sua standardizzazione è limitata – puntualizza Ferré -, e riguarda alcune funzionalità di base di fonia e per il trasporto dei messaggi, mentre è in corso quella per i servizi evoluti“.


H.323 e Sip sono meccanismi di controllo del set up delle comunicazioni, che permettono lo scambio di capacità tra i diversi terminali. Esistono, poi, altri protocolli sviluppati in modo proprietario dai vendor che consentono di realizzare soluzioni particolari.

Il fattore abilitante


È la banda larga che permette alla videocomunicazione di prendere piede, consentendo di mantenere a un livello contenuto i costi delle chiamate sia in rete locale che geografica, grazie ai collegamenti Adsl o Hdsl che consentono il transito delle chiamate video. Anche i prezzi dei terminali stanno scendendo, ma per raggiungere una vera e propria diffusione di massa della videoconferenza è fondamentale rendere questi sistemi “personali”. “Bisogna dare la possibilità a chi ha accesso a un semplice telefono di videocomunicare – dice Ferré -. L’amministratore di sistema deve realizzare una rete efficace che sia sicura e permetta la qualità del servizio“.


Si può quindi affermare che le linee guida sono la convergenza sul trasporto video, voce e dati, sul controllo e la semplicità d’uso (l’utente non è più costretto a prenotare la sala di videoconferenza e mandare un invito agli interlocutori indicando ora e modalità di incontro). “I mondi sono così interrelati – aggiunge il manager – che le soluzioni sul mercato da un anno circa fanno sì che un telefono Ip possa parlare con il pc dotato di Webcam che ha di fianco, sfruttandone il monitor, realizzando così una postazione di videotelefonia“. I terminali di ultima generazione, poi, riescono a gestire bene anche il disallineamento voce/video, garantendo, in genere, la sincronizzazione. Un ulteriore elemento di integrazione tra il sistema telefonico e quello video che sta iniziando ad affacciarsi è quello della messaggistica, importante per la comunicazione interna, che potrebbe rappresentare il ponte che ci conduce verso la videocomunicazione differita.

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