Il tablet? Dal Post-Pc al Pc-Plus

Prosegue a distanza la querelle tra analisti di mercato. Tra chi crede che il tablet sia da annoverare tout court tra i client e chi è convinto che faccia ancora mondo a sé. Ma complementare.

La questione più che giocarsi sui numeri si gioca sulla diversità di approccio.
Così, quando la scorsa settimana Canalys ha rilasciato la sua nota, nella quale sosteneva che a Apple spettasse il primo posto nella graduatoria dei produttori di di pc client, non tutti gli altri analisti sono sembrati d’accordo.

Per Canalys, abbiamo avuto modo più volte di precisarlo nei mesi scorsi, i tablet devono entrare a tutti gli effetti nel novero dei pc client, così come lo furono a loro volta i netbook, e pesare nelle metriche del comparto.

Gartner e Idc, giusto per citare due tra le più quotate società di analisi, non concordano, e continuano a lasciare i tablet in una categoria a se stante, nonstante i successi di iPad e del Kindle Fire di Amazon.

Ed è il responsabile della sezione Clients e Displays di Icd, Bob O’ Donnell, a spiegare il perché.

Nella sostanza, la scelta di Canalys corrisponde a una visione lanciata da Apple e sposata da altri osservatori, secondo la quale con l’arrivo di iPad avrebbe avuto inizio la cosiddetta era Post-Pc.
Ed è proprio con quest’ultimo concentto che O’Donnell si trova in disaccordo:  “Non siamo entrati nell’era Post-Pc – sostiene in una intervista rilasciata a News.com in questi giorni – semmai in un’era Pc-Plus, nella quale si possiede un pc e qualche altro dispositivo“.
Il tablet, dunque, sarebbe semplicemente un dispositivo che si aggiunge alla normale dotazione di un individuo.
Ci sono cose che semplicemente non si possono fare su un tablet, altre per le quali la tastiera fisica è importante, altre ancora che richiedono capacità computazionale elevata: in questi casi è normale continuare a utilizzare un pc, così come finora si è fatto.

Per altro, ricorda O’Donnell, anche le applicazioni rilasciate, ad esempio da Adobe, per le interfacce touch, non sostituiscono le applicazioni desktop, ma sono pensate per essere complementari a esse: possono essere utilizzate per l’abbozzo e i primi schizzi dell’idea, ma devono poi essere trasferite alle versioni client di Illustrator o Photoshop per essere completate. E richiedono potenza di calcolo e strumenti precisi, quale, ad esempio, il mouse.

E se alla fine tutto questo dibattito potrà sembrare di lana caprina per l’utente finale, in effetti non lo è per i produttori, che si chiamino Apple, Amazon o Hp.
Comprendere questa dinamica potrebbe aver un senso importante per lo sviluppo delle loro strategie di prodotto future.

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