Il system management di Tivoli diventa autocurativo

In una tornata ricchissima di novità su vari fronti, la divisione di Ibm ha soprattutto concretizzato quanto a suo tempo annunciato con il progetto eLiza. La nuova filosofia è improntata al Business impact management.

Una trentina di prodotti sono andati ad aggiornare o ad arricchire il portafoglio di system management proposto da Ibm attraverso il brand Tivoli. Sotto il cappello comune del “Business impact management”, la divisione di Big Blue ha riorganizzato e potenziato l’offerta, per contrastare la crescente tendenza del mercato a proporre prodotti di system management più economici, che richiedono meno risorse e offrono un più rapido ritorno sugli investimenti. Ma, soprattutto, si sta concretizzando la strategia nascosta dietro il progetto eLiza, volta a creare applicativi capaci di auto amministrarsi e autoprevenire possibili malfunzionamenti. «Gli attuali prodotti sono progettati per lavorare in real time – ha spiegato Jeff Smith, vicepresidente Configuration and Operation Products di Tivoli Software – ma per essere anche predittivi devono poter monitorare e analizzare le informazioni storiche, così da poter delineare delle tendenze».
Per questo, un elemento centrale della nuova tornata di annunci è l’Enterprise Data Warehouse, un repository basato su Db2 per i dati di system management. Esso si combina con un’altra novità, il Service Level Advisor, per poter prevedere i possibili blocchi, basandosi su metriche di analisi delle performance e informazioni sul livello di servizio, avviando anche automaticamente azioni capaci di assicurare che le risorse di sistema siano in linea con i definiti livelli di servizio. Enterprise Data Warehouse è un componente software che Ibm intende rilasciare gratuitamente

Complessivamente, la strategia legata al Business impact management vorrebbe, nei piani di Ibm, consentire agli utenti di gestire le risorse di sistema basandosi su obiettivi di business, piuttosto che su strategie tecnologiche. In futuro, secondo quanto indicato da Smith, questa logica potrebbe anche estendersi, per consentire una gestione delle risorse basata su regole e policy di business, così come livelli di servizio. «Questo consentirà agli end user di ridurre i costi non solo prevenendo i malfunzionamenti, ma anche impiegando meno personale per il system management», ha aggiunto Smith.

Ci sono voluti circa sedici mesi di lavoro a Ibm per arrivare all’attuale configurazione d’offerta, che fa leva ormai su 32 soluzioni pacchettizzate, mentre prima c’erano 170 prodotti singoli. Per esempio, i Tivoli Manager for Db2, Oracle e Informix sono stati raccolti in un unico Monitoring for Databases, con connettori per ciascun database. Lo stesso è avvenuto per i prodotti di gestione degli Erp (Sap, Oracle, PeopleSoft e Siebel). Altre combinazioni di prodotti riguardano, fra l’altro, NetView ed Enterprise Console, così come Software Distribution e Inventory, confluiti, questi ultimi, in Tivoli Configuration Manager. Un certo miglioramento è stato anche sul piano dei tempi di installazione, ridotti, secondo il costruttore a 45 minuti. Certo, sarebbe una vera manna per chi lavora in azienda con questo genere di prodotti e che spendono giorni o anche mesi per l’implementazione. Va poi sottolineato come una parte dei nuovi prodotti sia stata sviluppata in Italia, nel laboratorio software Ibm di Roma.

Tra le altre novità, va infine menzionato Tivoli Switch Analyzer, progettato per l’autodetection e gestione dei dispositivi di rete a livello due. Consolidata anche l’offerta per il mondo storage, con un unico Manager (in versione 5.1), che integra i prodotti Data Protection e Disaster Recovery. Nel complesso dell’offerta Tivoli, è stato inserito anche il prodotto Directory Server 4.1, prima sotto l’ala diretta di Ibm e anch’esso sarà rilasciato gratuitamente agli utenti Tivoli.

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