Il promettente mercato delle Pmi

Così lo definisce la società di ricerca Sirmi in un recente convegno organizzato da Assintel e dalla Fed, in collaborazione con la Camera di Commercio di Milano, per indagare il grado di propensione agli investimenti in nuove tecnologie da parte delle piccole e medie imprese italiane

24 maggio 2002 Cresce la propensione all’investimento in nuove
tecnologie da parte della Pmi di casa nostra, specie se l’argomento sono
Internet e i nuovi sistemi di comunicazione. È, infatti, un quadro
sostanzialmente soddisfacente quello che Enrico Acquati, direttore ricerca Area
Mercati di Sirmi, ha dipinto in occasione del consueto appuntamento organizzato
da Assintel e dalla Fed, in collaborazione con la Camera di Commercio di Milano,
per sondare il grado di digitalizzazione delle realtà aziendali di piccole e
medie dimensioni.

A fare da
campione, un panel costituito da circa mille aziende italiane con un numero di
dipendenti compreso fra i 10 e i 199, che operano in settori quali industria,
distribuzione, servizi e finanza. Appurato che la quasi totalità delle indagate
ha compiuto un primo passo verso l’automazione – dichiarando di possedere almeno
una postazione pc -, il dato più rilevante che emerge dall’indagine è il forte
incremento registrato nell’intensità di utilizzo dei servizi Internet come
strumenti di comunicazione. A farsi strada sono soprattutto applicazioni di
nuova generazione come gli Sms, i servizi Wap e quelli legati alle reti Gprs
che, seppur ancora modesti, mostrano ampie prospettive di crescita per il
futuro. A diminuire sono, invece, le comunicazioni attraverso rete fissa, mentre
quelle da mobile continuano a crescere, ma a ritmi più ridotti rispetto agli
anni passati.

La quasi totalità delle aziende del campione risulta avere
un collegamento a Internet che, nel 60,2% dei casi utilizza per mettere online
informazioni di tipo istituzionale e, per un altro 35%, per rendere disponibile
sul Web il proprio catalogo prodotti. Ma a quanto pare, la propensione degli
intervistati per il prossimo futuro sembra andare verso una direzione in cui, al
sito tradizionalmente inteso, si tenderà sempre di più ad affiancate attività
per il commercio elettronico e la gestione dei rapporti con il cliente. In poche
parole, da sito vetrina a strumento di business, un vero invito a nozze per i
fornitori di tecnologie che sapranno coglierne le potenzialità.

Ma non sono tutte rose e fiori
Occorre non
dimenticare che, nel nostro Paese, la spesa media affrontata dalle piccole e
medie imprese in nuove tecnologie varia da un minimo di 8mila euro, a un massimo
di 254mila euro. Una cifra ancora troppo esigua se quel che s’insegue è il sogno
di un’economia digitale. Allo stesso tempo,
però, il mercato mostra chiari segni di crescita che difficilmente si
trasformerà in business per i fornitori It se quest’ultimi non sapranno cogliere
l’esigenza degli attori con i quali si raffrontano. Non dimentichiamo, infatti,
che l’89,5% degli interpellati che non possiedono un sito all’interno della
propria azienda sostengono di non essere interessati a implementarlo perché non ne comprendono il bisogno, mentre un ben più esiguo, ma pur sempre rilevante 9,8% sottolinea le difficoltà connesse alla riorganizzazione delle proprie attività interne qualora una parte del business divenisse virtuale.

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