Il mutevole panorama delle Tlc europee

Da un lato, Telecom Italia prova a spostare Tim nell’ambito di Tecnost, maviene bloccata da azionisti, politici e opinione pubblica. Dall’altro,Mannesmann prova a resistere all’Opa ostile di Vodafone dividendosi in due.

Megafusioni e acquisizioni stanno mutando in continuazione il panorama
liberalizzato delle telecomunicazioni europee. Le ultime mosse in materia
riguardano, in modo diverso, la realtà italiana. Più noto e diretto è
il
caso di Telecom Italia, la cui nuova dirigenza, subentrata dopo l’Opa
riuscita di Olivetti, sta ora cercando di rientrare dai 28mila miliardi di
debito accumulati nel takeover dello scorso maggio. In questo contesto si
collocava il tentativo di spostare la remunerativa Tim (telefonia mobile)
all’interno di quella specie di scatola vuota che è Tecnost. Ma la reazion
e
contrariata degli azionisti, in prima battuta, e poi dei politici e
dell’opinione pubblica in generale ha consigliato a Roberto Colaninno e
soci di soprassedere a una mossa dal puro valore finanziario, ma poco
rispettosa dei risparmiatori. Non è un caso che, all’indomani
dell’ufficializzazione della rinuncia, il titolo Telecom è subito risalito
e anche Tecnost si è prodotta in risultati ottimi in Borsa. Peraltro, la
prima compagnia telefonica nazionale sarebbe un bersaglio naturale di
un’acquisizione, visto il deprezzamento del titolo seguito all’Opa di
maggio, se il Governo italiano non possedesse il "golden share" e, dunque,
non avesse il potere di bloccare ogni tentativo in tale direzione.
Ora, l’ipotesi più probabile è che Telecom scorpori Tin, il più import
ante
Isp italiano e lo quoti in orsa, per recuperare denaro fresco. Colaninno e
soci sperano che possa ripetersi l’exploit di Tiscali. Secondo gli esperti,
Tin potrebbe valere nel suo complesso, oltre 18mila miliardi di lire, per
cui anche una vendita parziale potrebbe contribuire a ridurre
significativamente l’indebitamento sopracitato.
L’altro fronte aperto in Europa è quello che coinvolge Vodafone e
Mannesmann, con il provider mobile britannico intenzionato ad acquisire e
il conglomerato tedesco che cerca di resistere a un’Opa ostile arrivata a
superare i 130 miliardi di dollari. La quotazione pubblica del gruppo
automotive ed engineering di Mannesmann è stato anticipato a metà 2000 e
l’intenzione della compagnia tedesca è di mantenere solo metà delle azio
ni
di quest’area, per meglio posizionarsi come società di telecomunicazioni.
Dunque, rimarrebbero nell’orbita Mannesmann anche le italiane Infostrada e
Omnitel, insieme al carrier mobile britannico Orange, che la casa teutonica
è sul punto di assorbire. Mannesmann aveva originariamente previsto questo
split in due per l’inizio del 2001, ma il tentativo di Vodafone ne ha
accelerato le intenzioni.

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