Il gateway di Monfalcone guarderà al Far East

Un mega progetto di Unicredit e Apm Terminals punta sui minori tempi di percorrenza rispetto ai porti del Nord Europa

Un miliardo di euro di investimenti, oltre 3 milioni di container e 440mila tonnellate di Co2 evitate ogni dodici mesi. Sono questi numeri del mega progetto della piattaforma logistica e portuale di Trieste e Monfalcone, presentato a metà dicembre su iniziativa di Unicredit e Apm terminals (del guppo Moller Maersk, uno dei leader mondiali nel settore della logistica) e con il forte coinvolgimento dello Stato (300 milioni di investimento), che dovrebbe rivoluzionare il trasporto merci nella regione del Nord est. La piattaforma s’inserisce nel più ampio progetto della Piastra logistica integrata del Friuli Venezia Giulia, che prevede a Trieste il raddoppio del Molo VII (capacità aggiuntiva di 1,2 mln di Teu) e a Monfalcone, la realizzazione di un nuovo Gateway, interamente automatizzato. Il progetto si integra, poi, con il potenziamento, già in atto, del gateway di Vado Ligure.

Traffico container in ripresa
L’idea di un nuovo polo logistico nell’Alto Adriatico non nasce ovviamente dal caso ma da un’analisi dei trend globali e di settore, espressa in modo dettagliato nell’executive summary rilasciato da Unicredit e Apm. Il documento prende le mosse dalla situazione del traffico internazionale dei container, legata a doppio filo alla situazione economica internazionale: dopo una fase di straordinaria espansione, che si è protratta per oltre un decennio con tassi di crescita medi annui che hanno superato l’11% , alla fine del 2008 il traffico marittimo ha mostrato segnali di rallentamento, registrando una netta battuta d’arresto (-9,4%) nel corso del 2009. Nella seconda metà del 2010 si è invece assistito a una decisa ripresa che, secondo le ultime stime, porterà a segnare +10,8% a fine 2010, superando così i volumi movimentati nel 2008.

Il Nord Europa domina
Nel contesto globale il mercato europeo dei container è oggi uno dei principali in termini di volumi movimentati (circa 100 mln di Teu nel 2008), ed è dominato dai grandi porti del Nord Europa, che da soli movimentano circa il 50% del traffico container europeo. La loro quota di mercato è ulteriormente aumentata a partire dal 2003, a discapito degli scali mediterranei. I grandi porti del Nord, infatti, possono contare su servizi portuali affidabili, ampi spazi disponibili per la logistica avanzata e reti di collegamento terrestri efficienti. Considerato che per i prossimi anni i traffici Europa – Far East sono attesi in ulteriore crescita per via della netta ripresa delle economie orientali, è evidente che anche i porti del Mediterraneo possono avere grandi opportunità di crescita per via della favorevole posizione geografica.

L’Italia vale meno di Rotterdam
Questo è il caso anche dell’Italia, che nel panorama europeo al momento gioca un ruolo estremamente ridotto: nel 2009 i porti nazionali hanno movimentato circa 9 milioni di Teu, meno di quanto registrato dal solo porto di Rotterdam(9,7 mln di Teu). Il traffico che interessa il nostro paese è tra l’altro sempre più insidiato dalla concorrenza crescente del Nord Africa e dei paesi dell’Europa Orientale soprattutto per quanto riguarda il transhipment puro. È il caso, ad esempio, della Slovenia, che vuole fare del porto di Koper uno dei principali scali dell’Alto Adriatico (obiettivo 1 milione di Teu). Eppure il nostro paese, grazie alla sua posizione geografica, rappresenta una via d’accesso privilegiata per le  merci che si muovono lungo la rotta Europa -Far East.

Un’alternativa economica
In questo contesto si colloca la scelta di UniCredit e di Apm Terminals di promuovere un Gateway duale, polarizzato a est da Trieste e Monfalcone e a ovest da Vado Ligure, in grado di sviluppare un’alternativa credibile ed efficiente ai porti del Northern Range. Secondo le due società esiste, infatti, un’ampia porzione di mercato contendibile con gli scali settentrionali, rappresentata dall’area che si estende dalla Francia Sud e Orientale, alla Svizzera, alla Baviera, all’Austria all’Europa dell’Est. In particolare per il commercio con l’Estremo oriente una rotta con scalo diretto a Monfalcone presenta un vantaggio competitivo in termini di tempi di percorrenza (e dunque di costi) rispetto ai principali porti del Northern Range, calcolabile in circa 9 giorni e 340 euro per Teu.

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