Home Soluzioni Agricoltura Il futuro dell’agricoltura? secondo Dell è data-driven

Il futuro dell’agricoltura? secondo Dell è data-driven

La popolazione mondiale ha raggiunto gli 8 miliardi di persone, un numero destinato a crescere nel corso dei prossimi decenni: entro il 2050, infatti, si stima che potremmo raggiungere la soglia dei dieci miliardi.

Numeri, questi, che ci costringono ad interrogarci sul futuro del pianeta e su come riusciremo a sfamare un numero così grande di persone, salvaguardando al contempo la rigenerazione delle risorse naturali e l’ambiente.
Il tutto in un contesto segnato dal cambiamento climatico, dalla crisi alimentare globale, acuita dallo scoppio della guerra e dal caro energia che rendono sempre più difficile e critica la sopravvivenza delle imprese del settore agricolo.

Secondo Luigi De Vizzi, Sales Director Medium Business di Dell Technologies Italia, la tecnologia e le soluzioni digitali basate sui dati possono contribuire ad affrontare, almeno in parte, queste difficoltà. Non si tratta di una novità assoluta: in molte parti del mondo, gli approcci digitali innovativi hanno già cominciato a rivoluzionare il settore agricolo; in altre regioni, invece, dominano ancora pratiche convenzionali, ormai datate, che danneggiano il sistema invece che sostenerlo.

L’utilizzo di algoritmi avanzati di machine-learning e di intelligenza artificiale, sommati al corretto utilizzo dei dati, possono aiutare a superare le barriere culturali, come ad esempio quelle dei proprietari terrieri più piccoli, a volte più refrattari ad adottare tecnologie agricole più avanzate.

La resistenza al progresso e al cambiamento è solo uno dei problemi che frenano la trasformazione digitale del settore agroalimentare: in diverse parti del mondo, la produzione rurale soffre ancora della mancanza di infrastrutture ICT adeguate, con una conseguente inefficienza del sistema. Non è però più tempo di aspettare: l’accesso alle risorse informatiche deve essere olistico e poter contare su una connessione Internet ad alta velocità.

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È quest’ultima, infatti, che rende possibile l’utilizzo di tecnologie e sensori che abilitano un approccio data-driven. La raccolta dei dati e la loro corretta gestione aiuta a ottenere gli insight necessari per rendere l’agricoltura più efficiente e più rispettosa dell’ambiente, a controllare la gestione dei parassiti, dell’acqua e di altri integratori sul campo. I sensori piantati nel suolo forniscono agli agricoltori importanti informazioni sulla composizione e la fertilità del terreno, aiutandoli a individuare le colture migliori per un determinato luogo.

L’obiettivo comune è quello di mantenere stabili le scorte alimentari per le generazioni future, dal momento che il settore agricolo è tra quelli che risente maggiormente del cambiamento globale del clima.

Si stima che una migliore connettività per il settore agricolo porterebbe a una crescita del PIL globale di 500 miliardi di dollari entro la fine del decennio, segnando un miglioramento decisivo della produttività del 7-9% per il settore, grazie al fatto di poter svolgere le operazioni agricole più convenzionali con strumenti avanzati.

L’introduzione di nuove tecniche come l’agricoltura verticale o autonoma, l’utilizzo dei droni, così come l’implementazione di nuove tecnologie riduce i tempi di inattività, minimizzando gli sprechi del raccolto dovuti a guasti delle attrezzature e dei macchinari. Tuttavia, se queste iniziative non saranno sufficientemente connesse e supportate, i progressi saranno lenti, e le aziende agricole e zootecniche di piccole e medie dimensioni continueranno a operare secondo le pratiche convenzionate e poco sostenibili.

Luigi De Vizzi, Sales Director Medium Business di Dell Technologies Italia
Luigi De Vizzi, Sales Director Medium Business di Dell Technologies Italia

L’agricoltura rappresenta la spina dorsale dell’economia di molte nazioni, tra cui certamente l’Italia. La spinta evolutiva che la tecnologia può imprimere al settore agricolo, e di conseguenza ai Paesi, pone i Governi di fronte a decisioni complesse: oltre a fornire infrastrutture e capitali per supportarne lo sviluppo, si devono mettere in atto una serie di iniziative che garantiscano che i dati, una volta raccolti, siano standardizzati, aperti e facilmente accessibili.

Il freno alla spinta verso la digitalizzazione per molti enti governativi è prettamente economico: si stima che l’introduzione e la messa a terra di innovazioni della portata di quella descritta abbia ha un costo minimo iniziale di circa 10mila dollari per ogni chilometro di cavo rurale in fibra ottica; una spesa difficile da assorbire nel breve periodo.

Per poter potenziare ed efficientare l’infrastruttura con l’obiettivo di migliorare la produzione agricola, soddisfare il fabbisogno mondiale alimentare in continua crescita, rispettando al contempo l’ambiente e mantenendo sotto controllo il consumo energetico e l’ecosistema dei terreni agricoli, occorre ragionare in termini di medio-lungo periodo.

Se guardiamo il nostro Paese, sembra che gli agricoltori italiani si stiano accorgendo del valore che un approccio data-driven può avere per il settore: secondo i dati dell’Osservatorio Smart Agrifood del 2021, l’agricoltura 4.0 ha generato in Italia un fatturato di circa 1,6 miliardi di euro, con una crescita del 23% rispetto all’anno precedente. Nel 2021 è cresciuto anche il numero di agricoltori che ha adottato tecnologie 4.0 (oltre il 60%, +4% dal 2020); ciò ha contribuito a raggiungere, da parte delle aziende agricole, il 6% di superficie coltivata (l’obiettivo è di arrivare al 10% entro il 2025).

In questo scenario, è chiaro come diventino sempre più importanti gli incentivi, come ad esempio quelli promossi dai PSR (Programmi di Sviluppo Rurale) e dal Piano di transizione 4.0: sempre secondo l’Osservatorio, l’84% degli agricoltori ritiene che abbiano avuto un impatto determinante sulle loro scelte di investimento.

Una cosa sembra certa: è giunto il momento di investire e pianificare il futuro dell’agricoltura, per la sopravvivenza di tutti.

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