Ibm sforna una linea di sistemi solo per Linux

La nuova gamma OpenPower, basata su chip Power5, funziona solo con il sistema operativo del pinguino.

13 settembre 2004

Ibm ha lanciato OpenPower, una nuova linea di server che funziona solo con sistema operativo Linux. La gamma è equipaggiata con processori Power5 ma, secondo fonti vicine alla società, non utilizza Aix e i5/Os, i sistemi operativi di Big Blue che normalmente equipaggiano le macchine basate su chip Power.


Ibm sfrutta attualmente due varietà di processori Power: il PowerPc 970 per i server blade e i Power4 e Power5 per sistemi più potenti. Non è escluso che i nuovi OpenPower possano in futuro avvalersi anche del PowerPc 970.


L’intento di Ibm è “massificare” il più possibile la diffusione della propria piattaforma hardware ed, evidentemente, il produttore ha individuato in Linux il modo migliore per farlo. Per rinforzare il proprio appeal, gli OpenPower saranno probabilmente caratterizzati da prezzi particolarmente aggressivi, così da competere non solo con le macchine Unix low end di Sun ma anche e soprattutto con l’universo di server x86 di Intel (con Xeon) e Amd (con Opteron), perlomeno con quella porzione che già fa utilizzo del sistema operativo del Pinguino.


Per colmare il divario con le macchine x86 Ibm dovrà tuttavia percorrere parecchia strada: secondo Idc, lo scorso anno la piattaforma x86 ha sfornato ben 4.7 milioni di macchine, contro i circa 118mila Power venduti.


L’attaccamento di Big Blue alla propria architettura Power non è certo una novità. In gennaio la società aveva già manifestato l’intenzione di andare verso un progressivo allineamento dei prezzi con il mondo x86, mentre in maggio ha cominciato a rivelare ai produttori di hardware qualche dettaglio del design della piattaforma.


L’iniziativa di Ibm è anche l’ultima mossa di un piano preciso per rafforzare il business Linux, già supportato da investimenti di miliardi di dollari e da più di 300 programmatori impegnati sullo sviluppo del sistema.

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