Ibm insegna ai clienti l’autonomic

In fase di realizzazione un blueprint per aiutare nella comprensione e nell’implementazione di un’architettura di autonomic computing.

10 aprile 2003. In arrivo un blueprint di Ibm per aiutare i suoi clienti a progettare e costruire un ambiente di autonomic computing. La risorsa include un metodo per assemblare le tecnologie di diversi fornitori nello sviluppo di un progetto aperto per automatizzare la gestione dei sistemi informativi.

L’intenzione è di gettare le basi per un approccio comune nella realizzazione di un sistema di autonomic computing e per il monitoraggio e l’analisi dell’ambiente preesistente. Il ciclo di analisi prevede di registrare alcune informazioni, prendere delle decisioni e tarare il sistema di conseguenza.

L’autonomic computing, che Ibm sta spingendo da un anno, non è altro che un ambiente in cui lo scopo principale è permettere che i sistemi informativi si gestiscano e si ottimizzino da soli, in modo da ottimizzare le spese.

Ibm ha anche reclutato una serie di sviluppatori che stanno lavorando a quattro tecnologie distinte, la prima partorirà un tool di log and tracing per la determinazione dei problemi.

In seconda istanza si sta lavorando a un agente in grado di realizzare ambienti che seguano regole precise e che minimizzino le problematiche legate allo sviluppo degli algoritmi complessi necessari.

La terza tecnologia su cui si sta lavorando, dovrà individuare le falle dei sistemi e i potenziali problemi prima che possano coinvolgere le performance dei sistemi e l’esperienza dell’utente finale.

Infine, la gestione degli ambienti eterogenei, che sfrutta lo standard di misurazione delle risorse Arm, ha come scopo l’identificazione delle cause dei colli di bottiglia tramite l’analisi dei tempi di risposta e il reporting dei segmenti di flussi di processo.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome