Ibm e il self service delle risorse It

Dave Bartlett, direttore dello sviluppo dell’Autonomic computing di Big Blue ci spiega le strategie per l’autogestione dei sistemi.

21 luglio 2004

Ridurre al minimo l’impatto umano nella gestione e nel controllo dei sistemi It. A questo tendono le tecnologie di autonomic computing.


Ma perché, verrebbe da domandarsi? Anzitutto, per ridurre al minimo gli errori, ancora per consentire al sistema informativo aziendale di funzionare come un ecosistema perfetto, in grado di adattarsi automaticamente alle mutate esigenze degli utenti.


L’autonomic computing, nella definizione che ne da Big Blue, comprende infatti le soluzioni che permettono ai sistemi It di un’azienda di auto-configurarsi, auto-gestirsi, ottimizzare lo sfruttamento delle proprie risorse e auto-proteggersi.


Quella dedicata allo sviluppo del business legato all’autonomic computing è, all’interno di Ibm, una divisione orizzontale, che impiega persone che si occupano di hardware, software e servizi.


Da quest’anno, inoltre, l’organizzazione è stata ridisegnata, con responsabilità e competenze distinte per mercati verticali.


«L’idea sottostante alla filosofia dell’utility computing – precisa Dave Bartlett, direttore sviluppo business nell’area Autonomic Computing di Ibm – è di migliorare la connessione delle tecnologie utilizzate in azienda, asservendole alle esigenze del business. La gestione end-to-end dei processi e l’allocazione dinamica delle risorse It contribuiscono, infatti, a garantire maggiore flessibilità e dinamicità all’azienda, permettendogli di adattarsi in maniera automatica alle mutate condizioni ambientali».


E la roadmap, in questo ambito, sembra voler mantenere le promesse fatte da Big Blue.


Dopo aver annunciato, alcuni mesi fa, la disponibilitá del nuovo database Db2 (Stinger), con funzionalitá di gestione autonoma dei task e dello spazio, Ibm ha anche rilasciato Tivoli Intelligent Orchestrator, che consente di redistribuire in maniera intelligente tutte le risorse It, soprattutto l’utilizzo dello spazio sui server, sullo storage e di utilizzo dei componenti del network, in modo da gestire in maniera intelligente i picchi di lavoro.


È di ieri, poi, il rilascio di una soluzione software (Solution Installation for Autonomic Computing), che facilita lo sviluppo di applicazioni che prevedono la condivisione delle risorse computazionali.


«;Per il prossimo ottobre – sottolinea Bartlett – abbiamo in programma il rilascio di Common Based Event, un tool per il self-healing delle risorse computazionali, che abbiamo già sottoposto a Oasis per la ratifica. In questo ambito, infatti, abbiamo anche creato un gruppo di lavoro, che ci vede coinvolti insieme a Novell, InstallShield e Zero G, nella promozione e nella diffusione di standard universalmente riconosciuti nell’area del computing on demand».

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