I vendor sono pronti per prodotti più ecologici

In Italia la corrente costa più degli altri paesi europei, per cui a maggior ragione le nostre aziende dovrebbero per prime incominciare a riflettere su come gestire meglio le proprie attività e strutture It. Già da qualche tempo, peraltro, i produttor …

In Italia la corrente costa più degli altri paesi europei, per cui a maggior ragione le nostre aziende dovrebbero per prime incominciare a riflettere su come gestire meglio le proprie attività e strutture It. Già da qualche tempo, peraltro, i produttori It, chi più chi meno, stanno metabolizzando questo problema e ponendo particolare attenzione a realizzare soluzioni che vengano incontro alle nuove esigenze di risparmio in un’ottica di green It, tema che è stato il filo conduttore di una tavola rotonda organizzata da Fujitsu Siemens Computers (Fsc) e condotta da Antonio Romano, country manager Italy&Iberia di Idc, all’interno di un convegno sul futuro dell’It, che ha messo a confronto il mondo dei vendor con quello dell’utenza.

Nel prendere per primo la parola, Pierfilippo Roggero, presidente e Ad di Fsc, ha, innanzitutto, ricordato che il mercato dell’It è importante, in quanto vale più di 20 miliardi di euro e ha un milione di lavoratori. Quindi è un settore di peso che deve attrarre l’attenzione del mondo politico, che, purtroppo, spesso dimostra una scarsa cultura in merito. «La tecnologia esiste all’interno della Pa, ma non sono definiti i processi e quindi questo è uno dei primi elementi di criticità del nostro Sistema Paese – ha affermato Roggero -. Per esempio ci sono tante iniziative nelle regioni relative alle carte dei servizi, ma non c’è stato un piano e una regia affinché potessero beneficiare delle best practice di una regione rispetto a un’altra, per cui ci sono state tante duplicazioni di costi e di investimenti, che alla fine danneggiano il paese». Riguardo invece al tema del green It, in un suo precedente intervento Roggero aveva sottolineato il particolare impegno della sua società verso la sostenibilità ambientale, che riguarda tutta l’attività di Fsc, a iniziare dalla R&D alla consulenza fino alla selezione dei fornitori e all’imballaggio biodegradabile.

Concentrato sul tema del green It l’intervento di Dario Bucci, amministratore delegato di Intel in Italia, che ha ricordato come prima del 2001 negli Usa non si guardasse con una certa attenzione alle problematiche energetiche. Da allora è avvenuto il risveglio, che si basa su tre pilastri fondamentali: primo iniziare a fare in casa propria quello che dovrebbero fare i clienti e partner, secondo sviluppare prodotti che facciano qualche cosa di significativo su questo fronte e infine allineare l’industria per creare un ecosistema.

«Intel nel 2001 ha fatto un programma interno con l’obiettivo di ridurre il consumo energetico del 30% entro il 2010 – ha affermato Bucci -. Nel 2006 siamo riusciti a ridurlo del 20%, che corrisponde a 400.000 kilowatt ore, che in termini di consumi significa togliere dalla strada 50.000 macchine. Stiamo progredendo in questa direzione, con operazioni che ci consentono di fare esperienza da condividere con i clienti. Per quanto ci riguarda, sul fronte prodotti la vera rivoluzione avviene nel 2007, quando introduciamo la tecnologia a 45 nanometri, nome in codice Hi-K, transistor rivoluzionario, fatto in modo diverso dal passato, in quanto lo stesso transistor diventa il 20% più veloce nella commutazione, con il 30% in meno di corrente. Da qui nasce una serie di prodotti che rappresentano una rivoluzione anche nel concetto di server, dove la combinazione di risparmio reale, in termini di calore dissipato, e quindi non solo di minor consumo di corrente ma anche di minor necessità di raffreddamento, si aggiunge a prestazioni maggiori e alla possibilità di virtualizzare e consolidare».

Questo si traduce anche in un minor utilizzo di spazio, per cui il tutto porta a un miglioramento concreto delle prestazioni dell’80% rispetto alla generazione precedente di server, e in una diminuzione dei consumi e delle dimensioni dei data center. «Alla fine di quest’anno – ha proseguito Bucci – annunceremo un’architettura di processore che è completamente diversa e produce incrementi dal punto di vista dell’efficienza ancora maggiori, per cui non è solo questione di transistor ma anche di come si progetta il processore stesso e la piattaforma. Un’altra attività recente è che l’anno scorso Intel, Google e il Wwf hanno deciso di lanciare l’iniziativa Climate Savers Computing alla quale oggi aderiscono oltre 200 società nel mondo con l’obiettivo di prendere questo involucro enorme che è il consumo costituito da tutto il computing nel modo e di ridurlo nel 2010 del 50%. Questo impegno, naturalmente, non può coinvolgere solo il processore e la memoria, ma anche chi costruisce i sistemi, il software e l’utente finale. Stiamo parlando di 54 milioni di tonnellate di ossido di carbonio che potrebbero essere rimosse. Ma l’auspicio è che anche il Governo avvii delle policy governative di incentivazione per le aziende in merito al risparmio energetico, per stimolare maggiormente l’interesse attorno al tema green It, come avviene in altri paesi europei».

Matteo Mille, Server e Tools Bu director di Microsoft, a sua volta ha sottolineato che per Microsoft «l’innovazione è linfa, in quanto se non riuscissimo a innovare prodotti, processi e piattaforme anno dopo anno non avremmo l’attuale posizionamento. Microsoft ha un ruolo importante per quel che riguarda il consumo energetico e le opportunità di miglioramento, perché è un’azienda che fa dei processi un suo cavallo di battaglia», per cui ha individuato in quattro macro punti le possibilità di intervento, che si riassumano in 4 “p”. Processi: ha sviluppato con il Mit una metodologia per aiutare le aziende a trovare quelle aree di miglioramento anche in logica di green It (Optimization dell’infrastruttura). Prodotti: in quest’area ha migliorato Windows Server 2008, che corrisponde a una riduzione di circa il 20% del consumo energetico. Piattaforma: in un concetto di go to market, è stata lanciata la possibilità di sfruttare una piattaforma o all’interno di Microsoft, o presso partner, parola quest’ultima che rappresenta la quarta “p” dell’impegno di Microsoft.

Spostandosi leggermente dal tema del green It, Renato Simone, direttore marketing di Emc, è passato ai concetti di business transformation che oggi sono i driver dell’innovazione italiana e che, attraverso la Soa, trovano nelle implementazioni green gli strumenti abilitanti per raggiungere gli obiettivi di risparmio energetico. «Trovo difficile per un Cio andare dal top management e chiedere di spendere 100.000 euro per ridurre l’impatto ambientale del proprio data center – ha affermato -. Come minimo si prende una pernacchia. Va da sé che bisogna portare il concetto a un livello tangibile e monetizzabile. Le tecnologie e le practice che contribuiscono a rendere green un data center sono proprio quelle che realizzano i risparmi e i ritorni più facilmente misurabili. Le aziende che riescono a fare innovazione sono in grado di avviare la trasformazione del data center, con il consolidamento, ma sopratutto con la virtualizzazione, che è un fenomeno epocale che ha stravolto le metriche di spending di un sistema informatico. Ma c’è ancora molto da fare per ottimizzare la virtualizzazione. Infatti, nel momento in cui abbiamo virtualizzato un pool di server, ci troviamo a dover affrontare una serie di problemi in una chiave completamente diversa da come facevamo prima con i server fisici. Per questo diventa fondamentale disporre di software di sistema dedicato alla gestione dei server virtualizzati, per cui è molto bello parlare di green It, ma dobbiamo renderci conto che fare green It significa fare innovazione».

Il mondo delle terze parti era rappresentato da Matteo Restelli, direttore commerciale Gruppo di Esprinet, primo operatore del settore, che ha ricordato come, nell’ottica di innovare, circa dodici anni fa la sua società è passata a una gestione degli ordini via Internet. «Noi l’anno scorso abbiamo ricevuto poco più di un milione di ordini e se li avessimo processati su carta, avremmo stampato tanti fogli che stesi avrebbero ricoperto la distanza tra Milano e Roma. Per cui, ottimizzando i processi, abbiamo salvato, negli anni, qualche albero. E lo stesso dovrebbe fare la Pa, che se snellisse un po’ l’ambito del legale, che comporta l’uso di chili di carta, anche qui si otterebbe un ragionevole saving».

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome