La testimonianza degli utenti

Chiamate in causa dai vendor sul tema del green It, le aziende utenti presenti alla tavola rotonda dell’evento organizzato da Fsc sembrano abbastanza impreparate ad affrontare la problematica. In realtà la sensazione è che ancora abbiano ben altri prob …

Chiamate in causa dai vendor sul tema del green It, le aziende utenti presenti alla tavola rotonda dell’evento organizzato da Fsc sembrano abbastanza impreparate ad affrontare la problematica. In realtà la sensazione è che ancora abbiano ben altri problemi di gestione quotidiana interna da risolvere prima di valutare serenamente come affrontare la sostenibilità ambientale.

Roberto Biasutti, direttore tecnico dell’European Space Agency, ha ammesso che come azienda dal punto di vista energetico ha due approcci completamente diversi. «Ho assistito a riunioni di fuoco per dibattere come risparmiare mezzo Watt per un satellite, perché nello spazio non è una cosa banale, – ha detto – poi invece per quanto riguarda l’area It sembra che il problema energetico non ci sia, anche perché molto spesso i costi di corrente non sono di competenza dell’area, per cui non ci si fa molto caso. Oggi, invece, è giusto che anche la divisione It faccia attenzione a queste spese. Per cui l’approccio che stiamo avviando è quello di cercare di cambiare i processi, muovendoci su un discorso di dynamic data center e quindi allocare le risorse quando effettivamente servono. E su questo fronte abbiamo anche bisogno di aiuto, perché spesso nelle grandi organizzazioni come la nostra, il vero costo è nascosto e soprattutto non è conosciuto dal manager del singolo dipartimento».

Intervento più incentrato sulle problematiche che in generale deve affrontare un It manager quello di Massimo Pisati, direttore sistemi informativi e logistica di Librerie Feltrinelli. «Penso che ben poche aziende oggi abbiano un sistema operativo che sfruttano al cento per cento, ma sono sicuro che tutti abbiamo almeno una serie di progetti da far partire e quando questi sono realizzati ne arrivano degli altri. Per cui è importante conoscere bene tutti i processi dell’azienda e capire come modificarli prima di darli da gestire al sistema It. In questi anni, oltretutto, è stato più facile investire in tecnologia piuttosto che in risorse umane. In una realtà di retail come la nostra, i risparmi che può consentire un approccio green It sono ben poco sentiti rispetto ai consumi energetici dei 100 negozi che noi abbiamo in Italia, che devono avere sempre le luci accese sui prodotti editoriali da lanciare». Il manager, tuttavia, ha ammesso che «se devo cambiare un server, cerco di acquistarlo con le nuove tecnologie che aiutano a risparmiare, però un discorso diverso è quello relativo al dynamic data center o alla virtualizzazione, che richiedono momenti e utilizzi diversi. In un ambiente maturo è giusto e semplice parlare di virtualizzazione: infatti nel mese di maggio abbiamo migrato 17 server su 4 blade. Quando abbiamo realizzato il sito di e-commerce ho dovuto andare su una piattaforma di dynamic data center perché ho dovuto implementare la tecnologia prima ancora di sapere quali erano i requisiti del sito. In questo momento 50 server girano su un mainframe Fujitsu e quindi all’interno della stessa azienda sono state adottate scelte diverse. Il top management non è entrato nel merito delle decisioni tecnologiche, in quanto gli interessa la business continuity e che tutto funzioni anche nei giorni di picco delle promozioni, quando può capitare che in un giorno invece di 40.000 utenti che mediamente accedono al sito ce ne siano 400.000. Per cui riuscire a conciliare tutte le politiche di attività quotidiana con un approccio green It si può fare solo se si ha una buona conoscenza dell’azienda e dei processi che la governano».

Infine Guido Giordano, responsabile ufficio business Direzione Organizzativa e Innovazione Operativa di Ubi Banca, guardandosi bene dal nominare la parola green It, ha semplicemente osservato che «il nostro obiettivo è di coniugare l’innovazione operativa di processi anche con l’introduzione di nuove tecnologie. Per cui i costi sono visti come investimenti, per mantenere i livelli di servizi adeguati sia internamente verso i colleghi che lavorano sia verso i clienti e in quest’ottica circa quattro anni fa abbiamo iniziato un programma di Business process reengineering».

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