I vantaggi dei blade server

Minor costi, riduzione degli spazi e facilità d’amministrazione fra i principali punti a favore. Resta il nodo della dipendenza dai fornitori.

I data center di oggi sono supercablati e sovralimentati, caotici e sottoutilizzati. Il principio imperante fino a qualche anno fa, infatti, era quello che vedeva associata una sola applicazione a un singolo server.

Questo scenario è, però, destinato a cambiare. I server a lama, che hanno fatto il loro ingresso in azienda per la prima volta 4 o 5 anni fa, sono portatori di numerose valenze positive, che “solleticano il palato” dei Cio.

I blade sono elementi di dimensioni molto contenute (circa 1/8 rispetto a quelle dei server tradizionali, tanto da assimilarli a lame, dalle quali prendono il nome), alloggiati in uno chassis comune, che provvede alle operazioni di Input/Output di banda verso tutti i blade inseriti all’interno del medesimo enclosure.

Le previsioni di Gartner
Molti sono gli elementi che stanno spianando la strada verso queste architetture, tanto che gli ultimi dati di Gartner sul mercato globale dei server nel 2007 confermano l’impennata (+44,5% in termini di fatturato e +19,9% in termini di unità consegnate rispetto al 2006) nella crescita di questi sistemi, che non possono più definirsi di nicchia. Imex Research, poi, sostiene che i blade pesano, ormai, per 1/4 sul totale delle macchine consegnate (si veda grafico).

Secondo Andrew Butler, vice president distinguished analyst di Gartner – i blade server assicurano alle aziende che li adottano tre vantaggi:

  • Anzitutto, la facilità di deploy. La loro conformazione, costituita da uno chassis vuoto con, preintegrate, le connessioni condivise del caso, rende le operazioni di aggiunta o rimozione a caldo di capacità aggiuntiva estremamente facili.
  • La densità delle sale dati, visto che i blade sono decisamente più compatti dei server tradizionali, consumano meno e necessitano di minor cablaggio.
  • Un’agilità di amministrazione senza precedenti, grazie alle funzionalità gestionali preintegrate.

Questi vantaggi sono particolarmente apprezzati nel caso in cui tali sistemi siano impiegati per le applicazioni di posta elettronica o come server Web, visto che attività di installazione che prima richiedevano diverse ore per ciascuna macchina si limitano, teoricamente, a poche decine di minuti per un blade.

È bene, però, mettere in guardia gli utenti in merito ai tool di configurazione che, nella maggior parte dei casi, sono ancora troppo complicati, quindi non proprio alla portata di tutti i membri dello staff It.

Il corredo software delle macchine a lama automatizza gran parte dei compiti di configurazione, provisioning e reindirizzamento delle risorse all’interno dello stesso chassis come spieghiamo più avanti nell’articolo.

I server rack mounted richiedono l’utilizzo di molte parti di consumo nella fase di collegamento delle macchine con la rete locale (Lan) e le Storage area netwok (San). Ciascuna macchina tradizionale necessita di adattatori, cavi e switch dedicati mentre l’architettura blade, che sfrutta una struttura rigida condivisa, permette di consolidare gli accessi Lan/San.

"Questo permetterà di realizzare economie di scala al crescere del numero di lame impiegate – sostiene Butler-. La semplificazione delle connessioni si traduce, inoltre, in una riduzione dei punti critici, a tutto vantaggio della continuità operativa".

La dipendenza dai fornitori
Il grosso punto interrogativo legato a queste configurazioni hardware rimane, però, la dipendenza dai singoli fornitori.

«Nell’arco di 10 anni – osserva Butler – tutti i server saranno composti da lame unite tra loro da un backplane intelligente. Tuttavia, gli utenti dovranno ponderare bene le iniziative, perché la dipendenza tecnologica li legherà per anni alla prima scelta compiuta. Tutti i sistemi sono proprietari e non esistono standard sul fattore forma dei rack, né ci saranno nell’immediato futuro. La scelta del vendor giusto, al momento giusto, per la generazione giusta di macchine è, quindi, discriminante nella riuscita di un progetto».

La gestione degli applicativi
Le applicazioni sviluppate ad hoc per supportare gli ambienti “a lama” operano su due fronti. Da un lato, monitorano e controllano, dopo il setup iniziale, tutti i componenti convidisi all’interno dello stesso chassis, ovvero alimentatori, ventole e porte esterne di I/O. E questa non è cosa facile, soprattutto visto che, oggi, un singolo rack può ospitare oltre 50 blade, ciascuno con una complessità operativa non trascurabile. In aggiunta, però, le applicazioni gestionali devono anche dominare l’ambiente virtuale.

Nel sostituire i vecchi server, infatti, le aziende devono assicurarsi che ciascuna applicazione continui a funzionare senza intoppi sulla propria macchina, quindi sui propri Os, driver e middleware, senza dover procedere a ritestare gli ambienti applicativi.

Un problema in meno, questo, per chi utilizza la virtualizzazione, che permette di suddividere ciascuna macchina in diversi ambienti astratti. All’interno di ogni server virtuale, ciascuna applicazione sarà in grado di avviare e gestire in totale autonomia le istanze al sistema operativo, riducendo considerevolmente i conflitti e migliorando le prestazioni.

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