I ripensamenti di Sun fra Intel e Linux

Solaris torna a supportare le architetture x86, a partire dai nuovi server entry level Lx50, di fresco annuncio. Queste macchine segnano anche il nuovo impegno del costruttore sul fronte open source. Ma gli utenti ancora non sono soddisfatti.

È il tempo dei ripensamenti, questo, per Sun. Il recente annuncio dei server entry level Lx50 a base Intel, infatti, porta con sé alcune decisioni che cambiano, in parte, il disegno strategico del costruttore, anche se per ora in modo limitato. Da un lato, infatti, l’azienda californiana è tornata sulla decisione del gennaio scorso di non supportare le architetture Intel sul sistema operativo Solaris 9 e, per supportare il ritrovato interesse, è già in costruzione una lista di partner Oem.
Gli Lx50 rappresentano il primo tentativo di entrare nel mercato ad alti volumi dei server compatibili Intel, ma, secondo quanto dichiarato in sede di presentazione, L’intenzione di Sun è di arricchire la famiglia con nuovi modelli, già nell’arco dei prossimi 6-8 mesi. Il lancio hardware si collega poi alla strategia di attacco a Microsoft, di prossima ufficializzazione al SunNetwork di San Francisco.

Va detto, tuttavia, che Solaris 9 inizialmente sarà disponibile solo per i server x86 proprietari, mentre le precedenti versioni supportavano una gamma di sistemi. Secondo il capo dello sviluppo di prodotti, Peder Ulander, la decisione è stata presa per assicurare una consistente qualità del servizio ai propri utenti. Ma i diretti interessati hanno mostrato di non gradire, tant’è vero che un gruppo di loro rappresentanti ha fatto pubblicare sul quotidiano “San Jose Mercury News” una lettera aperta nella quale si stigmatizza la politica dell’azienda, rea di aver ridotto nel corso del tempo il raggio di piattaforme x86 supportate da Solaris, fino ad arrivare al punto di trascurarle del tutto nell’ultima versione 9, salvo ritornare ora parzialmente sulla decisione, anche a seguito delle pressioni della clientela.
Sun ha reagito cercando il dialogo con questa parte di insoddisfatti e ricostruendo una strategia orientata al mondo x86. La ricerca di partner Oem per il supporto è un segno dell’impegno e la lista dovrebbe arrivare in parallelo con la disponibilità del sistema operativo, ovvero all’inzio del 2003. Del gruppo dovrebbe far parte Fujitsu Siemens, già vicina al costruttore californiano, tanto da avere a listino macchine basate su processori Sparc. Altri nomi potrebbero essere Unisys, Acer, Bull, Nec e Hitachi, tutti già in grado di produrre sistemi compatibili con le precedenti versioni di Solaris x86.

Il lancio degli Lx50 hanno anche indicato lo sforzo per Sun di recuperare il terreno nel mondo Linux, per molto tempo considerato di poco conto, salvo doversi ricredere allorquando alcuni clienti (come Amazon) hanno deciso di portare da Solaris all’open source i propri sistemi informativi. Le macchine supportano l’ambiente di Red Hat, ma è prevista anche l’adesione al gruppo Linux Standard Base (Lsb), per la portabilità delle applicazioni fra distribuzioni concorrenti. Il disegno finale di Sun, tuttavia, pare quello di costruire una versione personalizzata dell’Os. Da fonti interne, si è appreso che il costruttore vorrebbe occuparsi in modo diretto soprattutto di una versione a 64 bit di Linux, anche se non è dato sapere ufficialmente in quale modo. È possibile che il costruttore offra alla comunità open source qualche propria tecnologia, come ha fatto in passato con Network File System (Nfs), oggi comunemente adottato. Le regole del mondo open source vogliono che chiunque tragga profitto da sviluppi su Linux restituisca poi i cambiamenti alla comunità.

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