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I millennial italiani e il lavoro tecnologico, un rapporto

Pronto a lavorare per una startup, deciso a sfruttare lo smart working, desideroso di accedere alla possibilità di vivere da nomade digitale e a utilizzare app per l’incremento della produttività: questo il profilo di sintesi del millennial fotografato dall’indagine condotta da ForceManager.

Il sondaggio è nato dal desiderio della società, la cui età media è di 32 anni, di indagare le aspirazioni lavorative dei giovani di oggi che si affacciano al mondo del lavoro o sono comunque alle loro prime esperienza lavorative.

Il campione intervistato da ForceManager, composto da giovani tra i 22 e i 37 anni, ha le idee molto chiare su come interpretare il lavoro in questa epoca di trasformazione digitale.

La survey che abbiamo condotto racconta quanto sta cambiando il rapporto con il lavoro dei millennial italiani. Il ruolo delle piattaforme digitali sarà sempre più importante per rendere più fluido e flessibile il flusso delle attività lavorative” ha detto Diego Pizzocaro, 35 anni, Country Manager di ForceManager Italia.

I numeri dei millennial

Il 35% se potesse, preferirebbe lavorare in una startup invece che in una più blasonata azienda multinazionale (preferita dal 47%).  Per i più, si tratterebbe di una grande opportunità di crescita, anche personale (40%); a seguire, ci sarebbe la possibilità di misurarsi con ruoli differenti (30%); e poi, per il 17% a pesare ci sarebbe la possibilità di accedere alle stock option, condividendo fin da subito al rischio d’impresa.

Per il 52% dei millennial Italiani tra i 22 e i 37 anni, benefit e lavoro agile contano di più della cifra indicata nell’ultima riga della busta paga. In particolare, rinuncerebbero fino a 3mila euro all’anno (250 euro al mese), a fronte della possibilità di essere inclusi in programmi di smart working, potendo così gestirsi autonomamente i tempi del lavoro e della vita privata, e di fare parte di progetti di nomadismo digitale. Ovvero, avere la possibilità di lavorare viaggiando, spostandosi da una città all’altra, sfruttando le potenzialità del digitale.

Fondata a Barcellona nel 2011, ForceManager  agisce nel settore del Crm mobile ed è  presente in 36 paesi servendo oltre mille clienti. Ha un team globale di oltre 150 persone e ha raccolto 15,7 milioni di dollari di finanziamenti attraverso round di serie A e B. È attiva da qualche mese anche in Italia attraverso l’acquisizione della startup Sellf, nata all’interno del campus di H-Farm

In questo senso, non sorprende che 1 su 2 preferirebbe lavorare per una realtà aziendale strutturata su una gerarchia piatta, priva cioè del tradizionale assetto piramidale, che piace a non più del 38%.

Il 42% dei millennial italiani rinuncerebbe a un normale stipendio competitivo se venisse offerto loro un pacchetto retributivo variabile dove, accanto a una parte fissa, ci fossero bonus e stock option, collegati direttamente al rendimento dell’azienda. Una tendenza, quest’ultima che, nel Paese del posto-fisso, rappresenta un forte fattore di discontinuità. E sempre una quota rilevante, pari al 40%, ritiene di avere uno spirito imprenditoriale.

Per i millennial italiani, è fondamentale sentirsi coinvolti nel progetto aziendale per il quale lavorano (lo afferma il 75%).

Allo stesso modo, viene ritenuto molto importante che l’azienda metta a disposizione programmi di wellness, come per esempio corsi di yoga o mindfulness, iniziative attive di beneficienza, come la partecipazione collettiva a gare di running, o a momenti di socializzazione come, per esempio, un corso di cucina. Al momento, non più del 18% vive quotidianamente questa realtà, all’interno dell’azienda per cui lavora; ma ben il 65% l’apprezzerebbe.

Da segnalare, poi, il fatto che il 53% preferirebbe un orario di lavoro tarato sui ritmi nord-europei. Ossia: ingresso in ufficio presto e pausa pranzo ridotta allo stretto necessario, con l’obiettivo di tornare a casa non più tardi delle 17.30.

Il 78% dei millennial controlla le email praticamente sempre, senza alcuna soluzione di continuità tra lavoro e vita privata. E nel 62% dei casi, lo fa attraverso il suo smartphone personale. Ma il 35% è fiducioso che nel 2019 l’Intelligenza artificiale e gli assistenti vocali renderanno più semplice la convivenza con il lavoro, semplificando la gestione della comunicazione lontano dall’ufficio.

 

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