I costi dell’on demand

Dopo l’annuncio, l’analisi. Per Sap il Crm on demand è buona cosa, ma va integrato.

Con la discesa in campo di Sap, e l’imminente arrivo sullo stesso terreno di Microsoft (con la nuova versione del proprio Crm) il gestionale per le relazioni con i clienti gestito in via on demani sta per diventare una realtà globale, non più limitata ai pionieri del settore (Salesforce).


Esistono, però, complessità che vanno affrontate.


Lo fa proprio la casa tedesca, che con onestà intellettuale invita a spostare l’attenzione oltre all’immediato aspetto della convenienza economica, che si concretizza in un modello di prezzo lineare (75 dollari a utente per la singola applicazione, 125 per l’intera suite, rescindibilità in qualsiasi momento) e a concentrarsi anche sull’aspetto dell’integrazione della soluzione con il sistema di back end.


A esprimersi in merito sul tema è stato il responsabile strategico del Crm di Sap, Tony Martinez, che se da un lato ha sottolineato l’impegno (giunto a buon fine) per delineare un sistema di sottoscrizione chiaro, dall’altro ha ammesso che l’aspetto dell’integrazione, quantomeno iniziale, necessita di un lavoro, da affidare a un consulente o a un system integrator.


La personalizzazione del software sulla base delle esigenze delle singole aziende e il congiungimento (si devono pur parlare) di applicazioni residenti nel back end con quelle on demani, infatti, aggiungono complessità al quadro d’insieme.


Un’operazione tipica che potrebbe essere richiesta di fare è quella dell’integrazione fra lo storico creditizio o del database delle vendite con l’applicazione di Crm on demand.
E questa operazione ha un costo, quello della consulenza.


Complessivamente, secondo operatori della system integration vicini a Sap, potrebbero essere tre le aree che richiameranno l’attività di consulting: l’integrazione dei sistemi Erp Sap, quella dei sistemi non-Sap e la personalizzazione del software di Crm on demand. Tanto che, per quando la soluzione saràò disponibile su larga scala, la casa tedesca potrebbe anche aver pronto un nuovo modello di supporto, che per il momento prevede l’assistenza all’end user e la fissazione di Service level agreement.


Altre fonti di spesa, riconosciute da Martinez, potrebbero essere rappresentate dalla richiesta di spazio di storage ulteriore presso il provider che fornirà in hosting il servizio (Ibm), per esempio per archiviare grandi file o immagini.


Ma i system integrator ravvisano anche l’insorgenza di richieste di integrazione di dati provenienti da sistemi terzi, di partner di produzione o di fornitura, e comunque esterni all’azienda, il che contribuirebbe ad aggiungere complessità da gestire. Nulla di drammatico, ma comunque da pagare.

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