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Hewlett Packard Enterprise: torniamo a fare computing

«Hewlett Packard torna alle origini, ridiventa una società tecnologica, di computing, che propone grandi novità prima degli altri».

Sono parole di Stefano Venturi, amministratore delegato di Hewlett Packard Enterprise (Hpe) Italia, che per motivare la nuova linea strategica della società che l’anno scorso si è separata da HP parte da un excursus storico.

«I fondatori, Bill Hewlett e David Packard – ha raccontato il corporate VP di HPE – iniziarono facendo oscilloscopi. Poi furono precursori nei Led a fibre ottiche. Hewlett Packard rilasciò la prima stampante laser e la prima inkjet. E fummo i primi a mettere Linux nei grandi server per i datacenter a cavallo degli anni Duemila. Fu una scelta one way, senza possibilità di tornare indietro, con cui diventammo il numero uno nei server».

Focalizzarsi per poter fare innovazione

«Poi – ha continuato – accadde che investimmo in settori più disparati, in servizi, software, pc. Ma ora stiamo tornando alle origini, al computing: sviluppo di tecnologie che innovano. La scissione della divisione PC e stampanti ha significato staccarsi da un mondo in cui non potevamo fare più innovazione».

HPE oggi lavora su tre business: tecnologie di datacenter, servizi e software. Gli ultimi due in ecosistema.

«Abbiamo deciso separarci dalla divisione servizi (150mila persone nel mondo – ndr) – ha spiegato Venturi – con uno spin and merge con CSC. Nella nuova azienda, che fa profitti due terzi sono nostri (qualche migliaio di persone in Italia – ndr). E fa profitti. Sarà la numero due dietro ad Accenture. La separazione si concluderà a livello mondiale il 31 marzo 2017, quando cesserá l’attività di servizi di HPE. Il 50% della nuova azienda verrà distribuito ai singoli azionisti HPE, che incassa un miliardo e mezzo di dollari. Ad agosto poi ci sarà la finalizzazione dello spin-off della parte software verso MicroFocus».

Accelerazioni IT non lineari

«Meg Whitman mi disse che uno dei punti del suo programma era rimettere al centro la cultura HP Way, quella fondativa dell’azienda».

Quindi, la vendita delle business unit aziendali, risanate, con un valore importante per gli azionisti, diventa un’azione strategica. E c’è dell’altro. Le accelerazioni IT, ha spiegato Venturi, non sono mai lineari, ma a scaloni.

«Ora con IOT, big data e cloud ci stiamo preparando a un altro salto. Il significato del cloud è che la capacità elaborativa non è più una risorsa scarsa. Il mondo cloud sarà ibrido, con accelerazione nella necessità di elaborare i dati. La raccolta dei dati in periferia dovrà essere fatta con metadati e al centro l’elaborazione andrà fatta velocemente e a costi bassi».

E ogni volta che c’è un’accelerazione, ha sostenuto Venturi – vince chi si specializza. «Bisogna focalizzarsi, perciò HPE tornerà a essere computing centric, facendo datacenter adatti alla nuova visione, di un mondo ibrido. Arriveremo a uno Smart grid dei datacenter, per scambiare la capacità residua. Il tutto va fatto con sistemi aperti. Raccolta dei dati ed elaborazione va fatta a costi marginali».

Le tecnologie per fare il salto

Giuseppe Cicchirillo, DCHC product manager ha spiegato le tecnologie che HPE sta mettendo sul piatto della aziende per abilitarle alla nuova accelerazione IT, così come sono state recentemente presentare a clienti e partner all’evento HPE Discover di Londra.

Giuseppe Cicchirillo Product Manager Data Center e Hybrid Cloud di HPE
Giuseppe Cicchirillo Product Manager Data Center e Hybrid Cloud di HPE

Con la tecnologia The Machine HPE ha iscritto un modello architetturale sulle esigenze di analytics, elaborazione, open e sicurezza. E anche semplice, portabile.
Si passa da un’architettura che ha al centro il processore a una basata sulla memoria con tecnologia fotonica. Gli algoritmi diventano scalabili a livello di exabyte e la sicurezza viene messa nel silicio.
Servirà a fare machine learning e a fruire di modelli statistici in tempo reale. Un bacino di destinazione ideale, pertanto, sarà l’healthcare.

HPE Synergy con HPE Helion CloudSystem 10, fornirà la componibilità delle risorse di calcolo, storage e fabric sulla piattaforma hybrid cloud basata sulla tecnologia HPE OpenStack, consentendo di far girare su un’unica infrastruttura applicazioni virtualizzate, containerizzate e native per il cloud.

A proposito di cloud Londra HPE ha annunciato anche l’ampliamento di Cloud28+, un programma che mette in relazione le aziende con un ecosistema globale di cloud service provider. Il progetto è stato lanciato circa due anni e mezzo fa in Europa sotto forma di community di operatori pubblici e privati uniti dall’obiettivo di eliminare gli ostacoli all’adozione del cloud. Oggi Cloud28+ ha oltre 330 partner fra service provider, ISV, VAR, distributori e systems integrator. Il catalogo Cloud28+ contiene oltre 1.300 servizi tra proposte IaaS (Infrastructure-as-a-Service), PaaS (Platform-as-a-Service) e SaaS (Software-as-a-Service).

Altra novità è l’iniziativa all flash per il datacenter, che si concretizza in costi di fruizione estremamente contenuti, s partire da 0,03 dollari per GB utilizzabile al mese con capacità all-flash HPE 3PAR StoreServ Storage. L’iniziativa riunisce innovazioni tecnologiche, programmi e servizi come HPE Flexible Capacity e sistemi di Pre-Provisioning.

Hpe All flash

Arriva l’IOT, ovunque

In campo Internet of Things il mantra recitato da HPE è che riguarderà tutti, aziende e utenti.

E per per migliorare le economie di scala dei grandi progetti IoT su reti WAN (Wide Area Network), HPE ha presentato il nuovo HPE Mobile Virtual Network Enabler (MVNE), che fornisce controllo sui dispositivi IoT che richiedono connettività e servizi cellulari, e ha introdotto miglioramenti alla HPE Universal IoT Platform. Progettata per il supporto multirete e multivendor su scala massiva con lo standard di interoperabilità oneM2M, la HPE Universal IoT Platform gestisce i dispositivi HPE Mobile Virtual Network Enabler (MVNE) e fornisce servizi analitici, di monitoraggio e reporting per IoT multivendor con livelli di affidabilità scalabili. La piattaforma supporta l’impiego di connettività a lungo raggio e a bassa potenza come LoRa e SIGFOX, oltre ai dispositivi che utilizzano connettività cellulare, radio, Wi-Fi e Bluetooth.

 

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