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Grazie, lo leggo dopo

Dici Instapaper e la maggior parte dei navigatori del web capisce immediatamente di cosa si parla: il servizio ideato da Marco Arment e lanciato ufficialmente all’inizio del lontano 2008 ha fatto storia. Soprattutto ha offerto una soluzione efficace a un problema che molti di noi sperimentano ogni giorno: imbattersi in un articolo interessante, non avere il tempo di leggerlo – magari, come in queste settimane, proprio perché siamo in vacanza – e volerlo “mettere da parte” per una lettura successiva, usando però un sistema più efficace che semplicemente memorizzarne il link in qualche cartella dei Preferiti del browser.

Da allora le cose non sono cambiate e, se possibile, il valore di Instapaper è progressivamente aumentato. Se nel 2008 le pagine web da “appuntarsi” erano quelle che incontravamo navigando o che ci venivano segnalate via posta elettronica, oggi un link può arrivare da una infinità di canali: Twitter, Facebook, gli altri social network, i feed RSS a cui siamo abbonati, i blog che frequentiamo e chi più ne ha più ne metta.
Nel frattempo Instapaper ha indirettamente dimostrato la sua validità attraverso il fiorire di un gran numero di servizi simili: basta fare una ricerca in Google per trovarne più di quanti ne servirebbero. Da parte sua Apple ci ha messo lo zampino introducendo prima un quasi-Instapaper con l’Elenco Lettura di Safari, poi ampliando la funzione con il nuovo l’Elenco Lettura offline, che ha qualcosa in più e qualcosa in meno del servizio di Arment.
Ma Instapaper resta, a detta di molti, il meglio sulla piazza: rispetto alle prime versioni ha acquistato molte funzioni in più senza rinnegare il suo principio fondante (la semplicità), è presente sia su OS X sia su iOS (dove anzi ha trovato un nuovo ambiente ideale), è compatibile con miriadi di applicazioni desktop e soprattutto “mobile”.

I primi passi
Il punto di partenza nell’uso di Instapaper è creare un proprio account collegandosi a www.instapaper.com e registrandosi con indirizzo di e-mail e password. A questo punto ci viene assegnato una sorta di spazio virtuale in cui memorizzare le pagine web che vogliamo conservare. Non ci sono indicazioni su quanto sia effettivamente questo spazio, ma all’atto pratico è illimitato perché Instapaper conserva solo i link delle pagine che segnaliamo, ciascuno dei quali occupa pochi byte. Il servizio è gratuito, però si può decidere di supportarlo direttamente, abbonandosi al costo di un dollaro al mese, o indirettamente, acquistando l’App di Instapaper per iOS a 2,39 euro (c’è anche per Android, nel caso). L’abbonamento non porta funzioni particolari in più, se si esclude la possibilità di effettuare ricerche nel testo delle pagine memorizzate, e Marco Arment bada a sottolineare che difficilmente anche in futuro ci saranno differenze sostanziali tra le funzioni messe a disposizione degli utenti normali e quelle riservate agli abbonati. Abbonarsi è quindi una vera e propria forma di sostegno “etico” al servizio.

L’acquisto dell’App per iOS alla fine diventa quasi obbligatorio, se iniziamo a usare intensamente Instapaper. Il servizio funziona pienamente anche usandolo solo dal Mac e comunque con un qualsiasi browser, anche da dispositivi mobili, ma uno dei benefici principali che offre è poter accedere alle pagine memorizzate nel momento e con il dispositivo più comodi: l’App sviluppata per iOS permette non solo di inserire l’iPhone e soprattutto l’iPad in questo scenario, cosa per la quale basterebbe anche Safari Mobile, ma di avere una visualizzazione delle pagine salvate ottimale per il device che stiamo usando.
Creato l’account, il “dietro le quinte” è sistemato e possiamo iniziare a salvare contenuti web. I modi sono diversi, con varie opzioni che si adattano al modo in cui riceviamo le informazioni da Internet.

Come si salvano i link
Uno dei “luoghi” da cui certamente salveremo pagine web è banalmente il browser del Mac. La strada meno evoluta per farlo è mantenere aperta la pagina del nostro account Instapaper e, quando ci imbattiamo in un link che merita un approfondimento più tardi, fare clic sul link Add. Questo porta a un’altra pagina web  in cui inserire i dettagli della pagina da memorizzare, compilati i campi (l’unico obbligatorio è l’URL) si clicca sul pulsante Add e la pagina è memorizzata nel nostro archivio. Instapaper si occupa anche di convertire gli articoli multipagina in un unico documento sequenziale.

Questo sistema è semplice, ma scomodo. Per abbreviare di molto l’operazione portiamoci nella sezione Extras del sito di Instapaper.

Subito all’inizio è presente la sezione dedicata al bookmarklet Read Later, simbolo da sempre di Instapaper: “prendiamolo” con il mouse e portiamolo sulla barra indirizzi del browser (Safari o Firefox non importa). Fatto questo, ogni volta che ci troveremo su una pagina web da memorizzare basterà cliccare su Read Later perché la pagina stessa venga memorizzata nel nostro spazio Instapaper. Il bookmaklet infatti è una funzione JavaScript che si occupa di tutto al posto nostro. Una sola piccola precauzione: se non siamo già loggati a Instapaper quando premiamo il pulsantino
Read Later, ci verrà logicamente chiesto di identificarci al sito; l’esecuzione del login fa “scordare” a Instapaper il link che gli stiamo passando (la funzione JavaScript non si completa, in pratica) e quindi bisognerà segnalarlo nuovamente per la memorizzazione.

Dopo la navigazione web per così dire “non strutturata”, durante la quale ci imbattiamo anche casualmente in articoli da salvare, il passo successivo è dedicato a chi consulta le fonti di informazione di Internet in maniera metodica, quindi nella maggior parte dei casi attraverso la lettura di vari
feed RSS. Instapaper si collega in primo luogo a quello che oggi è il principale lettore di feed: Google Reader. Al suo interno basta selezionare un articolo all’interno di un elenco di feed, anche senza aprirlo del tutto, e poi cliccare come prima sul bookmarklet Read Later: l’articolo apparirà tra quelli salvati in Instapaper.
L’integrazione con gli RSS reader autonomi è un discorso più complesso, quantomeno più variegato. Instapaper ha reso disponibili delle API (interfacce applicative) con cui le applicazioni OS X – anche iOS, come vedremo – possono dialogare con il servizio, ma c’è da dire che il comparto dei reader RSS autonomi è in forte contrazione proprio per la crescita di Google Reader. Uno dei principali “lettori” per OS X – NetNewsWire, probabilmente il più usato – ha comunque utilizzato tali API e ha in bella vista un pulsante Send to Instapaper  per caricare sul nostro account, previa identificazione una tantum, l’articolo selezionato in quel momento.

Infine, Instapaper offre anche un mezzo più curioso per salvare i link: spedirseli via posta elettronica. All’atto della registrazione al servizio ci viene assegnato un indirizzo e-mail nella forma readlater.abcd1234@instapaper.it (con abcd1234 indichiamo la generica stringa di caratteri che Instapaper genera casualmente per ogni utente): si trova nella solita sezione Extras del sito. Spedendo a questo indirizzo un messaggio che contiene nel corpo solo un URL, la relativa pagina viene memorizzata nel nostro spazio di storage. Questo metodo ha una potenzialità in più: permette di salvare su Instapaper anche i messaggi di posta elettronica che riceviamo, basta inoltrarli al nostro indirizzo virtuale. La funzione è comoda per conservare online lunghi messaggi di testo che non si ha il tempo di leggere, mentre funziona male con i messaggi in cui le immagini siano preponderanti e ovviamente non tiene conto degli allegati.

L’organizzazione dei link
Il senso di Instapaper sta in buona parte nel come permette di consultare le informazioni salvate. Storicamente il servizio nasce sul web e per il web, quindi conviene partire dalle funzioni disponibili attraverso
browser. Prima però un accenno all’organizzazione logica di Instapaper: le pagine memorizzate sono inserite automaticamente in una cartella “radice” denominata Read Later; all’interno di questa possiamo creare quante sottocartelle vogliamo, in modo da organizzare le pagine salvate per argomenti o progetti.
Le pagine salvate sono visualizzate in maniera piuttosto spartana – Instapaper punta a velocità e praticità, non agli effetti speciali – sotto forma di un elenco con le informazioni essenziali: titolo, fonte, la descrizione quando c’è. Facendo clic sul titolo la pagina viene ricaricata nel browser, quindi la vedremo nel suo formato HTML originario. Se però siamo interessati al suo contenuto testuale e non agli altri elementi della pagina web di partenza, conviene fare clic sul pulsante Text: come accade nella modalità Reader di Safari o in altri servizi come Readability, in questo modo viene visualizzato solo il testo portante della pagina e al massimo le immagini inserite a corredo del testo stesso. Cliccando sul pulsante con le lettere A possiamo attivare un menu (figura 8) per cambiare diversi parametri della visualizzazione.
Accanto al pulsantino Text c’è il pulsante Archive, che sposta la pagina dalla cartella Read Later a una seconda cartella virtuale di archivio denominata appunto Archive. La logica è che in Read Later ci siano solo le pagine effettivamente non ancora lette, man mano che le consultiamo dobbiamo archiviarle o spostarle in qualche altra cartella che abbiamo creato.
Gli altri quattro piccoli link associati a ogni pagina ci indicano le altro operazioni che possiamo svolgere. Delete è la più ovvia e comporta la cancellazione del link memorizzato quando la pagina relativa non ci interessa più; Move serve a spostare il link in qualcuna delle nostre sottocartelle (non in Archive); Edit permette di modificare titolo, sommario e, se serve, URL della pagina.

Una opzione per condividere i contenuti memorizzati in Instapaper non poteva mancare nell’era dei social network, ecco quindi Share. Da qui possiamo postare una pagina usando i nostri account di Facebook, Twitter, Tumblr e Pinboard, come anche caricarla sul nostro spazio di Evernote o inviarla via e-mail. Nella sezione Account del sito di Instapaper dobbiamo definire il collegamento fra Instapaper stesso e i servizi citati e possiamo configurare qualche opzione in più per la condivisione, come ad esempio il caricamento automatico degli articoli a cui associamo un “like” (lo si fa cliccando sul cuoricino che affianca il titolo della pagina).


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