Gps, il futuro è mobile

Maurizio Di Carlo, country manager di Navman, traccia un’analisi del settore, evidenziandone i trend

Il mercato dei Gps portatili è letteralmente esploso,
inducendo aziende che non hanno mai avuto nulla a che fare con la navigazione
satellitare a inserire a listino prodotti specifici. Ma nel settore c’è spazio
per tutti? E quali sono i prodotti su cui puntare per soddisfare gli utenti?
Abbiamo posto queste ed altre domande a Maurizio Di Carlo, country manager di
Navman.


Dal vostro punto di vista, come si sta muovendo il mercato dei Gps?
Alla grande crescita dei dispositivi portatili corrisponde un significativo
aumento delle installazioni fisse?

“All’esplosione che da tre o quattro
anni a questa parte stanno avendo i dispositivi portatili non è corrisposto un
pari incremento della diffusione dei sistemi di navigazione fissi. Nel 2003, tra
sistemi fissi installati in fabbrica e quelli del mercato aftermaket, in Europa
già si producevano circa 1,6 milioni di pezzi; nel 2006 il numero di prodotti
venduti è salito a 2,5 milioni. Invece sul versante dei navigatori portatili,
ossia di quelli consumer per auto più quelli per i palmari, da circa 800.000
pezzi nel 2003 si è arrivati a circa 11 milioni di pezzi nel 2006. La mancata
crescita sul versante dei navigatori fissi dipende da vari motivi: i prezzi medi
sono tre-quattro volte superiori a quelli di un navigatore portatile, non sono
trasferibili da una macchina all’altra ed più difficile aggiornare il software e
le mappe”.


Ritiene che su siano molti gli utenti che aggiornano il software o il
firmware autonomamente?

“No, assolutamente. C’è una grandissima
porzione di utenti che si interessa già da subito a un potenziale aggiornamento,
ma solo perché vuole la rassicurazione che si possa fare. Però le persone che lo
fanno realmente o che hanno a disposizione un computer per farlo sono davvero
poche. In fin dei conti, il software funziona bene e difficilmente si rende
necessario un aggiornamento. La mappa ovviamente ha delle integrazioni, perché
sono inseriti rotatorie, semafori o sensi unici, e quindi potrebbe essere utile
aggiornarla. Ma questo non è vitale, perciò solitamente le persone si
dimenticano di fare l’aggiornamento e per anni usano la vecchia mappa”.


In questo momento gli acquirenti su quali prodotti puntano di più?
Sono più attratti dal gadget o dalle funzioni di base?


Per quanto concerne le nostre vendite, che poi rispecchiano l’andamento del
mercato, si concentrano prevalentemente sui prodotti di fascia più bassa, quelli
attorno ai due-trecento euro. Però, contrariamente ad altri paesi europei, dove si
vendono prevalentemente prodotti economici, in Italia l’utente del
navigatore satellitare tende ad acquistare anche prodotti di fascia media, mentre è
molto difficile che punti su un navigatore con un prezzo superiore ai cinquecento euro. La
scelta della fascia media dipende dal fatto che si ritiene che i prodotti siano
più affidabili. Un altro aspetto a cui l’italiano è molto attento è il design. I
prodotti più economici hanno solitamente un look un po’ meno accattivante e sono
un po’ più ingombranti. Accade che aziende senza una tradizione nel mercato
della navigazione satellitare entrino in questo settore attratte dalle
potenzialità e per fare subito numeri interessanti mettono in commercio prodotti
economici, con forme e colori strani che non sempre rispecchiano le esigenze
degli utenti”.


Ma nel settore c’è spazio proprio per tutti?
“Tom Tom
guida il mercato con circa il 45% di share e noi Garmin ci disputiamo a turno la
seconda posizione con circa l’11% di share ciascuno. Il restante 30% se lo
suddividono altri 14-15 brand che vendono navigatori satellitari assieme a tante
altre tipologie di prodotto e che in alcuni casi sono entrati nel mercato solo
attratti dalla fortissima crescita. Questo succede spesso quando i mercati
offrono notevoli potenzialità ma poi solitamente nel giro di qualche anno gli
attori che rimangono sono solo quelli con alle spalle una solida tradizione e
che sanno offrire dei plus quando la domanda inizia a farsi più esigente. Il
mercato della navigazione satellitare sta maturando e credo che già da
quest’anno potremo vedere una certa ridefinizione dei ruoli”.


Come stanno andando i prodotti che abilitano i dispositivi mobile a
operare come Gps?

“La maggior parte delle nostre vendite riguarda
i dispositivi portatili, il mobile è davvero una nicchia. Gli analisti però
forniscono precisi segnali di crescita, che riguardano più gli smartphone che
non i palmari. Questo perché ormai gli smartphone sono nelle mani di chiunque,
sono molto affidabili e forniscono prestazioni sempre più elevate. Perciò è
facile avere a disposizione un prodotto che possa fare anche da navigatore
satellitare. Non dimentichiamo inoltre che il Gps si sta staccando dall’auto per
diventare un sistema di navigazione per i viaggiatori in generale, che potranno
essere sì essere in auto, ma anche a piedi, in taxi o in bicicletta. Potrebbero
dover prendere un aereo o un treno, e quindi avere la necessità di essere
informati sugli orari, oppure potrebbero dover accedere a informazioni e
contenuti avanzati, come i punti di interesse, memorizzati in database
continuamente aggiornati e a cui si può accedere via Gprs o
Umts”.

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