Google, Chrome e il notebook che verrà

Come previsto, c’era Chrome os al centro degli annunci di ieri di Google. I notebook arriveranno il prossimo anno. Per ora parte il marketplace.

Come avevamo anticipato nella giornata di ieri, sono giornate di annunci per Google, che, dopo aver messo a segno un paio di acquisizioni, aver tagliato il nastro del suo eBook store e aver anticipato l’arrivo del nuovo Nexus, si è giocata il gran finale.
Nessuna sorpresa sull’oggetto dell’annuncio: che si sarebbe trattato di Chrome era cosa nota.
Che si sarebbe trattato di Chrome Os era in ogni caso atteso, soprattutto dopo le anticipazioni dei mesi scorsi, quando la società aveva cominciato a delineare anche qualche deadline.

Ora, va detto, per amor di chiarezza, che una deadline vera e propria non c’è, né c’è il sistema operativo. Per lo meno non nella sua versione definitiva.
C’è invece per la comunità degli sviluppatori, alla quale, tirando le somme, sono destinati gli annunci di ieri.

Google ha in effetti mostrato in anteprima un notebook con cuore Chrome Os. Lo ha chiamato Cr-48, esteticamente ha tutto l’aspetto di un normalissimo notebook, ma è di fatto la macchina sulla quale sviluppatori e early adopter chiamati a far parte del programma pilota di Google potranno lavorare nei prossimi mesi.
Per lo meno fino a quando il sistema sarà a punto, e arriveranno sul mercato anche i prodotti delle aziende che da mesi hanno dichiarato il loro commitment alla piattaforma. Acer e Samsung sono in prima fila, ma le loro macchine arriveranno non prima della metà del prossimo anno.

Per quanto riguarda le caratteristiche di prodotto e piattaforma, si tratta di dispositivi progettati per lavorare costantemente connessi. Per questo verranno venduti insieme a un contratto con un carrier (Verizon per gli Stati Uniti) e qualcosa come 100 Mb di traffico al mese gratuito per due anni, oltre a un bouquet di offerte tariffarie che dovrebbero soddisfare esigenze diverse.
La stessa macchina può essere utilizzata con diversi user id, così come esiste anche la possibilità di navigazione anonima in modalità guest.
Soprattutto, ed è questo il punto cruciale della proposta Google, non sarà necessario operare su ciascuna singola macchina per configurazioni e personalizzazione: tutto viene gestito e sincronizzato automaticamente via browser.
Il tema della sicurezza viene indirizzato sia creando una stretta connessione tra briose e hardware, sia introducendo funzioni di aggiornamento automatico e sandboxing a livello di sistema operativo, sia ancora cifrando di default tutti i dati degli utenti.
Sempre per ragioni di sicurezza, il sistema operativo ha una funzione Verified Boot che garantisce che il sistema operativo sia accessibile solo in modalità read-only, che di fatto impedisce a chiunque di modificarlo.

Tutte le machine saranno dotate di Webcam e gli utenti saranno invitati a scattare una foto da utilizzare come avatar personale mentre sono connessi.
L’interfaccia non è dissimile a quella in uso nel browser né al sistema di tile ormai consueto negli smartphone.

Tra le novità annunciate sempre nella giornata di ieri da Google, c’è anche il Chrome Web Store.
Diversamente dal sistema operative, è già disponibile corredato di una serie di applicazioni rilasciate sia per il mondo consumer sia per il mondo delle imprese, sia ancora per le comunità degli sviluppatori. Applicazioni disegnate per lavorare in the cloud, anche se per alcune di esse è prevista anche una modalità di utilizzo offline.
Il Chrome Web Store è di fatto un marketplace, integrato con i sistemi di pagamento di Google, che consente agli sviluppatori di presentare le loro applicazioni e renderle disponibili commercialmente.

È chiaro che in questa fase sono poche le applicazioni davvero sensate disponibili: in molti casi si tratta di link a siti o ad applicazioni residenti sul Web. Il marketplace rilasciato ieri è comunque il banco di prova per tutti coloro che saranno intenzionati a rilasciare applicazioni per i notebook con cuore Chrome, quando questi saranno disponibili il prossimo anno.

Non è al momento chiaro il sistema di revenue share che Google intende applicare, anche se la società garantisce che non sarà una operazione di lucro, ma che le fee richieste agli sviluppatori serviranno a coprire i costi di gestione.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome