Gartner analizza il mercato dei servizi offshore in Europa

Si tratta di una tendenza sempre più diffusa, ma non esente da rischi e alternative.

14 aprile 2003 Secondo Gartner l’outsourcing
offshore
è una tendenza destinata a crescere sempre più in Europa, con
incrementi dell’ordine del 40% nel corso di quest’anno.
E
ancor di più in futuro, visto che, sempre secondo la società di ricerca,
il 75% delle aziende di medie dimensioni potrebbe da qui al
2004 prendere in considerazione l’eventualità.
L’outsourcing offshore è
destinato a diventare una strategia standard per le aziende europee, anche se il
rischio connesso è la perdita del vantaggio competitivo e una diminuzione del
valore per il cliente.
La pressione, dicono gli analisti in Gartner, è oggi
sulla capacità di
garantire servizi qualitativamente migliori a prezzi
decisamente più bassi. E dunque l’offshore sembra oggi essere
“la” strada percorribile per raggiungere questo
risultato.
In effetti è una soluzione che mette a disposizione delle aziende
skill qualificati a costi più bassi, con la possibilità di garantire servizi di
supporto 24 x 7 con margini ancora interessanti.
Sulla scorta di queste
premesse, Gartner sottolinea come per le aziende diventi oggi vitale
comprendere la portata e prepararsi all’impatto del sourcing offshore,
anche in considerazione del clima di crescente competizione tra le società che
erogano servizi.
Il mercato d’elezione per i servizi offshore è
tradizionalmente quello indiano, che capitalizza il 90% del fatturato legato a
questa attività
e vanta un significativo numero di professionisti
preparati, anche se cominciano a salire alla ribalta nuove realtà, non così
geograficamente distanti, tanto da essere definite
“nearshore“.
Cina e Russia cominciano a
conquistarsi spazi, ma anche l’Irlanda e i Paesi dell’Europa
dell’Est
possono essere considerate delle alternative interessanti,
anche in virtù della vicinanza culturale, dei minori problemi linguistici
e, non ultimo, dei vantaggi rappresentati dal fuso orario.
Ma, come tutte le
cure, anche i servizi offshore hanno qualche controindicazione. Per questo
motivo, Gartner indica tre passaggi fondamentali da seguire, con l’obiettivo di
minimizzare i rischi.
In primo luogo Gartner suggerisce di
selezionare il Paese al quale rivolgersi, tenendo in considerazione
anche fattori quali il supporto governativo all’attività, la stabilità politica,
la disponibilità di risorse preparate e di infrastrutture, il numero e la
qualità dei laureati in ifnromatica, distanze linguistiche e culturali, livelli
di sicurezza e pirateria.
Solo dopo aver fatto questa operazione
preliminare si può passare alla selezione dell’operatore, sulla scorta di
valutazioni rispetto alla sua capacità operativa, alla qualità dei servizi, al
focus geografico e di mercato.
Infine, l’ultimo passaggio riguarda il
modello di outsourcing di cui si ha bisogno: dall’offshore
puro
, in voga qualche anno fa ma alla lunga insoddisfacente per i
problemi legatti alla comunicazione e alla gestione dei progetti, a un mix di
on site e di offshore, fino a una formula ancor più articolata
che prevede una mescolanza di servizi on site, on shore e
offshore
.
Quest’ultima sembra essere l’alternativa più matura, che
combina supporto locale con risorse offshore, ma richiede il massimo livello di
apertura e di disponibilità al lavoro in team.
Per i responsabili dei sistemi
informativi, però, ci sono altre considerazioni da fare. In primo luogo
l’esternalizzazione dei servizi It comporterà inevitabilmente degli esuberi
interni, con rischio di tagli, o per lo meno necessità di riallocazione di
risorse. In secondo luogo, non bisogna sottovalutare la capacità di gestire
l’attività, tenendo conto delle differenze non solo nei fusi orari, ma anche e
soprattutto nelle modalità di comunicazione.
In terzo luogo, varrà la pena
prendere in considerazione l’ipotesi di rivolgersi anche a fornitori diversi dai
tradizionali player indiani, in considerazione della crescente disponibilità di
alternative con un portafoglio di servizi interessanti.

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