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Perché il futuro della sicurezza IT è nel cloud

La crisi da Coronavirus ha fatto sì che il lavoro da remoto diventasse la nuova normalità, mettendo in luce l’importanza critica dei servizi cloud per mantenere attive le operazioni di business nelle condizioni attuali.

In realtà la pandemia ha solamente rafforzato un trend esistente: sempre più applicazioni, flussi di lavoro e interi processi di business, si stavano già spostando sul cloud e molti analisti predicono che anche la sicurezza seguirà la medesima strada.

Questo, tuttavia, solleva alcuni interrogativi su cui a riflettiamo con Aldo Amati, Lead Sales Engineer di Citrix prendendo come assunto che le aziende permettano ai propri dipendenti di lavorare ovunque si trovino, da casa o da qualsiasi altro luogo.

La resilienza delle operazioni di business implica sempre la resilienza delle pratiche di lavoro, per tutti coloro (dipendenti, collaboratori esterni o terze parti) che contribuiscono ai processi di ciascuna organizzazione.

Aldo Amati, Lead Sales Engineer di Citrix

Per molto tempo, osserva Amati, la resilienza non è stata una priorità nella definizione della strategia per il lavoro da remoto: le aziende lo utilizzavano soprattutto per velocizzare alcuni flussi di lavoro e migliorare la produttività, andando incontro alle esigenze di una parte dei dipendenti di conciliare lavoro e vita privata.

Ecco perché anche prima della crisi un crescente numero di utenti ha avuto accesso alle risorse aziendali da remoto, da casa, dagli hotel, dagli aeroporti o dai treni.

Sempre più spesso, le risorse aziendali a cui le persone accedono da remoto e gli stessi spazi di lavoro digitali sono situati nel cloud (almeno in parte) e il recente boom degli “uffici casalinghi” non ha fatto che amplificare questo trend: anche in Italia, l’adozione di una strategia multicloud è ormai consolidata, sia nel settore privato che in quello pubblico; lo scetticismo che negli scorsi anni ha accompagnato la sua diffusione è infatti ormai largamente superato e anche nel nostro Paese possiamo classificare come maturo il percorso cloud di moltissime realtà aziendali.

La sicurezza sarà basata su cloud

I principali analisti di mercato si aspettano che anche la sicurezza IT si sposti nel cloud e indicano questo fenomeno con l’acronimo SASE (Secure Access Service Edge).

L’acronimo indica la convergenza tra funzioni di network e di network security in piattaforme unificate e basate su logiche as-a-service, proprie del mondo cloud.

Le previsioni degli analisti, con alcune precisazioni, possono essere applicate anche all’Italia nonostante siano essenzialmente focalizzate sul mercato USA.

La situazione italiana, spiega Amati, è diversa da quella normalmente presa in esame dalle ricerche di mercato, a partire dal fatto che le aziende nel nostro Paese sono state tendenzialmente più prudenti in materia di cloud.

In secondo luogo i clienti considerati dagli studi dei principali analisti sono soprattutto grandi aziende mentre il tessuto economico italiano è formato in gran parte da piccole e medie imprese.

Ma nonostante tutto, e anche se molte aziende hanno impiegato diverso tempo per adottare l’integrazione di servizi in cloud, oggi il contesto è più maturo e questo potrebbe favorire una diffusione dei servizi di security basati su cloud più rapidamente rispetto a quanto avvenuto in passato.

Molti elementi costitutivi di un approccio Zero Trust (ad esempio l’accesso sicuro ai servizi in cloud o il monitoraggio continuo dei dispositivi) hanno un impatto diretto sul business, poiché la digitalizzazione dei processi fa sì che la sicurezza informatica sia sempre più determinante per la sicurezza dell’azienda tout court.

La strada verso il cloud, spiega Amati, ormai è tracciata, perché queste previsioni hanno una logica stringente: se sempre più applicazioni aziendali sono posizionate nel cloud, sarà anche necessario gestire su cloud la sicurezza delle informazioni in modo da poter sfruttare i vantaggi che questa tecnologia offre: agilità, scalabilità, e alta disponibilità.

Il trend generale, quindi, farà inevitabilmente da traino verso tecnologie di sicurezza cloud-based, perché per garantire la capacità di lavorare indipendentemente dalla location, dai dispositivi e per garantire l’accesso sicuro a qualsiasi tipologia di applicazione o dato è necessario utilizzare strumenti adeguati a proteggere le informazioni in questo nuovo scenario.

Ecco perché secondo Amati. ha senso progettare una strategia di lavoro da remoto che sia orientata verso un futuro su cloud e che includa tutte le necessarie funzioni di sicurezza.

È importante che sia lo spazio di lavoro digitale che gli elementi costitutivi della sua sicurezza possano convergere verso il mondo cloud, secondo i tempi e i modi dettati dal processo di digitalizzazione di ogni singola organizzazione.

Secondo Amati, quindi, spostare i servizi di sicurezza su cloud è un trend importante, soprattutto per le realtà che hanno già avviato un percorso di trasformazione dei propri servizi IT, allargando il perimetro oltre il confine dei propri data center e delle modalità di lavoro più tradizionali.

Se anticamente si diceva tutte le strade portano a Roma, oggi possiamo affermare che tutte le strade portano al cloud, compresa quella della per garantire la sicurezza delle informazioni – chiosa Amati – . Certo, le strade non sono più le vie lastricate degli antichi romani ma autostrade di dati a più corsie; il risultato è che ciascuna organizzazione può perseguire i propri obiettivi di digitalizzazione sulla corsia che preferisce e alla velocità che preferisce, a patto che abbia pianificato il suo viaggio attentamente, con piano d’azione ben ponderato e una strategia di sicurezza coerente con esso“.

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