Focus sulle partite Iva e le pmi per Monclick

Federica_RonchiÈ passato poco più di un anno da quella fine del mese di febbraio dello scorso anno, quando fu annunciata l’acquisizione di Monclick da parte di Project.
E in quest’anno molto è successo.
“È stato un anno intenso – racconta Federica Ronchi, direttore generale della società -. Avevamo sul tavolo progetti e scommesse importanti, a partire dalla migrazione completa rispetto a Esprinet e alla sua infrastruttura”.
Tecnicamente, si è trattato di creare una nuova struttura gestionale e una nuova infrastruttura, creando tutte le procedure che prima non c’erano, come tesoreria, personale, controllo di gestione. La migrazione del gestionale è stata completata alla fine dello scorso mese di febbraio, mentre per quanto riguarda l’infrastruttura, il completamento è avvenuto con la fine del mese di giugno.
“La grande scommessa – prosegue Ronchi – è stata mantenere il focus sul business, sul run rate e sui progetti di sviluppo, mentre portavamo a compimento queste migrazioni. Per altro, tutto è stato gestito internamente, perché è stata volontà di Project mantenere Monclick indipendente e autonomia sia da Esprinet sia dalla sua stessa struttura”.

Ma non è solo questione di organizzazione o di infrastruttura.
“La sfida è ed è stata la volontà di affrontare il mercato in un continuum dal B2C alla large enterprise, cercando di portare su Monclick le esperienze business di Project”.
Tutto questo partendo dall’offerta, che si è rafforzata sul fronte delle soluzioni It, composte di hardware e servizi, indirizzate in particolar modo alle Partite Iva. Si parla di installazione di pc, stampanti, software, servizi di backup, ad esempio con Kroll Ontrack, servizi di noleggio.
“Di fatto, il microbusiness diventa mercato centrale nella nostra strategia. Per questo il listino si è arricchito di prodotti professionali, così come sono cresciute relazioni con vendor che trattano il mondo professionale, da Lenovo a Dell”.

Nel giro di un anno, Monclick è passata da 50.000 a 65.000 prodotti a catalogo e l’ipotesi è di chiudere a 100.000 referenze con la fine dell’anno. “Sono entrati nella nostra offerta anche i prodotti che si trovano nei cataloghi di altri distributori, così come fornitori nuovi che abbiamo acquisito direttamente. Abbiamo registrato spazi di crescita consistente sui prodotti che guardano all’utente finale, ma nel contempo abbiamo individuato altri segmenti che vogliamo presidiare con più attenzione, come il settore audio, l’accessoristica sia per telefonia sia fotografia, il gaming. Il tutto con offerte competenti e credibili”.
Per quanto riguarda l’andamento del mercato, Ronchi, dopo aver sottolineato che il +30% registrato da Monclick anno su anno, con una chiusura 2014 superiore agli 80 milioni di euro, è comunque superiore alla media del mercato, evidenzia come la crescita non sia omogenea per tutte le categorie. “Cresciamo molto su quelle categorie che rappresentano il core business, quindi notebook, pc, monitor, componenti. Vanno bene anche le TV e soprattutto stiamo crescendo sul grande elettrodomestico, forti di una offerta più ampia rispetto al passato, grazie ad accordi diretti con tutti i produttori, e di un servizio a 360 gradi che comprende installazione e ritiro dell’usato”.

Per quanto riguarda l’It, Ronchi evidenzia come sia cambiato il panorama dell’offerta, con un’alternanza di brand anche sulla fascia del mercato.
“C’è sempre molto interesse quando facciamo offerte particolari, ma soprattutto registriamo un forte interesse su convertible e ultrabook, e su fasce di utenti, come i professionisti e i giocatori, che scelgono prodotti prestazionali per le loro necessità. Per questo abbiamo in media uno scontrino più alto del mercato”.
Se la telefonia è “poco dinamica”, eccezion fatta per l’accessoristica, sui wearable Monclick è al momento più attendista: “è un mercato interessante e potenzialmente infinito, ma non vediamo ancora una conversione importante in termini di venduto”.
Similmente non è core il mondo Apple, anche considerata la scarsa marginalità che garantisce al merchant.
Invece è un approccio molto più sistematico quello che porta oggi Monclick a guardare alle piccole e medie imprese.
“Abbiamo un database importante di partite Iva, che già rappresentano il 30 per cento delle nostre anagrafiche: su questo facciamo azioni costanti di profilazione e direct marketing. Non possiamo dimenticare che una partita Iva è anche un utente finale; spesso parliamo di un imprenditore che fa anche da ufficio acquisti per la sua azienda e vuole per primo avere un’idea del prodotto che cerca”.
Per intercettare questa domanda, Monclick ha definito campagne di attrazione del traffico su Google, baste sulle keyword, che rispondono alle ricerche delle partite Iva.
“A queste azioni si aggiungono le attività di content management sul sito, per creare contenuti ad hoc per il mondo delle imprese. Nelle stesse schede prodotto abbiamo introdotto una tab specifica, denominata “utilizzo per aziende”, che evidenzia la specificità di un determinato prodotto in ambito aziendale”.
Tra i servizi in fase di lancio, anche una sorta di configuratore, in forma di questionario guidato sulle esigenze dell’utente, per arrivare a identificare il prodotto o la soluzione che più vi rispondano.

“Oggi siamo una realtà molto rappresentativa dei brand e del mercato. Sappiamo di muoverci in uno scenario non semplice, ma nel contempo sempre più conosciuto. Uno scenario nel quale diminuiscono i player mentre le regole si fanno più chiare e le crescite che registriamo in termini di visitatori, di ordini e di fatturato ci confermano che siamo sulla strada giusta. Oggi ci siamo strutturati per fare il salto, allargando il merceologico, allargando il target di utenti, allargando la geografia ad altri Paesi, al di fuori di Italia e Francia”, conclude Ronchi.

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