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FaceApp e la privacy: il commento dell’avvocato

Il recente FaceApp Challenge, che ha spinto e sta spingendo molte persone a invecchiare una propria immagine utilizzando i filtri della app FaceApp creata due anni fa dalla società russa Wireless Lab, sta spingendo a una riflessione di carattere normativo.

In una nota l’avvocato Marco Martorana, esperto di protezione dei dati personali e Presidente dell’associazione Assodata, asserisce che i tratti del viso vengono processati da un sistema di intelligenza artificiale e “considerando l’uso che può essere fatto dei dati biometrici, basti pensare ai sistemi di autenticazione basati sul riconoscimento facciale, si capisce che questi dati sono preziosi”.

La fenomenologia del FaceApp Challenge induce Martorana a osservare come oggi manchi la consapevolezza della protezione dei dati e dei rischi a cui si va incontro se le tecnologie non sono in linea con le tutele previste per legge.

L’avvocato Marco Martorana

Il Gdpr – dice Martorana – sancisce alcuni pilastri: protezione dei dati sin dalla progettazione, responsabilità del Titolare del trattamento, garanzia dei diritti fondamentali degli interessati. Principi che purtroppo possono non trovare applicazione in Paesi Extra UE, e in cui in cui l’utente può non avere gli stessi diritti e le stesse tutele previste dalla legge locale”.

FaceApp e il Gdpr

A proposito di Gdpr, l’avvocato Martorana ha analizzato la privacy policy di FaceApp, per scoprire che non è indicato il Titolare del trattamento, non si fa riferimento ai diritti riconosciuti agli interessati che utilizzano l’applicazione (conoscere i dati che il titolare tratta, chiederne la modifica, la cancellazione), le finalità del trattamento sono espresse in modo vago e generico e viene comunicato che ai dati dell’utente potranno accedere anche le società affiliate, senza indicare con precisione i motivi. In particolare si legge che i dati potranno essere dalle stesse utilizzate per migliorare i loro servizi, senza spiegare che servizi siano.

L’avvocato Martorana spiega che chi usa l’applicazione concede a “FaceApp una licenza perpetua, irrevocabile, non esclusiva, esente da diritti, a livello mondiale, trasferibile per utilizzare, riprodurre, modificare, adattare, pubblicare, tradurre, creare opere derivate da, distribuire, eseguire pubblicamente e mostrare sul contenuto dell’utente, ossia le immagini che vengono caricate, e qualsiasi nome, nome utente o immagine forniti in relazione al contenuto dell’utente in tutti i formati e canali multimediali ora conosciuti o successivamente sviluppati, senza alcun compenso”.

Di fatto, riassume l’avvocato, “Da ciò che si legge pare che l’utente rischi di perdere irrevocabilmente e in modo gratuito ogni controllo sui suoi dati” in quanto “utilizzando i servizi, l’utente accetta che il Contenuto dell’utente cioè le immagini che vengono caricate possa essere utilizzato a fini commerciali. L’utente riconosce inoltre che l’utilizzo da parte di FaceApp dei Contenuti dell’utente a fini commerciali non comporterà alcun pregiudizio nei confronti dell’utente o di qualsiasi persona che abbia autorizzato ad agire per suo conto”.

Da una lettura dei termini di utilizzo, parrebbe ipotizzabile la circostanza che la nostra immagine possa essere utilizzata per la pubblicizzazione di qualsiasi tipologia di prodotto o servizio eventualmente anche contrario alle nostre preferenze, abitudini, credenze, attitudini o alla nostra etica personale, il tutto senza la garanzia di un esercizio dei nostri diritti alla protezione dei dati personali come sanciti dal Gdpr”, spiega l’avvocato Martorana.

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