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Elusione fiscale: Apple si accorda con l’Agenzia delle Entrate

In questi anni il tema dell’elusione fiscale da parte delle multinazionali è stato spesso al centro dell’attenzione delle cronache, nonché oggetto di analisi e azioni specifiche da parte degli organismi di controllo sovranazionali, quello dell’Unione Europea in particolare.

Sotto i riflettori i comportamenti di aziende del calibro di Amazon, Apple, Google, accusate di “esterovestizione”, ovvero di aver fissato la loro residenza fiscale in Paesi con regimi fiscali più vantaggiosi, pur svolgendo la loro attività e generando fatturato e utili in Italia.

Un tema critico, sul quale è più volte intervenuta anche l’Unione Europea, che dal 2011 è impegnata – finora senza successo – a dar vita a una riforma della tassazione societaria introducendo la cosiddetta CCCTB, Common Consolidated Corporate Tax Base, ovvero una “base imponibile consolidata comune” dalla quale dovrebbe derivare una forma di armonizzazione dei livelli di tassazione previsti per le società che operano in più Paesi.
Dopo quattro anni di stallo, la CCCTB dovrebbe tornare nell’agenda della Commissione all’inizio del 2016.

Nel frattempo – ed è questa la notizia di cronaca – secondo quanto riferisce in queste ore Repubblica, Apple avrebbe deciso di versare all’Agenzia delle Entrate italiana una somma di 318 milioni di euro, che servirebbe a sanare l’addebito di “omessa dichiarazione dei redditi” per il periodo 2008-2013.

La transazione sarebbe dunque l’esito materiale di un accordo raggiunto tra le parti: da un lato l’Agenzia delle Entrate, che la scorsa primavera aveva fatto pervenire gli avvisi di garanzia firmati dal procuratore aggiunto Francesco Greco e il PM Adriano Scuderi all’amministratore delegato della società in Italia, Enzo Biagini, al direttore finanziario Mauro Cardaio e al responsabile di Apple Sales International, con sede in Irlanda, Michael O’Sullivan, dall’altro il pool di legali che difende Apple.

Un primo passo, certo, che potrebbe tuttavia costituire un procedente sia per la posizione di Apple negli altri Paesi che le muovono analoghe accuse, sia per quella delle altre multinazionali presenti in Italia.

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